CHI E' OSAMA
BIN LADEN
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DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
di Michel Chossudovsky,
Montreal,
September 2001
Michel Chossudovsky è docente di economia
all'Università di Ottawa in Canada. Ha al suo
attivo diverse pubblicazioni, tradotte in tutto
il mondo, nell'ambito dell'economia e delle
scienze politiche.
Per l'EGA ha pubblicato La crisi albanese
(1998) e La globalizzazione della povertà
(2001)
Ritratto
dell'uomo che George W. Bush vuole prendere "vivo o
morto".
Come la biografia del terrorista internazionale è
intrecciata alla storia della politica estera americana
durante e dopo la guerra fredda.
L'amministrazione
Bush ha concluso, senza fornire prove, che "Osama bin Laden
e la sua organizzazione al-Qaeda sono i principali
sospettati".
Un
guerriero contro l'Unione sovietica allevato dalla Cia
Il direttore della Cia
George Tenet ha affermato che Bin Laden ha la capacità di
pianificare "attacchi multipli con poco o nessun allarme".
Il segretario di stato Colin Powell ha definito gli attacchi
"un atto di guerra" e il presidente Bush ha confermato in un
discorso alla nazione trasmesso in tv che non avrebbe "fatto
distinzione tra i terroristi che hanno commesso quegli atti
e coloro che li ospitano".
L'ex direttore della Cia Woolsey ha puntato il dito contro
"la protezione da parte degli stati", dando per scontata la
complicità di uno o più governi stranieri. Secondo le parole
dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale Eagleburger,
"penso che dimostreremo che quando veniamo attaccati in
questo modo, la nostra forza e la nostra punizione sono
terribili".
Frattanto, parafrasando le dichiarazioni ufficiali, il
mantra dei media occidentali ha approvato il lancio di
"azioni punitive" dirette contro target civili in Medio
Oriente. William Saffire ha scritto sul New York Times:
"dopo aver ragionevolmente identificato le basi e i campi
dei nostri aggressori, dobbiamo polverizzarli - minimizzando
ma accettando il rischio di danni collaterali - e agire in
modo scoperto o occulto per destabilizzare gli stati che
ospitano il terrore".
Questo testo delinea la storia di Osama bin Laden e i
collegamenti esistenti tra la "Jihad" islamica e la
formulazione della politica estera Usa durante e dopo la
guerra fredda.
Sotto
l'egida della Cia
Principale sospettato negli attacchi terroristici di New
York e Washington, bollato dall'Fbi come "terrorista
internazionale" per il suo ruolo nei bombardamenti delle
ambasciate statunitensi in Africa, Saudi nato Osama bin
Laden è stato reclutato durante la guerra in Afghanistan
"ironicamente sotto l'egida della Cia, per combattere
gli invasori sovietici".
Nel 1979 è stata lanciata "la più grande operazione
segreta nella storia della Cia" in risposta
all'invasione sovietica dell'Afghanistan a sostegno del
governo filo-comunista di Babrak Kamal: "Con
l'incoraggiamento attivo della Cia e della pakistana Isi
(Inter Services Intelligence), che volevano trasformare
la jihad afghana in una guerra globale mossa da tutti
gli stati musulmani contro l'Unione Sovietica, tra il
1982 e il 1992 si sono uniti alla lotta dell'Afghanistan
circa 35.000 musulmani integralisti di 40 paesi
islamici. Altre decine di migliaia di loro sono venuti a
studiare nei madrasah del Pakistan.
Alla fine, più di 100.000 musulmani integralisti
stranieri sono stati direttamente influenzati dalla
jihad afghana".
La jihad islamica è stata sostenuta dagli Stati uniti e
dall'Arabia Saudita con una parte significativa del
finanziamento generato dal traffico del Golden Crescent:
"Nel marzo 1985, il presidente Reagan ha firmato la
direttiva 166 della Decisione sulla Sicurezza
Nazionale,... [che] autorizza[va] un aumento di aiuti
militari segreti ai mujahideen, e chiariva che la guerra
segreta afghana aveva un nuovo obiettivo: sconfiggere le
truppe sovietiche in Afghanistan attraverso azioni
occulte e incoraggiare il ritiro sovietico.
La nuova assistenza segreta da parte degli Usa cominciò
con un aumento drammatico delle forniture di armi - una
crescita stabile fino a 65.000 tonnellate all'anno nel
1987, ... così come un flusso interminabile di
specialisti della Cia e del Pentagono che si recarono
nella sede segreta dell'Isi sulla strada principale
presso Rawalpindi, in Pakistan. Lì gli specialisti della
Cia incontravano i funzionari dell'intelligence
pakistana per aiutarli a progettare operazioni per i
ribelli afghani".
Usando l'intelligence militare pakistana (Isi), la Cia
ha giocato un ruolo chiave nell'addestramento dei
mujahideen. A sua volta, l'addestramento alla guerriglia
sponsorizzato dalla Cia è stato integrato con gli
insegnamenti dell'Islam: "I temi predominanti erano che
l'Islam era una ideologia socio-politica completa, che
le truppe sovietiche atee stavano violando il santo
Islam, e che il popolo islamico dell'Afghanistan doveva
riaffermare la propria indipendenza rovesciando il
sinistroide regime sostenuto da Mosca".
Per conto
dello Zio Sam
L'Isi
pakistano è stato usato come intermediario. Il sostegno
segreto della Cia alla jihad avveniva indirettamente
attraverso l'Isi.
La Cia cioè non faceva arrivare il suo supporto
direttamente ai mujahideen. In altre parole, affinché
quelle operazioni segrete avessero successo, Washington
stava ben attenta a non rivelare l'obiettivo ultimo
della "jihad", che consisteva nel distruggere l'Urss.
"Noi non abbiamo addestrato gli arabi" ha detto Milton
Beardman, della Cia.
Tuttavia, secondo Abdel Monam Saidali, dell'Al-aram
Center for Strategic Studies del Cairo, Bin Laden e gli
"arabi afghani" avevano ricevuto "tipi di addestramento
molto sofisticati, cosa che era stata loro consentita
dalla Cia".
Beardman ha confermato, a questo proposito, che Osama
bin Laden non era a conoscenza del ruolo che stava
giocando per conto di Washington. Secondo le parole di
Bin Laden (citate da Beardman): "Né io né i miei
fratelli abbiamo visto qualcosa che dimostrasse l'aiuto
americano".
Motivati dal nazionalismo e dal fervore religioso, i
guerrieri islamici erano inconsapevoli di combattere
l'esercito sovietico per conto dello Zio Sam. Vi furono
contatti ai livelli più alti della gerarchia
dell'intelligence, ma i leader dei ribelli islamici sul
campo non ne ebbero con Washington o con la Cia.
Con l'appoggio della Cia e l'afflusso di massicci
quantitativi di aiuti militari Usa, l'Isi si era
trasformata in una "struttura parallela con un enorme
potere su tutti gli aspetti del governo". L'Isi aveva
uno staff composto da ufficiali dell'esercito e
dell'intelligence, burocrati, agenti sotto copertura e
informatori ed era stimata in 150.000 persone.
Nel frattempo, le operazioni della Cia avevano anche
rafforzato il regime militare pakistano guidato dal
generale Zia Ul Haq: "Le relazioni tra la Cia e l'Isi
erano andate rinsaldandosi dopo l'estromissione da parte
del [generale] Zia di Bhutto e l'avvento del regime
militare...
Durante quasi tutta la guerra in Afghanistan, il
Pakistan è stato più aggressivamente anti-sovietico
persino degli stessi Stati uniti. Nel 1980, poco dopo
che l'esercito sovietico aveva invaso l'Afghanistan, Zia
spedì il capo dell'Isi a destabilizzare gli stati
sovietici dell'Asia centrale. La Cia aderì a questo
piano solo nell'ottobre 1984... la Cia era più cauta dei
pakistani.
Sia il Pakistan che gli Usa adottarono la linea
dell'inganno all'Afghanistan. La loro posizione pubblica
era la negoziazione di un accordo mentre, in privato,
decidevano che il miglior modo di procedere era
l'escalation militare".
Il triangolo
del Golden Crescent
La
storia del traffico di droga nell'Asia centrale è
intimamente collegata alle operazioni coperte della Cia.
Prima della guerra in Afghanistan, la produzione di
oppio in Afghanistan e Pakistan era diretta a piccoli
mercati regionali. Non vi era produzione locale di
eroina.
A questo
proposito, lo studio di Alfred McCoy conferma che entro
due anni dal furioso attacco dell'operazione della Cia
in Afghanistan, "la zona di confine Pakistan-Afghanistan
divenne il principale produttore di eroina al mondo,
fornendo il 60% della domanda Usa. In Pakistan, la
popolazione tossicodipendente passò da quasi zero nel
1979... a 1.200.000 persone nel 1985 - una crescita
molto più rapida che in qualunque altro paese": "Ancora
una volta, la Cia controllava questo traffico di eroina.
Mentre conquistavano territori all'interno
dell'Afghanistan, i guerriglieri mujahideen ordinavano
ai contadini di piantare oppio come tassa
rivoluzionaria. Al di là del confine, in Pakistan, i
leader afghani e i gruppi locali sotto la protezione
dell'Intelligence pakistana gestivano centinaia di
laboratori di eroina. Durante questo decennio di
narcotraffico alla luce del giorno, l'americana Dea (Drug
Enforcement Agency) a Islamabad evitò di pretendere
grosse confische o arresti... I funzionari Usa avevano
rifiutato di indagare su accuse di traffico di eroina da
parte dei suoi alleati afghani "perché la politica sui
narcotici Usa in Afghanistan è subordinata alla guerra
contro l'influenza sovietica nell'area".
Nel 1995 l'ex direttore dell'operazione afghana della
Cia, Charles Cogan, ha ammesso che la Cia aveva
effettivamente sacrificato la guerra alla droga per
combattere la guerra fredda. "La nostra missione
principale era arrecare il maggior danno possibile ai
sovietici. Non avevamo le risorse o il tempo per
dedicarci a un'indagine sul narcotraffico"... "Non penso
che dobbiamo scusarci per questo. Ogni situazione ha la
sua ricaduta... Sì, c'è stata una ricaduta in termini di
droga. Ma l'obiettivo principale è stato realizzato. I
sovietici hanno lasciato l'Afghanistan".
Una
chiave per le operazioni militari e d'intelligence americane
nei Balcani e nell'ex-Urss
Dopo l'89. Il fondamentalismo islamico diventa utile agli
interessi strategici di Washington nell'ex Unione sovietica
Finita la
guerra fredda, la regione dell'Asia centrale è strategica
non solo per le sue grandi riserve petrolifere. Essa produce
anche tre quarti dell'oppio mondiale, che rappresentano
introiti di molti miliardi di dollari per i cartelli
d'affari, le istituzioni finanziarie, le agenzie di
spionaggio e il crimine organizzato. Il ricavato annuale del
traffico del Golden Crescent (tra 100 e 200 miliardi di
dollari) costituisce circa un terzo del mercato annuale
mondiale dei narcotici, che le Nazioni unite stimano
dell'ordine di 500 miliardi di dollari.
Con la disintegrazione dell'Unione sovietica, nella
produzione dell'oppio si è verificata una nuova ondata.
Potenti cartelli d'affari nell'ex Unione sovietica alleati
con il crimine organizzato sono in competizione per il
controllo strategico sulle rotte dell'eroina.
L'estesa rete di intelligence militare dell'Isi non è stata
smantellata dopo la guerra fredda. La Cia ha continuato a
sostenere la jihad islamica fuori del Pakistan. Nuove
iniziative segrete sono state avviate in Asia centrale, nel
Caucaso e nei Balcani. L'apparato militare e di intelligence
del Pakistan essenzialmente "è servito come catalizzatore
per la disintegrazione dell'Unione sovietica e l'emergere di
sei nuove repubbliche islamiche in Asia centrale".
Nel frattempo, i missionari islamici della setta Wahhabi
dell'Arabia saudita si erano stabiliti nelle repubbliche
islamiche e all'interno della federazione russa invadendo le
istituzioni dello Stato secolare. Nonostante la sua
ideologia anti-americana, il fondamentalismo islamico
serviva largamente gli interessi strategici di Washington
nell'ex-Unione sovietica.
Successivamente al ritiro delle truppe sovietiche nel 1989,
la guerra civile in Afghanistan è continuata inesorabile. I
Taleban erano sostenuti dai Deobandi pakistani e dal loro
partito politico, lo Jamiat-ul-Ulema-e-Islam (Jui). Nel
1993, lo Jui è entrato nella coalizione di governo della
prima ministra Benazzir Bhutto. Furono istituiti legami fra
Jui, esercito e Isi. Nel 1995, con la caduta del governo
Hezb-I-Islami Hektmatyar a Kabul, i Taleban hanno non solo
installato un governo islamico oltranzista, ma hanno anche
"consegnato il controllo dei campi di addestramento in
Afghanistan a fazioni Jui...". E lo Jui, con il sostegno dei
movimenti sauditi Wahhabi, ha giocato un ruolo chiave nel
reclutare volontari che combattessero nei Balcani e nell'ex
Unione sovietica.
Il Jane Defense Weekly conferma a questo proposito che "la
metà degli uomini e dell'equipaggiamento dei Taleban
proviene dal Pakistan mediante l'Isi". In effetti,
sembrerebbe che dopo la ritirata dei sovietici entrambe le
fazioni della guerra civile afghana abbiano continuato a
ricevere sostegno occulto attraverso l'Isi pakistano.
In altre parole, sostenuto dall'intelligence militare
pakistana (Isi) che a sua volta è controllata dalla Cia, lo
stato islamico Talebano è stato largamente funzionale agli
interessi geopolitici americani. Il traffico del Golden
Crescent è stato anch'esso usato per finanziare ed
equipaggiare l'Esercito musulmano bosniaco (a partire dai
primi anni '90) e l'esercito di liberazione del Kosovo
(Kla). Esistono prove che, negli ultimi mesi, i mercenari
mujahideen stanno combattendo nei ranghi dei terroristi
Kla-Nla in Macedonia.
Questo spiega perché Washington ha chiuso gli occhi sul
regno del terrore imposto dai Taleban, inclusi i plateali
attacchi ai diritti delle donne, la chiusura delle scuole
per le bambine, i licenziamenti femminili dagli impieghi
pubblici e l'imposizione delle "leggi punitive della
Sharia".
La guerra in
Cecenia
Per
quanto riguarda la Cecenia, i principali leader ribelli
Shamil Basayev e Al Khattab sono stati addestrati e
indottrinati in campi sponsorizzati dalla Cia in
Afghanistan e Pakistan. Secondo Yossef Bodansky,
direttore della Task Force del Congresso americano sul
terrorismo e la guerra non convenzionale, la guerra in
Cecenia era stata pianificata durante un summit segreto
di Hizb Allah International tenuto nel 1996 a
Mogadiscio, in Somalia. Al summit hanno partecipato
Osama bin Laden e funzionari di alto livello
dell'intelligence iraniana e pakistana. Sotto questo
aspetto, il coinvolgimento dell'Isi pakistano in Cecenia
"va molto oltre la fornitura ai ceceni di armi e
expertise: l'Isi e i suoi rappresentanti fondamentalisti
islamici sono coloro che in effetti comandano in questa
guerra".
La principale rotta degli oleodotti della Russia
transita attraverso la Cecenia e il Dagestan. Nonostante
la sbrigativa condanna da parte di Washington del
terrore islamico, i beneficiari indiretti della guerra
in Cecenia sono i conglomerati petroliferi
anglo-americani, che competono per il controllo sulle
risorse petrolifere e i corridoi degli oleodotti
provenienti dal bacino del Mar Caspio.
I due principali eserciti ribelli ceceni, guidati
rispettivamente dal comandante Shamil Basayev e Emir
Khattab e stimati in 35.000 uomini, sono stati sostenuti
dall'Isi, che ha anche giocato un ruolo chiave
nell'organizzare e addestrare l'esercito ribelle ceceno:
"[Nel 1994] l'Isi pakistano ha fatto in modo che Basayev
e i suoi fidati luogotenenti ricevessero un intensivo
indottrinamento islamico e l'addestramento alla
guerriglia nella provincia Khost dell'Afghanistan presso
il campo di Amir Muawia, creato all'inizio degli anni
'80 dalla Cia e dall'Isi e gestito dal famoso signore
della guerra afghano Gulbuddin Hekmatyar. Nel luglio
1994, dopo aver completato la preparazione ad Amir
Muawia, Basayev è stato trasferito al campo
Markaz-i-Dawar in Pakistan per essere addestrato in
tecniche avanzate di guerriglia. In Pakistan, Basayev ha
incontrato i più alti ufficiali militari e di
intelligence pakistani: il ministro della difesa
generale Aftab Shahban Mirani, il ministro dell'interno
generale Naserullah Babar, e il capo del settore dell'Isi
incaricato di sostenere le cause islamiche, generale
Javed Ashraf (ora tutti in pensione). I rapporti ad alto
livello si sono dimostrati molto utili per Basayev".
Dopo il suo lavoro di addestramento e indottrinamento,
Basayev è stato assegnato a guidare l'assalto contro le
truppe federali russe nella prima guerra cecena nel
1995. La sua organizzazione aveva anche sviluppato forti
collegamenti con gruppi criminali a Mosca, nonché legami
con il crimine organizzato albanese e l'esercito di
liberazione del Kosovo. Nel 1997-98, secondo il servizio
di sicurezza federale russo (Fsb) "i signori della
guerra ceceni hanno cominciato ad acquistare beni
immobili in Kosovo... attraverso svariate ditte
immobiliari come copertura in Jugoslavia".
L'organizzazione di Basayev è stata anche coinvolta in
una quantità di attività illegali tra cui narcotici,
intercettazioni illegali e sabotaggio degli oleodotti
russi, rapimenti, prostituzione, commercio di dollari
falsi e contrabbando di materiali nucleari (vedi
"Mafia linked to Albania's collapsed pyramids".
Accanto all'esteso riciclaggio di soldi della droga, gli
introiti di varie attività illecite sono stati destinati
al reclutamento di mercenari e all'acquisto di armi.
Durante il suo addestramento in Afghanistan, Shamil
Basayev è entrato in contatto con "Al Khattab", il
comandante mujahideen veterano, nato in Arabia Saudita,
che aveva combattuto come volontario in Afghanistan.
Solo pochi mesi dopo il ritorno di Basayev a Grozny,
Khattab è stato invitato (all'inizio del 1995) a creare
una base militare in Cecenia per l'addestramento dei
combattenti mujahideen. Secondo la Bbc, l'incarico di
Khattab in Cecenia era stato "organizzato attraverso
l'[International] Islamic Relief Organisation,
un'organizzazione religiosa militante con base in Arabia
Saudita finanziata da moschee e ricchi individui che
hanno spedito fondi in Cecenia".
Fra la Cia e
l'Fbi
Dall'epoca della guerra fredda, Washington ha appoggiato
consapevolmente Osama bin Laden, inserendolo allo stesso
tempo nella lista dei "most wanted" dell'Fbi come
principale terrorista al mondo.
Mentre i mujahideen sono occupati a combattere la guerra
dell'America nei Balcani e nell'ex Unione Sovietica, l'Fbi
- operando come una forza di polizia con base negli Usa
- sta combattendo una guerra interna contro il
terrorismo, agendo per alcuni aspetti indipendentemente
dalla Cia che ha, dalla guerra in Afghanistan in poi,
sostenuto il terrorismo internazionale attraverso le sue
operazioni segrete.
Per una crudele ironia, mentre la jihad islamica -
definita dall'amministrazione Bush come una "minaccia
all'America" - viene criticata per gli attacchi
terroristici sul World Trade Centre e il Pentagono,
queste stesse organizzazioni islamiche costituiscono uno
strumento chiave delle operazioni americane militari-di
intelligence nei Balcani e nella ex Unione Sovietica.
Dopo gli attacchi terroristici a New York e Washington,
la verità deve prevalere per impedire che
l'amministrazione Bush, e i suoi partner della Nato, si
imbarchino in una avventura militare che minaccia il
futuro dell'umanità.
Traduzione di Marina Impallomeni
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RIFERIMENTI
BIBLIOGRAFICI |
DI LELLO
A, "Prima Guerra Globale. L'Islamismo, l'Occidente,
l'Apocalisse" - Koinè Nuove Edizioni, Roma 2002
FALLACI
O., "La rabbia e l'orgoglio" - Rizzoli
GHALIOUN
B., "Islam e islamismo. La modernità tradita" -
Editori Riuniti, Roma 1998
JEAN C.,
"Guerra, strategia e sicurezza" - Laterza, Bari 2001
LIANG Q.
e XIANGSUI W., "Guerra senza limiti. L'arte della guerra
asimmetrica tra terrorismo e globalizzazione" - Libreria
Editrice Goriziana, Gorizia 2001
RAPETTO
U. e DI NUNZIO R., "Le nuove guerre. Dalla Ciberwar ai
Black Bloc, dal sabotaggio mediatico a Bin Laden" -
Rizzoli 2001
da
http://www.globalizzazione2000.it/OsamaBinLaden.htm |
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