Jeremy Rifkin
L'era dell'accesso
La rivoluzione
della new economy
"Quando quasi tutto quello
che ci riguarda diventa un'attività a pagamento, l'esistenza si
tramuta nella più sofisticata forma di prodotto commerciale, e la
sfera economica nell'arbitro finale della nostra vita personale e
sociale."
Perché leggere un libro di economia? Per quale ragione l'opera del
presidente della Foundation on Economic Trends è dibattuta da
quotidiani e televisioni, coinvolgendo filosofi, intellettuali e
politici? Semplicemente perché L'età dell'accesso è davvero
un testo rivelatore: descrive l'oggi e il domani, riflette sulla
rivoluzione in atto che, per la sua particolare natura, partendo
dalla sfera economica si fa, a pieno titolo, rivoluzione culturale,
prospetta una radicale trasformazione sociale e politica da cui
nessuno (ma proprio nessuno) può sfuggire, vede come il corpo, la
mente, le relazioni, la vita degli uomini si subordino ad un nuovo
ordine mondiale.
Bisogna prima di tutto partire dal concetto espresso nel titolo:
l'età dell'accesso è quella di cui stiamo vedendo gli albori e che
prevede la fine dei tradizionali concetti economici di mercato,
proprietà, beni. "Accesso" (sostantivo che inizia ad assumere
l'attuale significato solo dal 1991) significa poter usufruire di
servizi, cultura, informazione, relazioni, ricchezza; "accesso" come
parola-chiave, nella nuova società delle reti, per entrare
nell'esistenza e non esserne esclusi, per essere in qualche modo
attori di questa realtà che ha sostituito il bene immateriale a
quello materiale, l'uso momentaneo all'acquisto, il rapporto
fornitore di servizi-utente a quello tradizionale
compratore-venditore. Il pensare poi che solo poco più del 25 per
cento dell'umanità ha la reale possibilità di accedere alla nuova
economia delle reti e che almeno il 60 per cento della popolazione
della terra è, e sarà, esclusa da questo sistema mostra come il
divario tra chi esiste davvero e chi lotta ogni minuto per
sopravvivere si stia facendo incolmabile. Tutto, sempre più, viene
offerto come servizio, dato in uso, in affitto: non conviene
acquistare, possedere, ma utilizzare, per il periodo necessario, ciò
che è da altri posto in rete: spesso il "bene" è addirittura
regalato perché non è da quello che viene ricchezza, ma dai servizi
a quello collegato. Quindi sempre maggiore sarà la
concentrazione di chi può offrire tutta una serie di servizi, e
ancor più, di conoscenze. La cultura infatti è la più preziosa
delle merci: l'intelligenza, le idee sono le prime a essere
"affittate", subordinate al commercio, alla redditività e alla
richiesta del nuovo mercato. In una recente intervista Rifkin ha
tributato un elogio all'Italia: qui, dice, il rapporto
cultura-commercio vede ancora la prima come valore superiore, negli
Stati Uniti invece nessuno, istintivamente, lo pensa più. La
mutazione intellettuale si è così risolta nella totale
subordinazione dell'intelligenza al suo uso mercantile. Ma anche
la sfera affettiva, il mondo di relazioni sta cambiando. Si è
capito come vendere "comportamenti" sia altamente fruttuoso, come
mercificare i rapporti sia ormai necessario, in quanto il nuovo
concetto di libertà (caduto quello classico che considera
l'autonomia come massima espressione dell'essere liberi) che vede la
relazione (la rete appunto) come autentica forma di libertà, pone
anche l'esigenza di creare rapporti "artificiali" all'interno del
sistema. L'esasperazione di ciò è ben rappresentata dal film The
Truman Show, ma altrettanto agghiaccianti sono i sempre più
numerosi CID (common interest developments) comunità
residenziali che offrono non tanto appartamenti (bene secondario e
meno interessante), quanto stili di vita: "l'acquisto della casa
rappresenta il biglietto d'ingresso a uno stile di vita
preconfezionato". Altro esempio, diffuso e sotto gli occhi di tutti,
può essere la vendita in multiproprietà in località turisticamente
attrezzate, o le agenzie di viaggio che offrono vacanze
"programmate" a seconda del target di riferimento. Riprogrammare la
mente quindi è necessario, e questo inizia a valere anche per gli
affetti e i sentimenti.
E allora non c'è via di scampo? Il libro non è e non vuole essere
apocalittico, è solo la descrizione di un processo in atto e la
verifica delle sue conseguenze. Ma esiste anche (tutta la Storia
è stata questo) una dialettica: la protesta di Seattle lo dimostra,
il bisogno di una nuova ecologia della mente e di riappropriarsi
delle proprie caratteristiche genetiche, etniche, delle
particolarità culturali che la tradizione ha creato. Quindi sarà
indispensabile molta attenzione (in quanto la pervasività di questa
rivoluzione che non può e non sarà fermata tende a togliere il
necessario senso critico per osservarne le conseguenze), momenti di
"silenzio", attimi in cui si esce dall'"accesso" e si riflette su
noi, sul mondo e soprattutto sugli "altri", gli esclusi, i "non
collegati" alla vita.
L'era dell'accesso. La rivoluzione della new economy di Jeremy
Rifkin
Titolo originale: The Age of Access
Traduzione di Paolo Canton
Pag. 405, Lire 35.000 - Edizioni
Mondadori (Saggi.
Frontiera)
ISBN 88-04-47803-9
Entrare nell'era dell'accesso
Il ruolo della proprietà privata sta cambiando radicalmente, con
effetti di straordinaria portata sulla società. Per tutta l'era
moderna, proprietà privata e mercati sono stati sinonimi; anzi, la
stessa economia capitalistica è fondata sull'idea di scambio di beni
in liberi mercati. La parola "mercato", apparsa nella lingua inglese
intorno al dodicesimo secolo, si riferiva a uno spazio fisico in cui
venditori e compratori trattavano merci e bestiame. Ma, già alla
fine del diciottesimo secolo, il termine aveva perso ogni legame con
qualsiasi riferimento geografico ed era utilizzato per descrivere
astrattamente il processo di compravendita di beni. Un processo così
connaturato alla società in cui viviamo da impedire d'immaginare un
modo diverso di strutturare l'attività economica. Il mercato è un
elemento importante e pervasivo della nostra vita. Tutti, volenti o
nolenti, siamo profondamente condizionati dai suoi umori e dalle sue
oscillazioni, al punto che il suo stato di salute è diventato una
misura del nostro benessere personale: se il mercato è
effervescente, ci sentiamo eccitati e allegri; se è fiacco, ci
deprimiamo. Il mercato è la nostra guida e il nostro consigliere; a
volte, è perfino la rovina della nostra esistenza.
Alcune delle prime esperienze sociali dei bambini sono esperienze di
mercato: chi, da ragazzino, non si è affacciato timidamente sulla
soglia di un negozio per domandare, puntando il dito su un prodotto
esposto in vetrina: "Quanto costa?". Fin da piccoli impariamo che
quasi tutto ha un prezzo e che tutto è in vendita; crescendo,
veniamo iniziati al lato oscuro del mercato con una sorta di "caveat
emptor", "chi compra stia in guardia". La mano invisibile del
mercato regola la nostra vita, gran parte della quale è dedicata a
tentativi di acquistare a poco per rivendere a caro prezzo. Ci viene
insegnato che acquisire e accumulare proprietà è parte integrante
del nostro temporaneo passaggio terreno e che, in qualche misura,
ciò che siamo riflette ciò che possediamo. La nostra cognizione dei
meccanismi che governano il mondo è condizionata da quello che
riteniamo un istinto primordiale a scambiare beni e a diventare
proprietari.
Veneriamo il mercato con una devozione che non ammette incertezze:
tessiamo le sue lodi e ammoniamo i suoi detrattori. Chi, almeno una
volta nella vita, non ha difeso con appassionato trasporto le virtù
della proprietà privata e del mercato? Perfino le idee di libertà
individuale, di diritto inalienabile e di contratto sociale non sono
che sfaccettature di questa essenziale e imprescindibile convenzione
sociale.
Oggi, le fondamenta della vita moderna cominciano a sgretolarsi. Le
istituzioni che, in un tempo non lontano, hanno spinto gli uomini a
combattere battaglie ideologiche, rivoluzioni e guerre, stanno
lentamente svanendo, mentre una nuova costellazione di realtà
economiche spinge la società a ripensare i legami e i vincoli che
nel prossimo secolo definiranno i rapporti fra gli uomini.
Nella nuova era, i mercati stanno cedendo il passo alle reti, e la
proprietà è progressivamente sostituita dall'accesso. Imprese e
consumatori cominciano ad abbandonare quello che è il fulcro della
vita economica moderna: lo scambio su un mercato di titoli di
proprietà fra compratori e venditori. Questo non significa che,
nell'era dell'accesso prossima ventura, la proprietà privata sia
destinata a scomparire. Piuttosto, è vero il contrario: continuerà a
esistere, ma è molto improbabile che continui a essere scambiata su
un mercato. Nella new economy, il fornitore mantiene la
proprietà di un bene, che noleggia o affitta o è disposto a cedere
in uso temporaneo a fronte del pagamento di una tariffa, di un
abbonamento, di una tassa d'iscrizione. Lo scambio di proprietà fra
compratori e venditori - l'aspetto più importante del moderno
sistema di mercato - cede il passo a un accesso temporaneo che viene
negoziato fra client e server operanti in una
relazione di rete. Il mercato sopravvive, ma è destinato a giocare
un ruolo sempre meno rilevante nelle attività umane.
© 2000, Arnoldo Mondadori
Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic
Trend di Washington, insegna alla Wharton School of Finance
and Commerce, dove tiene i corsi dell'Executive Education
Program sul rapporto fra l'evoluzione della scienza e della
tecnologia e lo sviluppo economico, l'ambiente e la cultura.
A
cura di Grazia Casagrande
Rifkin Jeremy, Entropia,
312 p., Lit. 14000, "I nani", Baldini e Castoldi (ISBN:
88-8089-783-7) (data di pubblicazione prevista: Aprile 2000)
Rifkin Jeremy, L'era
dell'accesso. La rivoluzione della new economy, tr. di
Canton P., 2000, 405 p., Lit. 35000, "Saggi", Mondadori (ISBN:
88-04-47803-9)
Rifkin Jeremy, La fine del
lavoro. Il declino della forza lavoro globale e l'avvento dell'era
post-mercato, 1997, 522 p., Lit. 38000, "Economia e
management", Baldini e Castoldi (ISBN: 88-8089-036-0)
Rifkin Jeremy, La fine del
lavoro. Il declino della forza lavoro globale e l'avvento dell'era
post-mercato, 1996, Lit. 16000, "I nani", Baldini e
Castoldi (ISBN: 88-8089-242-8)
Rifkin Jeremy, Il secolo
biotech. Il commercio genetico e l'inizio di una nuova era,
1998, 384 p., Lit. 34000, "I saggi", Baldini e Castoldi
(ISBN: 88-8089-507-9)
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