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I combattenti per il Kossovo finanziati dalla criminalità organizzata

di Michel Chossudovsky *   da: triburibelli

Sbandierata dai media come una missione umanitaria per mantenere la pace i bombardamenti spietati della Nato su Belgrado e Pristina vanno molta al di là della violazione del diritto internazionale. Mentre Slobodan Milosevic è demonizzato, ritratto come un dittatore senza rimorsi, l’UCK, l'esercito di liberazione del Kosovo (KLA) è innalzato come a movimento nazionalista in lotta per i diritti degli Albanesi. La verità è che il KLA è sostenuto dal crimine organizzato con la tacita approvazione degli Stati Uniti e dei loro alleati.

Seguendo un disegno delineato durante la guerra in Bosnia l’opinione pubblica è stata accuratamente ingannata. Il narcotraffico multimiliardario dei Balcani ha giocato un ruolo cruciale nel "finanziare il conflitto" in Kosovo in accordo con gli obiettivi economici strategici e militari dell’ occidente. Come ampiamente documentato dagli archivi di polizia europei, riconosciuto da numerosi studi i collegamenti del KLA con il crimine organizzato in Albania, Turchia e Unione Europea è noto ai governi occidentali e ai servizi segreti sino dalla metà degli anni ’90.

"…il finanziamento della guerriglia in Kosovo pone questione. Se l’occidente debba sostenere un esercito di guerriglieri che è finanziato in parte dal crimine organizzato."[1]

Mentre i leaders del KLA stringevano le mani al Segretario di Stato statunitense Madeleine Albright a Rambouillet, l’Europol (l’Organizzazione di Polizia Europea) stava "preparando un rapporto per i Ministri Europei degli Interni e della giustizia sui rapporti fra il KLA e le bande della droga Albanesi".[2] Nel frattempo l’esercito ribelle è stato abilmente sbandierato dai media (nei mesi precedenti i bombardanti Nato) come rappresentante largamente riconosciuto degli interessi degli Albanesi del Kosovo.

Mentre il leader del KLA Hashim Thaci (un "combattente per la libertà" di 29 anni) si designava come capo negoziatore a Rambouillet, il KLA è diventato il timoniere del processo di pace in favore della maggioranza Albanese e ciò nonostante i suoi collegamenti con i traffici di droga. L’Occidente faceva affidamento sui suoi burattini del KLA per timbrare un accordo che avrebbe trasformato il Kosovo in un territorio occupato sotto l’amministrazione occidentale.

Ironicam,ente Robert Gelbard, inviato speciale in Bosnia aveva descritto l’ anno scorso il KLA come "terroristi". Christopher Hill, il capo negoziatore americano e architetto degli accordi di Rambouillet "è stato un forte critico del KLA per le sue provate connessioni con i traffici di droga."[3] Inoltre solo due mesi prima di Rambouillet il Dipartimento di Stato Americano aveva riconosciuto il ruolo del KLA nel terrorizzare e mettere in fuga gli Albanesi:

 

"…il KLA bersaglia o rapisce chiunque venga alla polizia, …membri del KLA hanno minacciato di uccidere abitanti di villaggi e di bruciare le loro case in caso di un rifiuto ad unirsi al KLA [un processo che è continuato fino ai bombardamento della Nato] …le molestie del KLA hanno raggiunto una tale intensità che i residenti dei sei villaggi nella regione di Stimlje sono ‘pronti a fuggire’."[4]

Mentre sostiene un "movimento per la libertà" legato a traffici di droga, l’ Occidente sembra anche deciso a scavalcare il Partito Democratico del Kosovo e il suo leader Ibrahim Rugova che è intervenuto per la fine dei bombardamenti e ha espresso il suo desiderio per negoziare un accordo pacifico con le autorità jugoslave.[5] E’ opportuno ricordare che pochi giorni prima della sua conferenza stampa del 31 Marzo, Rougova era stato dato per ucciso dai Serbi da fonti del KLA.

 

Finanziamenti nascosti dei "combattenti per la libertà"

 

Ricordate Oliver North e i Contras? La strategia in Kosovo è simile a quella in altre operazioni nascoste della CIA in Centro America, Haiti e Afganistan dove "i combattenti per la libertà" erano finanziati attraverso il riciclaggio di denaro del narcotraffico. Fino dagli inizi della guerra fredda, i servizi segreti occidentali avevano sviluppato delle complesse relazioni con i traffici illegali di droga. Caso dopo caso il denaro sparo riciclato nel sistema bancario internazionale ha finanziato operazioni nascoste.

Secondo l’autore Alfred McCoy, la strategia dei finanziamenti nascosti fu delineata nella guerra di Indocina. Negli anni ’60, l’esercito di Meo in Laos fu fondato coi traffici di droga come parte della strategia militare di Washington contro le forze alleate del governo neutrale del Principe Souvanna Phouma e del Pathet Lao.[6]

Il disegno delle politiche di droga delineate in Indocina da allora è stato applicato in Centro America e nei Caraibi. "La curva crescente delle importazioni di cocaina negli USA", scriveva il giornalista John Dinges "ha seguito quasi esattamente il flusso di armi e di consiglieri militari dagli USA al Centro America".[7]

I militari in Guatemala e ad Haiti, che provatamente ricevevano aiuti nascosti dalla CIA, erano coinvolti nei traffici di droga nel sud della Florida. E come rivelato dagli scandali dell’Iran-Contra e della Bank of Commerce and Credit International (BCCI), c’era una forte evidenza che le operazioni segrete erano finanziate attraverso il riciclaggio del denaro del narcotraffico. Il "denaro sporco" riciclato attraverso il sistema bancario – spesso attraverso una compagnia anonima di copertura - divenne "denaro nascosto", usato per finanziare vari gruppi ribelli e movimenti di guerriglia inclusi i Contras del Nicaragua e i Mujahadeen afgani. Secondo un rapporto del Time Magazine del 1991:

 

"Poiché gli USA volevano fornire ai ribelli Mujahadeen in Afganistan missili stinger e altro materiale militare c’era il bisogno della piena collaborazione del Pakistan. Dalla metà degli anni ’80 il distaccamento della CIA a Islamabad fu una delle più grandi sedi di servizi segreti al mondo. ‘Se lo scandalo BCCI è un così forte imbarazzo per gli USA che indagini dirette non sono state condotte, ciò ha molto a che fare con il tacito via libera che gli USA diedero ai trafficanti di eroina in Pakistan’, disse un agente segreto degli USA."[8]

 

America e Germania si stringono le mani

Dalla metà degli anni ’90, Bonn e Washington si sono aiutate nello stabilire le loro rispettive sfere di influenza nei Balcani. Anche i loro servizi segreti hanno collaborato. Secondo l’analista John Whitley, dei servizi segreti, il supporto nascosto all’esercito ribelle è stato stabilito come sforzo congiunto fra CIA e la tedesca Bundes Nachrichten Dienst (BND), che precedentemente aveva giocato un ruolo chiave nell’installare un governo di destra sotto Franjo Tudjman in Croazia[9]. Il compito di creare e finanziare il KLA era inizialmente della Germania: "Usavano uniformi tedesche armi della Germania Est ed erano finanziate in parte con il denaro della droga."[10] Secondo Whitley, la CIA ebbe in seguito il compito di addestrare il KLA in Albania.[11]

Le attività nascoste della tedesca BND erano in linea con l’intento di Bonn di espandere la sua "Lebensraum" nei Balcani. Prima dell’avvio della guerra civile in Bosnia la Germania ed il suo Ministro degli Esteri Genscher avevano attivamente supportato la secessione; essa aveva "forzato il passo della diplomazia internazionale" e fatto pressione sui suoi alleati occidentali per riconoscere la Slovenia e la Croazia. Secondo il Geopolitical Drug Watch, sia la Germania che gli USA erano favorevoli anche se non ufficialmente la formazione di una "Grande Albania" che comprendesse Albania, Kosovo e parte della Macedonia.[12] Secondo Sean Gervasi, la Germania stava cercando un aiuto fra i suoi alleati "per raggiungere un ruolo economicamente dominante nella Mitteleuropa."[13]

Il fondamentalismo islamico in supporto del KLA

L’agenda segreta di Bonn e Washington consisteva nel supportare i movimenti nazionalisti di liberazione in Bosnia e Kosovo con l’obiettivo finale di destabilizzare la Jugoslavia. L’ultimo obiettivo fu anche portato avanti chiudendo un occhio al flusso di mercenari i supporto finanziario da organizzazioni del fondamentalismo islamico.

Mercenari finanziati dall’Arabia Saudita e dal Kuwait avevano combattuto in Bosnia.[15] E la procedura bosniaca fu replicata in Kosovo: è stato riferito che mercenari Mujahadeen di varie nazioni islamiche hanno combattuto a fianco del KLA in Kosovo. Istruttori tedeschi, turchi e afgani hanno addestrato il KLA in tattiche di guerriglia e di diversione.[16]

Secondo un rapporto del Deutsche Press-Agentur, il supporto finanziario dei paesi islamici al KLA era stato canalizzato attraverso il precedente capo albanese del National Information Service (NIS), Bashkim Gazidede.[17] "Gazidede è documentato essere un devoto Moslem che fuggì dall’Albania nel marzo del ’97 è al momento [1998] indagato per i suoi contatti con organizzazioni terroristiche islamiche."[18]

Le vie di supporto per armare il KLA sono i confini impervi e montagnosi dell’Albania con il Kosovo e la Macedonia. L’Albania ha anche un ruolo cruciale nel transito di droghe nei Balcani che rifornisce di eroina l’ Europa Occidentale. Il 75% dell’eroina che entra nell’Europa Occidentale proviene dalla Turchia. E una gran parte delle spedizioni di droga dalla Turchia transita dai Balcani. Secondo la DEA statunitense "è stimato che 4-6 tonnellate di eroina lasciano ogni mese la Turchia con destinazione l’Europa Occidentale, attraverso i Balcani."[19] Un recente rapporto della Federal Criminal Agency tedesca "gli Albanesi sono il gruppo più emergente nella distribuzione di eroina nei paesi consumatori occidentali."[20]

Il riciclaggio di denaro sporco

Per fiorire, le organizzazioni criminali implicate nei traffici di narcotici nei Balcani hanno bisogno di aiuti altolocati. Le bande del contrabbando con provati collegamenti allo Stato Turco sono imputate del traffico di eroina attraverso i Balcani "cooperando attivamente con altri gruppi con cui hanno legami politici e religiosi, inclusi gruppi criminali in Albania e Kosovo."[21] In questo nuovo ambiente finanziario globale potenti lobbies politiche nascoste connesse con il crimine organizzato coltivano collegamenti con prominenti figure politiche e agenti delle istituzioni militari e dei servizi segreti.

Il commercio di droghe usa rispettabili banche per riciclare larghe quantità di denaro sporco. Mentre sono dispensate da operazioni di contrabbando, i potenti interessi delle banche in Turchia ma principalmente quelli nei centri finanziari dell’Europa Occidentale discretamente collezionano grasse commissioni in operazioni di riciclaggio che ammontano a svariati miliardi di dollari. Questi interessi sono un grande sostegno nell’assicurare un passaggio sicuro delle spedizioni di droga nei mercati dell’Europa Occidentale.

The Albanian Connection

Le armi di contrabbando dall’Albania al Kosovo ed alla Macedonia cominciarono ad arrivare all’inizio del ’92, quando il partito democratico venne al potere guidato dal Presidente Sali Berisha. Una larga economia sotterranea e un commercio incrociato si sviluppò. Una triangolazione di petrolio, armi e droga si sviluppò largamente come risultato dell’embargo imposto dalla comunità internazionale a Serbia e Montenegro e del blocco applicato dalla Grecia contro la Macedonia.

L’industria e l’agricoltura in Kosovo arrivarono alla bancarotta in seguito alla letale "medicina economica" dell’IMF imposta a Belgrado nel 1990. L’ embargo fu imposto alla Jugoslavia. Gli Albanesi e i Serbi furono ridotti ad una povertà abissale. Il collasso economico creò un ambiente che favorì lo sviluppo di traffici illeciti. In Kosovo, il tasso di disoccupazione aumentò fino al 70% (secondo fonti occidentali).

La povertà ed il collasso economico servirono ad esacerbare le tensioni etniche in ebollizione. Migliaia di giovani disoccupati di una popolazione impoverita furono trascinati nei ranghi del KLA.[22]

Nella vicina Albania, le riforme in favore del libero mercato adottate fin dal ’92 crearono condizioni che favorirono la commistione delle istituzioni statali in attività criminali. Il denaro della droga fu anche riciclato nelle piramidi albanesi (ponzi schemes) che lievitarono durante il governo del Presidente Sali Berisha (92-97).[23] Questi fondi di investimento furono una parte integrale delle riforme economiche imposte dai creditori occidentali all’Albania.

I baroni della droga in Kosovo, Albania e Macedonia (con collegamenti alla mafia italiana) divennero le nuove élite economiche, spesso associate a interessi affaristici in occidente. A turno i guadagni finanziari del traffico di droga e armi erano riciclati in attività illegali (e viceversa) incluso un vasto racket della prostituzione fra Albania e Italia. Gruppi criminali albanesi operanti a Milano "son diventati così potenti nel racket della prostituzione da scalzare i calabresi in potenza e influenza."[24]

L’applicazione della "forte medicina economica" sotto la guida delle istituzioni Bretton Woods basate su Washington contribuì a distruggere il sistema bancario albanese e a portare al collasso l’economia albanese. Il caos risultante permise alle multinazionali americane ed europee di posizionarsi favorevolmente. Parecchie compagnie petrolifere occidentali incluse Occidental, Shell e British Petroleum puntarono i loro occhi sugli abbondanti ed inesplorati depositi di petrolio in Albania. Gli investitori occidentali mirarono anche alle ricche riserve di cromo, rame, oro, nichel e platino… . La Adenauer Foundation praticò azioni di lobbie a vantaggio degli interessi minerari tedeschi.[25]

Il Ministro della difesa del Governo Berisha, Safet Zoulali, (coinvolto nel commercio illegale di petrolio e droga) fu l’architetto dell’accordo con la tedesca Preussag (che prese il controllo delle miniere di cromo albanesi) contro il consorzio americano della Macalloy Inc. in associazione con la Rio Tinto Zimbabwe (RTZ).[26]

Grandi quantità di narcodollari furono anche riciclati con programmi di privatizzazione che portarono all’acquisizione di proprietà statali da parte della mafia. In Albania il programma di privatizzazione portò allo sviluppo di una classe di proprietari fermamente rivolta al libero mercato. Nel nord dell’Albania questa classe operava in associazione con le famiglie Guegue legate al Partito Democratico.

Controllata dal Partito Democratico sotto la presidenza di Sali Berisha (‘92-‘97), la più grande "piramide" finanziaria dell’Albania, la VEFA Holding, fu creata dalle famiglie Guegue del nord dell’Albania con il supporto di interessi finanziari occidentali. La VEFA fu sotto indagine in Italia nel 1997 per i suoi legami con la mafia che sicuramente usò la VEFA per riciclare grandi quantità di denaro sporco.[27]

Secondo un rapporto giornalistico basato su fonti dell’intelligence, membri del Governo albanese durante la presidenza di Sali Berisha, inclusi membri del Gabinetto e membri della polizia segreta SHIK, furono coinvolti nel traffico di droga e armi in Kosovo:

(…) le prove sono molto serie. Droga, armi, contrabbando di sigarette sono tutte state manipolate da compagnie apertamente guidate dal Partito Democratico, che guida l’Albania. Nel corso del ’96 il Ministro della Difesa, Safet Zoulali usò il suo ufficio per facilitare il trasporto di armi, petrolio e sigarette di contrabbando. (…) I baroni della droga del Kosovo operano in Albania con l’impunità, e molti dei trasporti di eroina ed altre droghe attraverso l’Albania, della Macedonia e Grecia, verso l’Italia sono, secondo i sospetti, organizzati dalla SHIK, la polizia segreta di stato (…). Gli agenti dell’intelligence sono convinti che le redini del comando del racket sono tenute dall’alto e non hanno nessuna esitazione di nominare ministri nei loro rapporti.[28]

Il traffico di narcotici e armi fu lasciato prosperare nonostante la presenza sin dal ’93 di un largo contingente di truppe americane al confine albanese-macedone con il mandato di controllare l’embargo. L’occidente aveva chiuso un occhio. I guadagni del petrolio e della droga furono usati per finanziare l’acquisto di armi (spesso nei termini di baratto diretto): "consegne di petrolio alla Macedonia (violando l’embargo greco [‘92-‘93]) possono essere usate per coprire il traffico di eroina come pure la fornitura di Kalachnikov ai fratelli albanesi in Kosovo".[29]

I clan tribali del nord svilupparono anche collegamenti con le organizzazioni criminali in Italia.[30] A turno gli ultimi giocarono un ruolo chiave nel contrabbando di armi attraverso l’Adriatico nei porti albanesi di Durazzo e Valona. Alla fine del ’92, le armi portate in Kosovo erano principalmente armi leggere inclusi Kalachnikov, AK-47, mitragliatrici RPK e PPK, mitragliatrici pesanti calibro 12,7, ecc. .

I vantaggi del traffico di narcotici hanno permesso al KLA di sviluppare rapidamente una forza di circa 30.000 uomini. Più recentemente il KLA ha acquistato armamenti più sofisticati. Secondo Belgrado, alcuni dei fondi sono arrivati direttamente dalla CIA "incanalati attraverso un cosiddetto ‘Governo del Kosovo’ con sede in Svizzera. Il suo ufficio a Washington impiega Ruder Finn, noto per le sue calunnie contro il Governo di Belgrado."[31]

Il KLA ha anche acquistato materiale elettronico che gli dà la capacità di ricevere informazioni della Nato via satellite, concernenti i movimenti dell ’esercito jugoslavo. Il campo di addestramento del KLA in Albania è conosciuto per "concentrarsi sull’addestramento all’uso di armamenti pesanti – lancia granate, cannoni di medio calibro, uso di carri armati, come anche all’uso di apparecchi di comunicazione, al comando ed al controllo".[32]

Queste ingenti consegne di armi all’esercito ribelle del Kosovo furono in accordo con gli obiettivi geopolitici occidentali. Non a sorpresa, c’è stato un silenzio totale dei media internazionali riguardo al traffico di armi e droga in Kosovo. Secondo le parole di un rapporto del 1994 del Geopolitical Drug Watch: "Il traffico è fondamentalmente giudicato in base alle sue implicazioni geostrategiche (…) In Kosovo, il traffico di droga e armi sta alimentando speranze e paure geopolitiche."[33]

Il destino del Kosovo è già stato attentamente tracciato prima della firma del trattato di Dayton del ’95. La Nato ha celebrato un matrimonio di convenienza con la mafia. Sono stati creati i ‘combattenti per la libertà’, il traffico di droga ha permesso a Washington e Bonn di finanziare il conflitto in Kosovo con l’obiettivo finale di destabilizzare il Governo di Belgrado e ricolonizzare completamente i Balcani. Il frutto è la distruzione di un intero paese. I governi occidentali che hanno partecipato alle operazioni della Nato portano un pesante fardello di responsabilità per le morti di civili, l’impoverimento delle popolazioni albanese e serba e la situazione di tutti quelli che sono stati brutalmente sradicati da città e villaggi in Kosovo come risultato dei bombardamenti.

  NOTES

  • 1. Roger Boyes and Eske Wright, Drugs Money Linked to the Kosovo Rebels The Times, London, Monday, March 24, 1999.

  • 2. Ibid.

  • 3. Philip Smucker and Tim Butcher, "Shifting stance over KLA has betrayed' Albanians", Daily Telegraph, London, 6 April 1999

  • 4. KDOM Daily Report, released by the Bureau of European and Canadian Affairs, Office of South Central European Affairs, U.S. Department of State, Washington, DC, December 21, 1998; Compiled by EUR/SCE (202-647-4850) from daily reports of the U.S. element of the Kosovo Diplomatic Observer Mission, December 21, 1998.

  • 5. "Rugova, sous protection serbe appelle a l'arret des raides", Le Devoir, Montreal, 1 April 1999.

  • 6. See Alfred W. McCoy, The Politics of Heroin in Southeast Asia Harper and Row, New York, 1972.

  • 7. See John Dinges, Our Man in Panama, The Shrewd Rise and Brutal Fall of Manuel Noriega, Times Books, New York, 1991.

  • 8. "The Dirtiest Bank of All," Time, July 29, 1991, p. 22.

  • 9. Truth in Media, Phoenix, 2 April, 1999; see also Michel Collon, Poker Menteur, editions EPO, Brussels, 1997.

  • 10. Quoted in Truth in Media, Phoenix, 2 April, 1999).

  • 11. Ibid.

  • 12. Geopolitical Drug Watch, No 32, June 1994, p. 4

  • 13. Sean Gervasi, "Germany, US and the Yugoslav Crisis", Covert Action Quarterly, No. 43, Winter 1992-93).

  • 14. See Daily Telegraph, 29 December 1993.

  • 15. For further details see Michel Collon, Poker Menteur, editions EPO, Brussels, 1997, p. 288.

  • 16. Truth in Media, Kosovo in Crisis, Phoenix, 2 April 1999.

  • 17. Deutsche Presse-Agentur, March 13, 1998.

  • 18. Ibid.

  • 19. Daily News, Ankara, 5 March 1997.

  • 20. Quoted in Boyes and Wright, op cit.

  • 21. ANA, Athens, 28 January 1997, see also Turkish Daily News, 29 January 1997.

  • 22. Brian Murphy, KLA Volunteers Lack Experience, The Associated Press, 5 April 1999.

  • 23. See Geopolitical Drug Watch, No. 35, 1994, p. 3, see also Barry James, In Balkans, Arms for Drugs, The International Herald Tribune Paris, June 6, 1994.

  • 24. The Guardian, 25 March 1997.

  • 25. For further details see Michel Chossudovsky, La crisi albanese, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1998.

  • 26. Ibid.

  • 27. Andrew Gumbel, The Gangster Regime We Fund, The Independent, February 14, 1997, p. 15.

  • 28. Ibid.

  • 29. Geopolitical Drug Watch, No. 35, 1994, p. 3.

  • 30. Geopolitical Drug Watch, No 66, p. 4.

  • 31. Quoted in Workers' World, May 7, 1998.

  • 32. See Government of Yugoslavia at http://www.gov.yu/terrorism/terroristcamps.html.

  • 33. Geopolitical Drug Watch, No 32, June 1994, p. 4.

 


Michel Chossudovsky

Professor of Economics at the University of Ottawa and author of The Globalization of Poverty, Impacts of IMF and World Bank Reforms, Third World Network, Penang and Zed Books, London, 1997.

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