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HORATIO ALGER

 

Ho scannerizzato parti di una godibilissima riflessione sugli americani fatta da M. MOORE nel libro "Guarda come hai ridotto questo paese " . Purtroppo oramai stiamo anche noi avviandoci su quella strada .

Un pò lungo, ma si legge senza problemi .

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by pummarulella

Il maggiore successo della Guerra al Terrorismo è consistito probabilmente nel fatto di aver distratto il paese dalla Guerra delle Grandi Aziende contro di Noi. Nei due anni trascorsi dagli attacchi dell'11 settembre, le aziende americane sono state prese da una crisi di follia collettiva e l'americano medio ha visto svanire i propri risparmi, andare in fumo la pensione e infrangersi tutte le speranze di un futuro tranquillo per la propria famiglia. I pirati del business (e i loro complici al governo) che hanno rovinato la nostra economia hanno cercato di dare la colpa prima ai terroristi, poi a Clinton e alla fine anche a noi.
Di fatto, però, la distruzione totale del nostro futuro economico si basa esclusivamente sull'avidità dei mujahidin delle grandi compagnie. Esiste un disegno preciso, miei cari amici, ogni azienda ne ha uno, e prima riuscite a togliervi dalla testa l'illusione che non sia vero o a smettere di pensare che, se ci credete, vuol dire che fate parte della categoria degli svitati con la mania dei complotti, prima avremo qualche possibilità di fermarlo. Il loro obiettivo è uno solo, giungere a controllare la nostra vita al punto che, alla fine, giureremo fedeltà non a una bandiera o a una vaga nozione di libertà e democrazia, ma ai dettami di Citigroup, Exxon, Nike, GE, GM, P&G e Philip Morris. Sono i manager di queste aziende ormai a comandare e per rifarvi voi potete andare a votare e protestare ed evadere il fisco finché vi pare, ma ammettetelo: non
siete più voi a decidere. Voi lo sapete e loro lo sanno e non resta che aspettare il giorno in cui tutto questo verrà messo nero su bianco, su un pezzo di carta intitolato "Dichiarazione degli Stati Aziendali d'America".
"Riteniamo che le seguenti verità siano di per sé evidenti: che tutti gli uomini e le donne e i loro figli minorenni sono stati creati uguali per servire l'Azienda, per fornirle manodopera senza discutere, accettare qualsiasi remunerazione senza lamentarsi e consumarne i prodotti senza pensare. A sua volta, l'Azienda provvederà al bene comune, assicurerà la difesa della nazione e incasserà la maggior parte delle tasse prelevate ai cittadini..."
Non suona poi così assurdo, vero? L'avvicendamento al potere è avvenuto sotto il nostro stesso naso. E per tenerci buoni mentre venivamo derubati da questa gang di amministratori delegati senza legge ci sono state propinate due "medicine" piuttosto forti. Una si chiama paura e l'altra si chiama Horatio Alger.
La prima medicina funziona così: vi ripetono un sacco di volte che ci sono dei tizi brutti e cattivi che vi vogliono ammazzare, perciò riponete la vostra fiducia in noi, che siamo gli amministratori delle vostre aziende, e vi proteggeremo. E siccome noi sappiamo che cosa è meglio per voi, non fate storie se vi chiediamo di pagare il conto dei nostri tagli alle tasse, o se decidiamo di ridurvi i rimborsi per la sanità o di gonfiare il prezzo delle case. E se non vi va di tenere la bocca chiusa e starvene in riga e farvi un culo così sul lavoro, vi licenzieremo. Provate un po' a cercare un altro lavoro in questa congiuntura economica, idioti!
Tutti discorsi così spaventosi che, naturalmente, facciamo quello che ci dicono, stiamo bene attenti a come ci comportiamo in quei bugigattoli dei nostri uffici e sventoliamo le nostre bandierine a stelle e strisce per fare vedere che sì, capo, certo, noi ci crediamo, alla tua Guerra al Terrorismo.
L'altra medicina ha un sapore più gradevole. Ci viene prescritta fin da piccoli sotto forma di una favola, ma una favola che può diventare realtà! È il mito di Horatio Alger. Alger era uno degli autori americani più popolari alla fine dell'Ottocento (uno dei suoi primi libri, per ragazzi, era intitolato Ragged Dick). I protagonisti delle storie di Alger erano individui provenienti da ambienti poveri che, con coraggio e determinazione e duro lavoro, riuscivano ad avere successo nella nostra terra dalle infinite opportunità. Il messaggio era che in America tutti possono farcela, e alla grande.
Questo mito "dalle stalle alle stelle" è diventato una specie di droga per noi americani. In altre democrazie industrializzate la gente si accontenta di guadagnare quanto basta per far quadrare i conti alla fine del mese e tirare su una famiglia. Solo pochi hanno un desiderio sfrenato di diventare i più ricchi possibile. Se hanno un lavoro che gli permette di tornare a casa dopo sette o otto ore e di avere le normali, da quattro a otto settimane, di ferie pagate ogni anno, si considerano relativamente soddisfatti. E, con lo stato che fornisce assistenza sanitaria, scuole pubbliche di buon livello e una pensione garantita per vivere una vecchiaia dignitosa, sono ancora più soddisfatti.
Certo, qualcuno che sogna di guadagnare molto di più c'è, ma fuori degli Stati Uniti la maggior parte della gente non vive nel mondo delle favole. Vive nella realtà, dove c'è solo un numero limitato di ricchi, e voi non siete compresi in questo numero. Quindi vi conviene abituarvi.
Naturalmente in questi paesi i ricchi stanno molto attenti a non sovvertire gli equilibri e, se tra di loro ci sono inevitabilmente degli stronzi più avidi del normale, vengono in qualche modo contenuti. In Gran Bretagna, per esempio, gli amministratori delegati del settore industriale guadagnano ventiquattro volte di più dei loro dipendenti medi: il divario più alto d'Europa. I loro colleghi tedeschi guadagnano solo quindici volte di più dei propri dipendenti, mentre quelli svedesi guadagnano tredici volte di più. Qui negli Usa, invece, gli amministratori guadagnano 411 volte lo stipendio dei loro operai. Gli europei ricchi pagano fino al 65 percento di tasse e si guardano bene dal protestare ad alta voce, altrimenti la gente li costringe a sborsare ancora di più.
Negli Stati Uniti non abbiamo il coraggio di fargliela vedere. Non ci piace sbattere in galera i nostri manager quando violano la legge e siamo più che contenti di ridurgli le tasse nel momento stesso in cui le nostre aumentano!
Perché succede tutto questo? Perché ci siamo lasciati plagiare, ci siamo bevuti la balla che, un giorno, anche noi saremmo potuti diventare ricchi, e quindi non vogliamo fare niente che ci possa danneggiare il giorno in cui noi saremo milionari. Per tutta la vita inseguiamo la carota che ci viene fatta dondolare davanti agli occhi e siamo convinti di essere sul punto di acchiapparla.
Tutto questo risulta così credibile perché lo abbiamo visto succedere davvero. Abbiamo visto persone che, dal nulla, sono diventate improvvisamente ricche. Negli Stati Uniti non ci sono mai stati tanti milionari quanti ora e questo fatto torna molto utile ai ricchi, perché significa che in quasi tutte le città e i paesi c'è almeno un tizio che se la tira per il fatto che dalle stalle è riuscito ad arrivare alle stelle e trasmette, in maniera tutt'altro che subliminale, il messaggio: VISTO? CE L'HO FATTA! QUINDI ANCHE VOI CE LA POTETE FARE!!!
È il fascino di questo mito ad aver spinto milioni di onesti lavoratori a investire in Borsa negli anni Novanta. Hanno visto quanto si erano arricchiti i ricchi negli anni Ottanta e hanno pensato: ehi, potrebbe capitare anche a me!
I ricchi hanno fatto il possibile per incoraggiare questo trend. Dovete tener presente che nel 1980 solo il 20 % degli americani possedevano azioni: Wall Street era un gioco da ricchi, off-limits per il cittadino medio. E per una buona ragione: il cittadino medio lo vedeva per quello che era veramente, un gioco d'azzardo, e quando uno cerca di risparmiare fino all'ultimo dollaro per mandare i figli al college, non è nei giochi d'azzardo che investe i soldi guadagnati con il sudore della fronte.
Verso la fine degli anni Ottanta, però, i ricchi avevano incamerato eccedenze di profitto tali che non sapevano più come fare a mantenere alta la crescita dei mercati finanziari. Non so se sia stata l'idea geniale di un singolo operatore di borsa o un complotto abilmente orchestrato da tutti i più abbienti, ma il gioco si trasformò in "Ehi, convinciamo la classe media a darci i suoi soldi, così noi diventiamo ancora più ricchi!".
Da un giorno all'altro sembrava che tutti quelli che conoscevo fossero saltati sul carro dei mercato azionario e si fossero messi a investire in fondi comuni o a sottoscrivere piani pensionistici. Lasciavano che i loro sindacati investissero tutti i soldi delle loro pensioni in titoli e i media ci bombardavano con storie di normali lavoratori che sarebbero andati in pensione praticamente milionari! Era come una febbre, una malattia contagiosa. Nessuno voleva rimanerne fuori. Gli operai incassavano lo stipendio e chiamavano il loro agente di borsa ordinandogli di comprare altre azioni. Il loro agente di borsa! Ah, che bella sensazione... dopo aver sgobbato tutta la settimana in un miserabile, ingrato posto di lavoro, riuscivi a sentirti un passo più avanti, e un gradino più in alto degli altri, perché avevi il tuo agente di borsa personale! Proprio come i ricchi!
Dopo un po' non volevi nemmeno più essere pagato in contanti. Pagatemi in titoli! Versatemi lo stipendio direttamente sul fondo pensione! Chiamate il mio agente di borsa!
E, alla sera, studiavi le quotazioni di Borsa sul giornale con il televisore in sottofondo sintonizzato su uno dei canali specializzati in notizie finanziarie. Compravi software per pianificare la tua strategia. C'erano alti e bassi, ma soprattutto alti, un sacco di alti, e ti pareva già di sentirti esclamare: "Le mie azioni sono salite del 120 percento! Ho triplicato il capitale!". Ti consolavi delle fatiche di ogni giorno immaginando la villa che ti saresti fatto al momento di andare in pensione o la bella macchina che ti potevi comprare anche l'indomani, se decidevi di realizzare subito. Ma no, non vendere ora! Il mercato salirà ancora! Bisogna investire a lungo termine! Aspettami, Easy Street, sto arrivando!
Ma era un raggiro. Era tutta una truffa, escogitata dai potenti delle grandi aziende, che non avevano mai avuto la minima intenzione di ammettervi nel loro club esclusivo. Avevano solo bisogno dei vostri soldi per fare un salto di qualità e arrivare al punto in cui non avrebbero mai più avuto bisogno di lavorare per vivere. Sapevano che la bolla speculativa degli anni Novanta non poteva durare e avevano bisogno dei vostri soldi per gonfiare artificialmente il valore delle loro aziende e far salire le quotazioni dei loro titoli a un livello talmente stratosferico che, quando fosse venuto il momento di realizzare, si sarebbero sistemati definitivamente, alla faccia di qualsiasi crisi economica.
Ed è andata proprio così. Mentre il cretino di turno stava a sentire i fanfaroni della CNBC che gli consigliavano di continuare a comprare, gli straricchi stavano uscendo dal mercato alla chetichella, vendendo prima di tutto le azioni delle proprie aziende. Nel frattempo consigliavano al pubblico - e ai loro fedeli impiegati - di investire ancora di più nell'azienda, perché gli esperti prevedevano un ulteriore rialzo, mentre loro si liberavano dei propri titoli più in fretta che potevano.
Nel settembre 2002 la rivista "Fortune' ha pubblicato un elenco impressionante di nomi di imbroglioni come questi, che hanno fatto soldi a palate mentre il valore delle azioni delle loro aziende crollava del 75 percento o più, tra il 1999 e il 2002. Sapendo che la recessione era alle porte, hanno venduto di nascosto mentre i loro dipendenti e i piccoli azionisti ingenuamente compravano ("Guarda, tesoro, possiamo comprare le GM a un prezzo bassissimo!") oppure si tenevano stretto un "capitale" sempre più piccolo nella speranza che la borsa risalisse ("Non può non risalire! In passato è sempre risalita! Dicono che bisogna investire a lungo termine!").
In cima alla lista di questi malfattori c'era la Qwest Communications. Nel momento di massimo splendore, le azioni della Qwest avevano sfiorato i 40 dollari. Tre anni dopo, valevano 1 dollaro. Nel frattempo il direttore della Qwest, Phil Anschutz, il suo ex amministratore delegato, Joe Nacchio, e altri dirigenti avevano incamerato 2,26 miliardi di dollari, semplicemente vendendo prima che le quotazioni crollassero. I miei grandi capi alla AOL Time Warner si sono messi in tasca 1,79 miliardi di dollari. Bill Joy, Ed Zander e i loro amici della Sun Microsystems 1,03 miliardi. Charles Schwab della, sì, della Charles Schawb, si è portato a casa, da solo, oltre 350 milioni di dollari. L'elenco è ancora lungo e interessa tutti i settori economici, nessuno escluso.
Con il loro uomo, Bush, alla Casa Bianca e l'economia che girava al massimo, il mercato ha preso una bella botta. Subito, agli investitori è stata propinata la vecchia storia che "le borse hanno un andamento ciclico, non conviene disinvestire adesso, gente, le quotazioni risaliranno, come sempre". E così l'investitore medio ha aspettato, ha dato ascolto ai soliti cattivi consiglieri. E la borsa ha continuato a scendere, scendere, scendere, è arrivata così in basso che sembrava davvero una follia disinvestire. DOVEVA aver toccato il fondo, ormai, meglio stringere i denti e resistere. E invece è scesa ancora e, da un giorno all'altro, i vostri soldi sono spariti.
Sul mercato azionario sono andati in fumo così oltre quattro trilioni di dollari. Un altro trilione l'hanno perso i fondi pensione e quelli delle università.
Una cosa è rimasta, però: i ricchi. I ricchi sono ancora lì e stanno meglio che mai. Hanno riso per tutto il viaggio da qui fino alla loro banca svizzera di fiducia, pensando alla truffa del millennio. Un colpo che sono riusciti a mettere a segno perlopiù legalmente e, se hanno dovuto piegare la legge un po' qui e un po' là per ottenere i loro scopi, non c'è problema: ben pochi di loro sono dietro le sbarre mentre scrivo. Tutti gli altri sono sulla loro spiaggia privata con la sabbia liscia come la seta.
Allora, la mia domanda è questa: come mai, dopo aver derubato la gente in questo modo e aver distrutto il sogno americano per la maggior parte dei lavoratori, invece di essere presi, squartati e impiccati all'alba alle porte della città, i ricchi hanno ricevuto un bel bacio in bocca dal Congresso sotto forma di uno sgravio fiscale senza precedenti, e nessuno dice una parola? Com'è possibile?
Penso che sia perché siamo ancora sotto gli effetti del potente farmaco allucinogeno di Horatio Alger. Nonostante tutti i danni e tutte le prove contrarie, l'americano medio e l'americana media (ma soprattutto lui) si ostinano ancora a credere che forse, dico forse, faranno fortuna comunque. Quindi non prendetevela con il ricco, perché un giorno quel ricco potrei essere io!

 

                

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