La
signora Letizia Brichetto Arnaboldi in Moratti e il
signor Paolo Brichetto Arnaboldi sono stati
fischiati dal corteo compagno di Milano. La signora
Letizia Brichetto Arnaboldi in Moratti si è
presentata brandendo il padre in carrozzella come
arma di distruzione di masse. La signora
Letizia Bricchetto Arnaboldi in Moratti ha
dichiarato, con voce artatamente rotta
dall’emozione, che il “25 aprile è la festa di tutti
gli italiani”.
Pare che i compagni abbiano anche fischiato anche i
rappresentanti della Brigata Ebraica. Che dire,
magari li hanno presi per quella
Legione Ebraica
che si addestrava con i fascisti nella scuola
marittima di Civitavecchia, oppure ricordavano la
tenera corrispondenza di
Vladimir Jabotinski (padre storico del
Likud e sfegatato sionista) con Mussolini, tipo: “Chiarissimo
Signor Mussolini… Mi pare ch'Ella non conosca
l'ebreo. Forse mi sbaglio, ma mi pare ch'Ella
s'immagini, quando pensa agli Ebrei, un essere
docile, untuoso, furbo, sempre sulla difensiva (…).
Sono, queste, favole del secolo scorso, e anche
allora erano favole. Se vuol conoscere il grado di
vitalità nostro, studi i suoi fascisti, soltanto vi
aggiunga un po' più di tragedia, un po' più di
tenacità, forse anche più esperienza”.
E comunque, presentarsi ad un corteo antifascista
con le bandiere di uno stato che viola diritti umani
e risoluzioni delle Nazioni Unite come se piovesse,
mi sembra quantomeno un po’ inelegante.
Naturalmente la mia solidarietà, incondizionata, va
alle compagne e compagni – di ogni età, soprattutto
quelli anziani – che
li hanno
giustamente fischiati.
Paolo Brichetto Arnaboldi, insignito di
medaglia d’argento della resistenza per meriti a noi
ignoti se non quelli di essere finito a Dachau, come
migliaia di altri italiani che la medaglia non
l’hanno ricevuta, non è il mite vecchietto su sedia
a rotelle che si vuole far credere.
Perché sono così dura? Naturale: questo è l’effetto
che mi fanno i golpisti, ed in generale i loro
sodali e/o fiancheggiatori.
Paolo Brichetto viene indicato da Edgardo
Sogno come uno dei venti componenti dei
famigerati “Comitati
di
Resistenza
Democratica”,
in un’intervista, mai smentita dalle persone citate,
pubblicata da Panorama il 21/12/1990: “… I
"magnifici 20", come li chiama, che nel maggio del
1970 fondarono i Comitati di resistenza democratica,
Crd, il cui obiettivo era impedire con ogni mezzo
che il Pci andasse al potere, anche attraverso
libere elezioni. C'erano i luogotenenti della
Brigata Franchi: Uberto Revelli, Angelo Magliano,
Paolo
Brichetto
(il
padre della signora Letizia Brichetto Arnaboldi in
Moratti ndr), Stefano Porta, Adolfo e Cecilia
Beria D'Argentine, Vittorio Baudi di Selve; i
partigiani di altre brigate: Felice Mautino, Silvio
Geuna, Aldo Geraci, Roberto Dotti, Antonio
Borghesio, Ugo Colombo; i corrieri di Ferruccio
Parri e del Clnai: Guglielmo Mozzoni, Agostino
Bergamasco, Edoardo Visconti; e poi vecchi
antifascisti di area liberal - democratica come
Filippo Jacini, Giorgio Bergamasco, Napoleone
Leuman, Ugo e Giancarla Mursia, Domenico Bartoli,
Giovanni Sforza, Camillo Venesio e Marco Poma. [cut]
… lei sta dicendo che avrebbe sovvertito il
risultato di libere elezioni ricorrendo alla lotta
armata? [cut] …
Sapevamo che uno dei modi per dissuadere il Partito
comunista italiano era creare il "complesso cileno":
era bene che i comunisti sapessero che ci sarebbe
stata una risposta. [cut] …
E noi allora avevamo
preso l'impegno di colpire anche gli italiani
traditori che avessero fatto un governo con i
comunisti. Oggi
la Dc
si guarda bene dal dire queste cose, perché ha
paura. Ma noi prendemmo l'impegno di sparare contro
coloro che avessero fatto il governo con i comunisti.
Ha detto sparare, ambasciatore, sparare?
Sì,
sparare.”.
Ora, questa vicenda è di quelle che fanno
accapponare la pelle: se da una parte l’allora
giudice Luciano Violante emise un mandato di cattura
per Sogno ed altri indagati per il tentato “golpe
bianco”, dall’altra, nel 2000, l’allora Presidente
del Consiglio Amato, concesse i funerali di stato ad
un golpista.
E
la pelle la fa accapponare perché nella corsa al
revisionismo di stampo elettorale, quello che vuole
accreditare la fandonia che il 25 aprile sia la
giornata di “tutti gli italiani”, si commette sempre
lo stesso errore: stigmatizzare chi la memoria
storica non la considera un optional da usare quando
ci pare a noi, ma materia fondante dell’ideale e del
pragmatismo politico che passa di generazione in
generazione.
Io
rimango convinta che la resistenza sia cominciata
ben prima del 1943. La resistenza al fascismo è
iniziata con il ventennio: Matteotti era un
partigiano così come lo sono stati tutti coloro che
si sono opposti al progressivo annientamento delle
istituzioni ad opera degli italoforzuti dell’epoca.
È
iniziata, quella armata, nel 1936, quando due
opposti schieramenti – quelli che sostenevano il
fascismo e quelli che invece si opponevano ad Hitler
e Mussolini – partirono per
la Spagna.
Dei
compagni, quelli della Brigata Garibaldi ho scritto
nel post precedente.
Oggi voglio scrivere degli altri, quelli che
andarono a sostenere – al pari di Mussolini e Hitler
- il Generalìsimo Francisco Franco, l’uomo che aveva
rovesciato il governo democraticamente eletto in
Spagna e che per più di 35 anni avrebbe mantenuto
con pugno di ferro la dittatura nel paese iberico.
Mentre gli aerei di Mussolini ed Hitler bombardavano
le roccaforti repubblicane, i "falangisti" come
Edgardo Sogno
furono la risposta fascista alla grande
mobilitazione internazionale contro il fascismo.
Io
lo ricordo. E a quanto pare, anche altri fischiatori
lo ricordavano. Magari non i più giovani, che hanno
fischiato la Signora Letizia
Brichetto Arnaboldi in Moratti
per l’invereconda riforma che porta il suo nome da
sposata.
Quelli più anziani non fischiavano lei. Fischiavano
lui. Ed avevano ragione.
Quando ci vorrebbero un Eisenstein e una bella
scalinata, mai che se ne trovasse qualcuno
disponibile. Però la carrozzella ce l'avevamo, no?.
Dacia Valent dal suo blog :