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LSD

 

Cenni Storici e tipi di droghe     di Costantino Tomasin

 

Un discorso a parte lo merita la sostanza che è stata simbolo della rivoluzione psichedelica degli anni Sessanta e Settanta: l'acido lisergico o Lsd. Samorini spiega che si tratta di una droga semisintetica estratta da un fungo chiamato ergot o sclerozio, scoperta da Albert Hoffman nel 1943. Egli creò il Delisyd che venne regalato da Sandoz ai psicoterapeuti di tutto il mondo i quali lo usarono con successo per terapie su persone affette da svariate patologie psichiche (manie suicide in particolare, cfr.Samorini,1998). L'enorme potenziale di questa droga non passò inosservato alla Cia, riferisce Escohotado, che decise di usarlo per scoprire i filocomunisti all'interno delle forze armate. Venne così avviato il progetto "Mk-ultra" inserito nel quadro generale degli agenti bellici non convenzionali. La ricerca fu incentivata con l'istituzione di fondazioni e borse di studio per diversi psichiatri americani. Ben presto però ci si rese conto che chi lo utilizzava lo faceva più per gusto che per ricerca. Quando poi gli psichiatri guidati da H. Abramson definirono l'effetto come "turbamento fondamentalmente gioioso. Chi ne fa uso apprezza l'esperienza" fu evidente l'inutilità per fini bellici o di spionaggio (cfr.Eschotado,1997).
Ma se alla Cia Lsd non interessava più, la stessa cosa non si può dire per la società civile. Samorini collega la diffusione di queste sostanze ad una serie di eventi socioculturali. Nel 1954 infatti al grande pubblico arriverà il testo chiave della cultura psichedelica (dal greco psiche e delos "ampliamento della mente") "Le porte della percezione" di Aldous Huxley il quale raccontava le esperienze visionarie che la mescalina e poi Lsd potevano far provare. Egli proponeva di utilizzare queste droghe "per scoprire nuove fonti di energia orientate a vincere l'inerzia sociale e psicologica". Intorno ad Huxley si formerà presto una schiera di letterati e il suo pensiero verrà dibattuto nelle grandi università americane. Contemporaneamente l'uso degli allucinogeni si diffonde tra il pubblico. All'inizio degli anni '60 non vi sono restrizioni al loro commercio e circa 35.000 americani vengono trattati con Lsd. Tra i pazienti più illustri l'attore Cary Grant e il senatore Robert Kennedy. Già nel 1959 comunque la polizia stava indagando su questo fenomeno ed in particolare l'attenzione era rivolta alle comunità della West Coast, da cui successivamente la psichedelia si diffonderà in tutto il mondo soprattutto attraverso la musica dei Jefferson Airplane e dei Grateful Dead, il cui leader Jerry Garcia (insieme a John Lennon) sarà considerato un altro dei profeti del culto psichedelico (Samorini,1998).
A livello accademico, riferisce Samorini, l'apogeo dell'Lsd viene celebrato addirittura ad Harward dove lo psicologo Timothy Leary avvia lo "Psilocybin Project" all'interno del Centro di ricerche sulla personalità. Uno dei suoi esperimenti consistette nel sommministrare psilocibina (sostanza allucinogena con effetti simili a quelli dell'Lsd) a 175 persone sane e di diversa estrazione sociale. Il 90% di essi volle riprovare l'esperienza. L'esperimento più curioso fu però quello di far provare l'allucinogeno a 34 carcerati per rapine e omicidi. I soggetti iniziarono a parlare tra di loro dell'amore, dell'estasi e della generosità di spirito. A quel punto però all'interno di Harward si diffuse una certa preoccupazione. Le giacenze del farmaco vennero poste sotto controllo e l'uso venne permesso solo dopo approvazione di una speciale commissione. La situazione si complicò ulteriormente quando nella sperimentazione venne introdotto l’Lsd. I racconti dei soggetti esaminati non si incentravano più ora sull'amore ma sulla morte e sulla resurrezione (Samorini,1998). Secondo Escohotado questo era un tema troppo caro alla religione perchè non ci fosse qualcuno che decidesse di ostacolare Leary. Nella primavera del '63 i fatti degenerarono; di fronte alla riluttanza dell'autorità accademiche di continuare con il progetto, Leary volle fare di testa sua e iniziò esperimenti senza la supervisione di un medico. Tale atteggiamento in breve tempo gli costò il posto di lavoro. La sua notorietà però era ormai al culmine. Studenti e contestatori erano attenti lettori dei suoi libri e il suo nome si legò sempre di più ai movimenti di protesta. Nel 1966 venne arrestato con un chilogrammo di marijuana e condannato a 30 anni di carcere.
Il tribunale texano che lo aveva condannato, a seguito della sua attività, che continuò anche da dentro il carcere, lo accusò poi di essere uno dei principali responsabili del traffico di marijuana nel paese e chiese per lui una condanna all'ergastolo. Leary a quel punto diventò per molti un martire del sistema (lui sostenne sempre di essere stato incastrato). Con la fine degli anni '70 anche la moda della psichedelia passò e Lsd da allora è stato accantonato e sostituito da altre droghe sintetiche e meno pure (cfr.Samorini,1998).
A conclusione di questo capitolo verrà ricostruita quella che è la guerra che a livello istituzionale è stata portata avanti nel corso del ‘Novecento. Il confronto tra proibizionisti e antiproibizionisti sul tema della legalizzazione della droga ha, secondo Arnao, le sue radici all'inizio del secolo quando furono riscontrati i primi casi di evidente tossicodipendenza. Verso il 1900 comunque tutte le droghe conosciute sono disponibili in farmacia e in drogheria. Questo accade a livello mondiale dall'America, all'Asia, all'Europa. La pubblicità che accompagna questi prodotti è tanto libera e intensa quanto quella di altri prodotti in commercio. Ci sono senza dubbio dipendenti da oppio, morfina ed eroina, ma il fenomeno nel suo insieme richiama poco l'attenzione dei giornali o delle riviste e per niente quella dei giudici e della polizia. Non è ancora insomma argomento giuridico, etico o sociale (cfr.Arnao,1990). Szasz sostiene che ci sono tuttavia voci di protesta soprattutto in America, convinte che la libertà imperante sia un problema che tenderà a peggiorare in modo catastrofico. L'uso di sostanze psicoattive è già considerato un vizio "criminale" e viene collegato alle immigrazioni di massa nelle città (cfr.Szasz,1982). Principali sostenitori di questa prospettiva di analisi sono i puritani che durante la Conferenza missionaria mondiale del 1900 appoggiati dal futuro presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt lanciano un "crociata civilizzatrice internazionale contro le bevande e le droghe"(cfr.Averni,1999 pag28)
Le origini del diritto della droga sono, secondo Santino e La Fiura, un complesso di norme internazionali e risalgono alla conferenza internazionale sull'oppio di Shanghai del 1909. Presieduta da monsignor Brent arcivescovo di Manila e fervente proibizionista, essa riuniva le delegazioni di diversi Paesi. Vi erano interessi contrapposti tra chi come Cina e Stati Uniti volevano la totale proibizione del commercio di oppio e chi come gli stati Europei (Inghilterra in testa) voleva continuare a portare avanti i propri interessi commerciali nel settore. Alla fine di questa conferenza per la prima volta nella storia dell'umanità alcuni Stati accettano di ridurre le loro esportazioni per proteggere il benessere di altri Stati. Nel documento finale infatti si proclamava il principio che il commercio delle droghe nocive deve essere limitato a fini medici (cfr.U.Santino-G.La Fiura,1994). Sull'onda di questo impegno la questione droga diventa sempre più un problema ma è con gli anni '20 che il Proibizionismo (non solo alcolico) diventa vigente in America a tutti gli effetti e causa le prime reazioni antiproibizioniste, incentrate sul fatto che la repressione aveva criminalizzato nel giro di pochi anni oltre mezzo milione di persone e sul diritto di "ogni uomo a farsi danno e solo quando è richiamato all'ordine lo si può rimproverare" (cfr.Eschotado,1997 pag.83). Averni spiega come a questi cambiamenti non rimase indifferente l'Europa che seguendo l'esempio americano incominciò a vietare la vendita della maggior parte delle droghe (alcool e tabacco esclusi) e da allora il dibattito sulla opportunità o meno di legalizzare la droga si è fatto sempre più acceso con le posizioni dei due fronti che si sono evolute (Averni,1999). Secondo Arnao è nel 1961 che i proibizionisti mettono a segno un bel colpo. Guidati dagli Stati Uniti 133 stati ratificano una convenzione unica in materia di lotta agli stupefacenti che viene applicata a 108 tra piante, sostanze naturali o sintetiche e che prevede un regime rigoroso basato sulla valutazione dei bisogni di ciascun paese rispetto ad ogni sostanza classificata al fine di stabilirne i limiti di produzione e consumo. L'obiettivo finale è quello di organizzare una regolamentazione a livello mondiale; fondamentale quindi a questo punto l'universalità delle norme perchè basterebbe che uno o due Stati remassero contro per alimentare il traffico (cfr.Arnao,1990). A questo proposito viene programmata anche la graduale eradicazione dal territorio di diversi Stati (soprattutto asiatici e americani) delle colture di oppio, coca, cannabis e altre piante da cui si ricavino droga. Un punto fermo nella guerra agli stupefacenti viene fissato anche nella Convenzione di Vienna del 1971, nella quale gli stati firmatari promettono di "vegliare sul giudizio, la percezione e lo stato d'animo dei loro cittadini" (cfr.Escohotado,1997).

 

                

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