Già nel
1992 una stima della demografa americana Beth Osborne
Daponte (Iraqi Casualties from the Persian Gulf War and
in Aftermath) affermava che il numero dei morti in Iraq
dopo la fine della guerra del Golfo era di trenta volte
superiore a quello delle vittime del conflitto, per lo
più a causa del peggioramento delle condizioni sanitarie
provocato dalle sanzioni. Da allora, col passare degli
anni la situazione si è aggravata fino a raggiungere
proporzioni drammatiche. Particolarmente allarmanti sono
i dati relativi alla mortalità infantile. Mortalità
Infantile Secondo il rapporto Unicef del 12 agosto 1999
(Iraq Child and MaternalMortality Survey 1999), negli
ultimi dieci anni la mortalità infantile in Iraq è
raddoppiata. I risultati dell'indagine (la prima
sistematica dalla fine della guerra del Golfo),
effettuata fra il febbraio e il maggio 1999 su un
campione di circa 24.000 famiglie, hanno mostrato che
nel centro e nel Sud dell'Iraq (dove vive circa l'85%
della popolazione) il tasso di mortalità infantile sotto
i cinque anni è doppio rispetto a quello di dieci anni
fa. Si è passati infatti da 56 bambini su 1000, per il
1984-1989, a 131 su 1000 nel 1994 -1999: un tasso che
colloca l'Iraq a livello di Haiti (132) e del Pakistan
(136), due fra i paesi più poveri del mondo. Il tasso di
mortalità nel primo anno di vita è passato a 108 su
1000, dal 47 su 1000 di prima delle sanzioni. A ciò si
aggiunge che nel corso degli anni `80 il tasso di
mortalità infantile in Iraq era in diminuzione. Se
questa tendenza fosse continuata, i morti sotto i cinque
anni fra il 1991 e il 1998 sarebbero stati mezzo milione
in meno. Nelle aree rurali il tasso di mortalità
infantile è più elevato rispetto a quello delle aree
urbane: 145 morti su 1000 contro 121 su 1000. Nella
regione autonoma del Nord Iraq, l'incremento della
mortalità infantile sotto i cinque anni è più ridotto.
Si è passati infatti da 80 morti su 1000 del 1984-1989 a
90 morti su 1000 del 1989-1994. I dati forniti dalle
varie agenzie dell'Onu sono un vero e proprio bollettino
di guerra: "Più di un milione di iracheni sono morti -
567.000 dei quali bambini - come conseguenza diretta
delle sanzioni economiche ..." Fao, 1995. "Circa 4500
bambini sotto i cinque anni muoiono in Iraq ogni mese di
fame e malattie." - Philippe Heffinck, Rappresentante
dell'Unicef in Iraq, Comunicato Stampa, 5 ottobre 1996.
"L'aumento della mortalità infantile sotto i cinque anni
riferito dagli ospedali pubblici (40.000 morti in più
all'anno rispetto al 1989) è dovuto in prevalenza a
diarrea, polmonite e malnutrizione. Per i bambini con
più di cinque anni l'aumento (circa 50.000 morti in più
all'anno rispetto al 1989) è collegato a malattie
cardiache, ipertensione, diabete, tumori, malattie del
fegato e dei reni ..." - Situation Analysis of Children
and Women in Iraq, Unicef Report, 30 aprile 1998
"Il tasso attuale di mortalità infantile per i bambini
al di sotto dei cinque anni attribuibile alle sanzioni
va dai 6000 ai 7000 al mese." Denis J. Halliday,
Ex-Coordinatore Umanitario dell'Onu in Iraq, 1998. "I
tassi di mortalità infantile in Iraq oggi sono fra i più
alti del mondo, i nati sotto peso sono almeno il 23% del
totale delle nascite, la malnutrizione cronica sotto i
cinque anni colpisce un bambino su quattro…" Rapporto
della Commissione Onu sulla situazione umanitaria in
Iraq, marzo 1999. Per quanto riguarda la mortalità degli
adulti, il rapporto Unicef del 1998 già citato dice che
sono 50.000 i morti in più ogni anno. Sommando a questi
40.000 bambini sotto i cinque anni, sono circa 250 gli
iracheni che muoiono ogni giorno a causa delle sanzioni.
I dati Unicef sulla mortalità infantile sono stati
confermati dalla responsabile dell'organizzazione in
Iraq, Anupama Rao Singh: "Valutiamo in termini assoluti
che siano morti forse 500.000 bambini sotto i cinque
anni, cosa che non sarebbe avvenuta in condizioni
normali, se il declino nella mortalità infantile che era
prevalente negli anni `70 e `80 fosse continuato negli
anni `90." (Intervista alla Reuters, 21 luglio 2000)
Malnutrizione "Mentre la malnutrizione cronica è
diminuita nelle aree urbane, essa è aumentata in quelle
rurali." (Rapporto del Segretario Generale
sull'attuazione del programma Oil for Food, 2 marzo
2001) "Un bambino su 4 al di sotto dei cinque anni
soffre di una qualche forma di malnutrizione e la
maggior parte di questi è cronicamente malnutrita." (Anupama
Rao Singh, rappresentante Unicef in Iraq, intervista
alla Reuters, 21 luglio 2000). "Il livello di
malnutrizione fra i bambini rimane inaccettabilmente
alto. (…) Almeno 800.000 bambini sotto i 5 anni sono
ancora cronicamente malnutriti.
(…) La malnutrizione, specie quella infantile, è spesso
provocata da fattori diversi da quelli relativi
all'alimentazione" in particolare da "malattie e acqua
contaminata." (Food and Agriculture Organization of the
United Nations, Assessment of the Food and Nutrition
Situation - Iraq, Fao, Rome, 2000)
"Fra il 1991 e il 1996 la diffusione della
malnutrizione fra i bambini iracheni sotto i cinque anni
è quasi raddoppiata (dal 12% al 23%). La malnutrizione
acuta per la stessa fascia di età nel centro-sud è
aumentata dal 3% all'11%"Rapporto della Commissione Onu
sulla situazione umanitaria in Iraq, marzo 1999. "La
malnutrizione in Iraq non era un problema di massa prima
dell'embargo. La sua ampiezza è diventata evidente nel
1991 e la diffusione è da allora notevolmente aumentata:
dal 18% nel 1991 al 31% nel 1996 per bambini sotto i
cinque anni affetti da malnutrizione cronica, dal 9% al
26% per quelli sottopeso, dal 3% all'11% per quelli
affetti da malnutrizione acuta, con un incremento di
oltre il 200%. Nel 1997 si stimava che circa un milione
di bambini sotto i cinque anni fosse malnutrito" Unicef,
Situation Analysis cit., 1998. "Il 32% dei bambini
iracheni sotto i cinque anni - circa 960.000 bambini -
soffre di malnutrizione cronica: un aumento del 72% dal
1991. Quasi un quarto (23%) sono sottopeso - livelli
doppi rispetto a quelli delle vicine Giordania o
Turchia" Unicef, novembre 1997. "Un bambino iracheno su
quattro è malnutrito ... La malnutrizione fra i bambini
sotto i cinque anni è arrivata al 27,5%. Quando un
bambino raggiunge i due o tre anni di età, la
malnutrizione
cronica è difficilmente reversibile e i danni allo
sviluppo possono diventare permanenti" Unicef e Wfp,
maggio 1997. "Allarmanti carenze alimentari stanno
provocando danni irreparabili a una intera generazione
di bambini iracheni ... Più di 4 milioni di persone, un
quinto della popolazione irachena, sono a grave rischio
nutrizionale ... Questa cifra comprende 2,4 milioni di
bambini sotto i cinque anni (...) In Iraq siamo a un
punto di non ritorno ..." Wfp, 26 settembre 1995. Salute
Le sanzioni hanno provocato il collasso del
sistema sanitario, un tempo il più avanzato di tutto il
Medio Oriente. Nel 1990 in Iraq c'erano 135 ospedali
moderni e ben attrezzati (più di 37.000 posti-letto) e
850 centri sanitari di base.
Nel dicembre 1999, un rapporto della Croce Rossa
Internazionale riferiva che le condizioni degli ospedali
iracheni erano terribili, sia per quanto riguarda gli
edifici che per quanto riguarda gli impianti e le
attrezzature. Nel gennaio 2000 Beat Schweizer, capo di
una delegazione della stessa organizzazione in visita
nel paese, dichiarava che gli ospedali erano vicini al
collasso totale.
Nell'ultimo rapporto del Segretario Generale dell'Onu
sull'attuazione del programma Oil for Food (18 maggio
2001, è il programma per il quale il figlio di Kofi
Annan è finbito nei guai per corruzione) si legge che,
malgrado alcuni notevoli miglioramenti rispetto alla
situazione precedente l'inizio del programma umanitario,
la carenza di farmaci e attrezzature ospedaliere
continua. In particolare, viene sottolineato che circa
il 98% dei contratti attualmente bloccati dal Comitato
Sanzioni dell'Onu è relativo ad attrezzature
ospedaliere. "Dal 1991 ospedali e centri sanitari
mancano di riparazioni e manutenzione. La capacità
funzionale del sistema sanitario si è ulteriormente
degradata per la mancanza di acqua ed energia elettrica,
la carenza di trasporti e il
collasso del sistema delle telecomunicazioni. Malattie
infettive, come quelle provocate dall'acqua e la
malaria, che erano sotto controllo, nel 1993 sono
tornate in forma epidemica …" Rapporto della Commissione
Onu sulla situazione umanitaria in Iraq, marzo 1999. "Il
flusso di medicinali e forniture mediche fornito dalla
Scr 986 dal maggio 1997 ne ha aumentato la disponibilità
per le istituzioni sanitarie e gli individui. Di
conseguenza, la qualità della sanità è in qualche modo
migliorata, ma l'insufficienza di fondi non ha
consentito un miglioramento significativo dell'ambiente
in cui viene fornita l'assistenza sanitaria, e non c'è
stato un rinnovamento delle attrezzature essenziali. Le
attività di prevenzione soffrono per la mancanza di
comunicazioni e trasporti. I rischi ambientali da
malattie infettive provocate dall'acqua, la diarrea in
primo luogo,
ma anche la malaria e la leishmaniosi, continuano a
destare grande preoccupazione. C'è la continua minaccia
di uno scoppio di epidemie di tifo e colera. I depositi
centrali e quelli nei governatorati del Nord col tempo
si sono deteriorati, e mancano di attrezzature e degli
strumenti minimi necessari a gestire in modo efficace
grandi quantità di scorte. Uno studio recente, citato
dalla Oms, mostra che i depositi centrali funzionano a
meno del 20% della capacità precedente" Rapporto della
Commissione Onu sulla situazione umanitaria in Iraq,
marzo 1999. "[Prima delle sanzioni imposte nel
1990] l'assistenza sanitaria di base raggiungeva circa
il 97% della popolazione urbana, e il 78% di quella
rurale (...) [Oggi] il sistema sanitario soffre della
mancanza di attrezzature essenziali per ospedali e
centri sanitari e di forniture per servizi medici,
chirurgici e diagnostici (...) Nel 1989, il Ministero
della Sanità spendeva più di 500 milioni di dollari per
medicinali e forniture, [oggi] il budget è ridotto del
90-95% ..." Unicef, Situation Analysis cit., 1998. "Il
sistema sanitario iracheno è vicino al collasso
perché medicinali e altre forniture salvavita che
dovevano essere importati in base all'accordo "Oil-for-Food"
non sono arrivati (..)
I depositi governativi di medicinali e le farmacie
hanno poche scorte di medicine e forniture mediche. Le
conseguenze di questa situazione stanno provocando quasi
il collasso del sistema sanitario, che sta vacillando
sotto la pressione della mancanza di farmaci, altre
forniture essenziali e pezzi di ricambio." Oms, febbraio
1997.
"…le condizioni sanitarie del paese si stanno
deteriorando a un tasso allarmante sotto il regime delle
sanzioni e (...) il programma umanitario per l'Iraq non
ha risorse sufficienti per far fronte ai problemi
crescenti. (...) Gli effetti dannosi di una nutrizione
carente sono accentuati da epidemie di malaria, colera,
tifo e altre malattie infettive, e da un gravissimo
declino nei livelli di assistenza sanitaria, che la
guerra e le sue conseguenze hanno riportato indietro
almeno di cinquanta anni. Il Programma esteso di
vaccinazione (Epi) del paese è stato completamente
interrotto, provocando l'aumento di molte malattie che
si possono prevenire con la vaccinazione." Oms, 25 marzo
1996. Acqua e Rete Fognaria Prima del 1991 il Sud e il
centro dell'Iraq avevano una rete idrica e fognaria ben
sviluppata, che comprendeva più di 200 impianti per il
trattamento delle acque nelle aree urbane e 1200 in
quelle rurali, oltre a una estesa rete di distribuzione.
Secondo le stime dell'OMS, il 90% della popolazione
aveva accesso all'acqua potabile in
abbondanza. C'erano mezzi meccanici moderni per la
raccolta e lo smaltimento. Nel 1999 la percentuale di
coloro che avevano accesso all'acqua potabile era scesa
al 41%. (Rapporto della Commissione Onu sulla situazione
umanitaria in Iraq, marzo 1999). "Quasi un terzo della
popolazione (6,8 milioni), per lo più nelle aree rurali,
è rimasta priva di servizi idrici" (Food and Agriculture
Organization of the United Nations, Assessment of the
Food and Nutrition Situation - Iraq, Fao, Rome, 2000)
Gli ultimi rilevamenti mostrano un miglioramento della
situazione nelle aree rurali rispetto a quella delle
aree urbane, dove la disponibilità dell'accesso
all'acqua potabile è in diminuzione. Secondo i dati
preliminari di una indagine condotta da Unicef e CARE
nel 1999-2000, citati nell'ultimo rapporto del
Segretario Generale dell'Onu sull'attuazione del
programma Oil for Food (18 maggio 2001), l'accesso
all'acqua potabile nelle aree rurali è aumentato dal 41
al 46%, mentre nelle aree urbane si è passati dal 94 al
92,4%. Inoltre, il 57% delle stazioni di pompaggio opera
a meno di metà della propria capacità a causa delle
interruzioni di energia e della scarsa disponibilità di
generatori. "Gli impianti per il trattamento delle acque
mancano di pezzi di ricambio,attrezzature, sostanze
chimiche, manutenzione e personale adeguatamente
qualificato ... Spesso questi funzionano solo come
stazioni di pompaggio senza alcuna depurazione ... La
rete di distribuzione, da cui dipende la maggior parte
della popolazione, ha le condutture distrutte, ostruite
o che perdono. Da sette anni non ci sono nuovi progetti
per servire l'aumento previsto della popolazione"
Unicef, Situation Analysis cit., 1998.
"Attualmente l'accesso all'acqua potabile è solo il 50%
dei livelli del 1990 nelle aree urbane e il 33% in
quelle rurali..." (Pam, citato in Rapporto della
Commissione Onu sulla situazione umanitaria in Iraq,
marzo 1999) "Il World Food Programme ritiene che
le importazioni alimentari non possano affrontare da
sole il problema della malnutrizione in assenza di una
"spinta" per riabilitare le infrastrutture, specie per
quanto riguarda l'assistenza sanitaria e la rete idrica
e fognaria" (Rapporto della Commissione Onu
sulla situazione umanitaria in Iraq, marzo 1999).
fonte: http://www.unponteper.it/documenti/schede/EffettiAgg.pdf
Il Comitato ha ripetutamente bloccato e continua a
bloccare per mesi (e a volte per anni) contratti
relativi alle merci più diverse, come più volte
denunciato dagli stessi responsabili del programma
(in particolare il suo direttore esecutivo, Benon Sevan),
e perfino dal Segretario Generale dell'Onu, Kofi Annan.
Fra gli esempi di contratti bloccati (l'elenco sarebbe
molto lungo): macchine cuore-polmone, attrezzature di
laboratorio e altre forniture essenziali destinate agli
ospedali, vaccini, clorinatori e sostanze chimiche per
il trattamento e la potabilizzazione delle acque,
attrezzature e pezzi di ricambio per l'industria
petrolifera (449 contratti bloccati per 443 milioni di
dollari al 24 luglio 2001), pezzi di ricambio per i
forni, attrezzature per i mulini, saponi e detergenti,
materiali per l'istruzione, ambulanze. Bloccati anche
vaccini per il bestiame, che servirebbero per combattere
le epidemie ma che l'Iraq non può produrre. La
principale fabbrica irachena di prodotti
veterinari (costruita dai francesi nel 1982), nei
pressi di Baghdad, scampata ai bombardamenti della
guerra del Golfo, è stata resa inoperante nel 1996
dall'Unscom, che sosteneva trattarsi di un impianto per
la produzione di armi chimiche. Gli Usa inoltre
utilizzano il proprio diritto di veto all'interno del
comitato per bloccare l'invio in Iraq di gran parte dei
pezzi di ricambio e delle attrezzature necessarie per
rimettere in piedi le infrastrutture essenziali
(centrali elettriche, acquedotti, telecomunicazioni e
industria civile), e quindi l'economia del paese. Lo
stesso Segretario Generale dell'Onu, Kofi Annan, ha
espresso più di una volta la sua "grave preoccupazione"
– anche nell'ultimo dei suoi rapporti periodici
(18 maggio 2001) - per l'alto numero dei contratti
bloccati: un valore di
oltre tre miliardi di dollari, pari al 14,3% di tutti
quelli presentati per l'approvazione.
UN
PROGRAMMA INADEGUATO (E BOICOTTATO)
Dal 1996 a oggi l'Iraq ha esportato nell'ambito dell'
Oil for Food petrolio per quasi 40 miliardi di dollari e
oltre 7 miliardi di euro (dal novembre 2000, su
richiesta dell'Iraq, l'euro ha sostituito il dollaro
per le transazioni nell'ambito dell'Oil for Food),
mentre il valore delle merci arrivate è di soli 14
miliardi di dollari, per un paese che prima del 1990
importava ogni anno 3 miliardi di dollari solo in
generi alimentari. Una inadeguatezza lampante, dunque,
anche qualora tutto filasse liscio, il che, come
abbiamo visto, non avviene.
Una inadeguatezza peraltro più volte riconosciuta anche
in documenti ufficiali delle Nazioni Unite, tra cui il
rapporto della Commissione sulla situazione umanitaria
in Iraq, presentato al Consiglio di Sicurezza il 30
marzo 1999, che dice chiaramente: "Malgrado i
miglioramenti che potrebbero essere portati
nell'attuazione (…) la dimensione dei bisogni umanitari
è tale che essi non possono essere soddisfatti dal
programma. (…) ci vorrebbero investimenti massicci in
diversi settori chiave, compreso quello petrolifero,
energetico, agricolo e sanitario (…)" Hans von Sponeck, il
coordinatore umanitario dell'Onu in Iraq, che si è
dimesso il 14 febbraio 2000 (come già il suo
predecessore Denis J. Halliday) per protesta contro le
sanzioni, ha detto chiaramente che il programma Oil for
Food - con 252 dollari l'anno pro capite - non basta
a soddisfare neanche le esigenze minime degli oltre 20
milioni di iracheni. Anche l'attuale responsabile del
programma, Tun Myat, che finora non si è certo distinto
per atteggiamenti di dissenso né di aperta critica, ha
dovuto riconoscere che, "malgrado ci siano
stati notevoli progressi nei settori del cibo e della
sanità", il benessere complessivo della popolazione non
migliorerà "se non verranno ripristinati i servizi
essenziali: abitazioni, elettricità, acqua e sistemi
fognari." (Conferenza stampa nella sede dell' Onu, New
York, 19 ottobre 2000). Lo stesso Segretario Generale
dell'Onu, Kofi Annan, peraltro sempre estremamente
prudente, ha espresso più volte le sue preoccupazioni in
merito all'efficacia del programma che : "ha sofferto
notevolmente, non solo per l'inadeguatezza dei fondi,
ma anche per il gran numero di contratti sospesi, in
particolare quelli relativi a elettricità, acqua e
sanità trasporti e telecomunicazioni, che hanno impatto
su tutti i settori" (Rapporto sull'attuazione del
programma, 10 marzo 2000), e ha denunciato apertamente
la situazione "di radicata povertà" in cui vivono
gli iracheni per "l'assenza di una normale attività
economica" (Rapporto del 29 novembre 2000). Il
programma, ha riconosciuto Annan, non è mai stato
pensato per soddisfare tutte le necessità del
popolo iracheno "e non può sostituire una normale
attività economica in Iraq." (Rapporto del 2 marzo 2001)
(Dati aggiornati al luglio 2001)
fonte:
http://www.unponteper.it/documenti/schede/OilForFoodAgg.pdf
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