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L'impero del male

 

Prendo spunto dall’articolo allegato sotto (apparso sull’Unità del 16/10/04), dato che sono questioni che mi pongo da tempo.

Una società "democratica" come quella Americana ha bisogno di giustificare determinate azioni di fronte all'opinione pubblica.
Ciò oggi si ottiene soprattutto con il controllo dei media, non a caso i moderni oligarchi puntano al controllo di Tv e giornali (USA, ITA, RUSSIA, ING...).
Ma nel caso della guerra c'è bisogno di qualcosa di più, perchè è necessario convincere l'opinione pubblica sulla necessità dei morti che inevitabilmente ci saranno.
Una volta gli USA erano in una botte di ferro. Per 50 anni hanno avuto un nemico solido, spaventevole come il comunismo.
In nome della lotta al comunismo sono state perpetrate le peggiori nefandezze ( Cile, Argentina, Nicaragua, Vietnam, Cambogia, la strategia della tensione in Italia...), contando sull'appoggio pressoché incondizionato dell'opinione pubblica occidentale.
La gente era disposte a chiudere un occhio, spesso  tutte e due, in vista del bene supremo della lotta contro l'Impero del male.
Crollata l'Urss, gli Americani avevano un grosso problema. Come convincere l'opinione pubblica che era ancora necessario mantenere apparati militari cosi potenti, che costavano moltissimo?
Come convincerla che certe violenze erano necessarie e non gratuite? Come si poteva convincere che i presidi militari in mezzo mondo erano giustificati?
la gente non avrebbe chiesto una remissione dell'uso delle armi, visto che non c'era un nemico reale?
La gente non avrebbe chiesto di avviare una nuova ed inedita stagione di pace per l'umanità
Come si sarebbe convinta la popolazione che bisognava attaccare l'Afghanistan, l'Iraq non per occupare una zona strategica, ma per difendersi?
L'opinione pubblica occidentale se è disposta a mobilitarsi in sostegno alla difesa di "valori" occidentali, lo sarebbe altrettanto se si dicesse che : " è necessario strategicamente, per la nostra politica estera, occupare quell' area"?
Io dico di no.
E si è visto. Dopo l'11 settembre , nessuno ha detto niente dell'invasione dell'Afghanistan perchè appariva giustificata. Non è stato cosi per l'occupazione dell'Iraq, dato che per mobilitare l'opinione pubblica è stato necessario raccontare frottole enormi. Cioè che Saddam non solo aveva armi di distruzione di massa,  ma che era in grado di attaccare concretamente sia la vicina  Europa, che la lontanissima America, con armi potentissime e letali.
I guerrafondai americani, che vogliono il monopolio della violenza, sanno perfettamente delle difficoltà di giustificare l'uso della forza (troppo  spesso è violenza!). Più dura ancora  convincere l'opinione pubblica ad accettare una guerra.
Ecco che allora, caduto il muro, necessitava trovare un nuovo nemico, un totem, per giustificare l'uso della forza.
In un primo momento gli americani ci provarono con i narcotrafficanti. Se vi andate a leggere le cronache dei primi anni 90, la politica  estera americana era tutta improntata sulla guerra ai signori della droga. Guerra che doveva essere planetaria. Gli americani incominciano a stanziare grosse cifre per tale lotta. Si fanno accordi con i talebani per la guerra all'oppio e scaturiscono strategie come il Plan Colombia.
Ma la gente non pare sentire questo come l'impero del male , forse anche perchè il consumo di droga è cosi diffuso che gli scettici sono troppo numerosi.
Urge qualcosa di più solido..un nemico qualificabile come l'impero del male.
Et voilà spunta il terrorismo.
Prima incominciano episodi isolati, poi si ha un escalation con attentati tipo Oklahoma City..infine si incomincia ad intravedere una sorta di organizzazione internazionale...finchè non arriva l'11 settembre ed ecco scodellato il nuovo <<Impero del male>>..una sorta di Spectre del terrorismo mondiale.
Finora però non esiste una sola prova, che sia una, che ci siano collegamenti organici fra i tanti focolai terroristici sparsi qua e là.
Certo ci hanno provato a stabilire collegamenti.
Anche nell'attentato alla scuola da parte dei Ceceni, si ventilò la presenza di terroristi arabi, cosa che avrebbe potuto consolidare l'idea di un'organizzata  rete internazionale . La cosa è stata poi puntualmente smentita.
Come dice l'articolo sotto, tranne che per l'attentato in Spagna, non ci sono rivendicazioni precise ed univoche che richiamano ad un solo gruppo.
Spesso è il potere occidentale che "attribuisce" l'attentato o il singolo episodio ad Al Qaeda..
Anche per l'attentato dell'11 settembre non c'è una rivendicazione chiara, se non un generico rallegramento e ringraziamento ad Allah per la sofferenza inflitta agli americani. Certe tardive affermazioni di Bin Laden a volte mi hanno dato l'idea del millantato credito.
Mi sono sempre chiesto perchè uno compie un attentato di quelle proporzioni, che vuole essere una dichiarazione di guerra ad una nazione e ad un mondo e non lo rivendica il giorno stesso con forza e vigore, producendo prove che testimonino la matrice dell'attentato.
Un certo terrorismo avrebbe tutto l'interesse ad accreditarsi come il vero nemico ed il polo di attrazione per chiunque ( e sono tanti) che odiano gli americani e quello che simboleggiano!!
Alla luce di quanto fatto sopra fatevi la seguente domanda: " A chi giova questa ondata di violenza che sta sconquassando il mondo?" Certo ai terroristi..però...
Quanto vantaggio ha tratto da questa guerra il neoconservatorismo americano e quest'amministrazione Bush?
Quante probabilità avrebbe avuto di restare in sella questa amministrazione senza questa guerra? Bush prima dell'11 sett. era il presidente che aveva il più basso gradimento della storia!
Il terrorismo internazionale è venuto come il cacio sui maccheroni..o è un governo tremendamente "fortunato" oppure...
Scusate se certi concetti sono un po' tagliati con l'accetta, ma non volevo essere lungo e noioso, mi interessava solo esporre un punto di vista, che non costituisce certo una verità assoluta, ma solo uno spunto di riflessione.

by pummarulella
 


LONDRA La guerra contro il terrorismo: è realtà o un mito costruito giorno per giorno? La domanda e posta in un documentario in tre parti che verrà trasmesso dalla Bbc. La risposta e che nonostante ci si stia abituando all'idea che tale guerra esiste, nell'opinione di diversi esperti di sicurezza mondiale ci troviamo solo davanti ad un mito: la minaccia che viene recepita è una fantasia sospinta dalla politica.

L'autore del programma Adam Curtis, in un'intervista al Guardian, si mostra ben cosciente delle difficoltà di giungere a conclusioni del genere Se scoppia una bomba la paura che ho è che tutti mi dicano: "Vedi? Ti eri completamente sbagliato" anche se l'incidente non tocca la sostanza del mio argomento. Questo dimostra come ci troviamo ormai tutti intrappolati, come io stesso sono stato intrappolato da una paura che e completamente irrazionale».
Il documentario e intitolato The Power of Nightmares, “il potere degli incubi, ed ha per sottotitolo «L'avvento della politica della paura». Inizialmente Curtis era partito con l'idea di esaminare l'ascesa del moderno conservatorismo americano , pilotato dal filosofo Leo Strauss fin dagli anni cinquanta, che vedeva gli Stati Uniti protagonisti di un combattimento contro il male del resto del mondo, ruolo sostenuto dall'uso dei grandi miti presentati come propaganda politica. Poi ha focalizzato l'argomento sul “gran mito” stesso, cosi come oggi appare post 11 settembre e da molti identificato con l'Al Qaeda. Curtis nota come l'Al Qaeda non aveva neppure un nome all'inizio del 2001 e come oggi, per prendere l'esempio dell'Inghilterra dove quasi non passa giorno senza che non si parli di possibili attentati e di «bombe sporche», tenendo la popolazione in continuo stato di allerta, sul totale di 664 persone arrestate in quel contesto nessun è emerso come membro di tale gruppo.
Bill Durodie un ‘esperto di sicurezza mondiale al King College di Londra, afferma nel programma: <<La realtà della minaccia dell'Al Qaeda nell'occidente si limita ad un caso, quello di Madrid. Mancano le prove che i gruppi di cui si parla siano connessi tra di loro». Adam Roberts, che insegna relazioni internazionali ad Oxford, dice che spesso i governi presentano la lotta contro i terroristi come qualcosa di <<significato assolutamente cosmico>> e ne fanno uso per fare quello che vogliono. Lo storico Linda Colley osserva: « Gli Stati s'aspettano di monopolizzare la violenza, ecco perche reagiscono in maniera cosi virulenta contro il terrorismo». Curtis conclude: «Quasi nessuno mette in questione il mito dell'Al Qaeda perche troppi hanno interesse a tenerlo vivo». Osserva come i media prendono spesso per vere delle storie anche di provenienza governativa, senza verificarne la fondatezza e trovano poco spazio per le rettifiche o le smentite contribuendo ad alimentare il senso di minaccia.

 

                

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