Prendo spunto da un brano di un bell’articolo
(come al solito) di
Oliviero Beha
apparso stamani sull’Unità, per fare alcune considerazioni.
Beha dice:
“La Triade che si è dimessa ieri è
contemporanea al potere del Cavalier Berlusconi, non come presidente
del Milan ma del Consiglio: sono dodici anni che sono in sella,
vincendo tantissimo e seminando tracce. Gli uni e l'altro.
Curiosamente,alla latina, come piacerebbe al caimano che
notoriamente divora i libri, una sorta di «simul stabunt simul
cadent», vanno giù insieme. Ci sarà un'attinenza tra questo lasso di
tempo nel calcio, e nella politica? Esercitatevi un pochino.
Forse dietro c'è un comune denominatore di amoralità, che però
quando corre sul filo diventa oggetto di indagine giudiziaria:
doping, arbitri, corruzione per ora, intendo mentre scrivo, solo
culturale. Una Tangentopoli riprodotta in Moggiopoli, ma con un
concorso di colpa o di omesso controllo che grida vendetta. Ma che
rimbalza, dalle stanze della giostra pallonara a quelle del Potere
tout court, e viceversa. L'uno non poteva non sapere dell'altro, e
vi si appoggiava in un Festival di Sanremo dei conflitti di
interesse. Le leggi che sorridevano al falso in bilancio forse
facevano sorridere anche Moggi e soci. Anche perché l'inchiesta
della Procura di Roma sulla Gea e i "figli di", rimanda alla stessa
"cupola", solo sviluppata in via generazionale. Ma nessuno ha fatto
nulla, fino alle intercettazioni. Bizzarro, no? Forse il sistema
stava bene o non stava abbastanza male a tutti, o quasi. E che altro
è la palude di cui stiamo parlando, se non una degenerazione
complessiva del costume, la domenica come gli altri giorni (in cui
si giocano le Coppe, o gli anticipi...)?
Fa anche una certa impressione rimuginare appunto la congiunzione
astrale degli eventi: Berlusconi perde, i latitanti storici
istantaneamente non sono più tali, la Triade salta in un sentore
mafioso che innamora, secondo Procure già all'opera da un pezzo, ma
almeno un po' timide, per esempio nel caso di quella di Torino nella
persona del suo Procuratore Capo: si archivia, e si manda alla
Federcalcio perché non paiono comportamenti di rilevanza penale,
bensì "morale" riferiti all'etica o inetica sportiva. E se adesso
invece acquisissero un diverso status giudiziario …….”
La prendo da lontano rammentando due episodi
che fanno parte della storia pallonata di
Berlusconi.
Quando
zù Silvio
rilevò il Milan sulla sua panchina siedeva quel gran signore di
Liedholm. A Belusconi ovviamente non piaceva, dato che la
competenza, la pacatezza, il carisma di Niels erano cose
indigeribili, che non si sposavano con il cummenda lumbard che aveva
fatto i danè e “ghe pensi mi”. In più la figura del vecchio campione
era talmente grossa che gli faceva ombra. Intollerabile per chi si
considera Unto dal signore titolare di un destino manifesto di
supremazia.
Ma Liedholm non si dimetteva, cosi man mano monta la contestazione
di un gruppo di tifosi (??), finchè una bella domenica la panchina
di Liedholm viene presa a sassate e l’allenatore rischia
l’incolumità.
Messaggio ricevuto: Liedholm si dimette, incomincia l’avventura
pallonara del Kaimano.
Un normale presidente,una persona perbene, anche se quell’allentore
non gli piaceva, l’avrebbe difeso, avrebbe respinto le dimissioni,
tutelato il suo dipendente in tutte le forme, prese le distanze dai
tappesti. Una società seria non può cedere ai ricatti della piazza,
in nessun caso. Si crea un precedente pericolosissimo che qualunque
imprenditore avveduto capisce. Non avvenne niente di ciò. Tanto si
sapeva che i teppisti agivano solo a comando.
Si fa peccato a pensare che la sassaiola fu organizzata? Da chi mi
pare ovvio!
La seconda storia è quella della famosa finale di coppa di
Marsiglia. Il Milan sta perdendo, allora Galliani ritira la squadra
adducendo come ragione che l’illuminazione non era sufficiente, dato
che uno dei fari aveva un elemento fulminato. Mi pare ovvio che se
quella situazione era di pregiudizio, lo era per entrambe le
squadre, non solo per il Milan. Se ricordo bene il Milan ebbe una
lunga squalifica per quel gesto.
E’ chiaro che quell’episodio fa correre la mente alle vicende delle
ultime elezioni. Berlusconi è incapace di perdere. O vince lui , con
qualunque mezzo, o è il diluvio.
Questi due emblematici episodi raccontano la cifra e i metodi
dell’uomo, prima che del politico.
Sarà una coincidenza, ma da quando zù Silvio è entrato nel mondo
del calcio, questo è via via degradato fino a quello che oggi è
sotto gli occhi di tutti.
Lo sport muove interessi enormi, ma se non conserva un minimo di
passione, se tutto è interesse economico e profitto, viene meno la
ragione di essere . Se una partita può valere 300 milioni di €, vuoi
che non ci sia chi pensa ad accordarsi? Se poi al lievitare degli
interessi si aggiunge una cancellazione sostanziale delle regole,
giuridiche ed etiche, mi pare logico che il risultato non può che
essere quello che è sotto gli occhi.
Berlusconi è entrato nel calcio, perché questo si sposava alla
perfezione con i suoi interessi nelle TV. Dopo ha sfruttato
l’immagine di presidente vincente quando è entrato in politica.
Lo sport, il calcio, sono seguitissimi in tv. Sono un veicolo di
promozione del canale che trasmette l’evento, dato che assicura un
pubblico enorme, e una fonte di guadagno immensa. Cosi Berlusconi
ha via via sottratto lo sport al servizio pubblico, piegando le
regole alle esigenze televisive. Non si gioca più solo di domenica,
ma anche di sabato, poi di lunedi e infine si gioca tutti i giorni.
Stesso discorso per gli orari. Le partite si organizzano in funzione
del palinsesto. E se lo sport diventa solo spettacolo, è logico che
lo spettacolo deve avere dei contenuti che piacciano al
pubblico/cliente. Deve vincere il Milan o la Juve e non il Canicattì,
perché i potenziali clienti di quest’ultima sono un ‘inezia rispetto
a quella delle grandi squadre.
Se il calcio è solo uno spettacolo che segue non le regole dello
sport, ma quelle del bisiniss, a fronte di grossi
investimenti bisogna avere una ragionevole certezza sui risultati,
cioè sui profitti. Non è possibile che poi si investano milioni per
andare in finale e vendersi la partita agli inserzionisti
pubblicitari e fare cosi profitti e vedersi arrivare invece di Milan
Juve (o Inter, o magari Roma) la Triestina e l’Ascoli ( o chi per
loro) perché sul campo si sono dimostrate più brave o fortunate. Una
finale del genere vale dieci volte meno per le inserzioni
pubblicitari e chi ha investito milioni non può permetterlo.
Quindi nasce l’esigenza di assicurarsi che il sistema cammini in
certo modo e tuteli in primo luogo gli affari personali poi quelli
degli amici, gli amici degli amici, i famigli, i clientes…e gli
altri vaffanculo.
Il primo passo è assicurarsi che gli organismi, o le persone
proposte al controllo.. non controllino.
Secondo bisogna assicurarsi che chi stabilisce le regole sia uomo
fidato…e chi più di Galliani?
Il conflitto di interessi in politica si è riproposto con maggior
virulenza nel calcio. Galliani, uomo di fiducia del presidente del
consiglio, suo dipendente, presidente del Milan, diventa presidente
della Lega.
Cioè quello che tratta la spartizione della fetta più grossa, gli
incassi dei diritti TV, risponde direttamente a chi possiede le TV
che è pure il presidente del consiglio…o viceversa fate voi….
E’ una caso che Moggi e Giraudo erano i grandi sponsor di Galliani e
Carraro? Cioè i massimi vertici del pallone? La risposta è
semplice…tranne che per i berluscones che ovviamente diranno che
sono basse insinuazioni dei soliti komunsiti.
Infatti Galliani , in merito al fango che sta uscendo, ha detto che
si tratta solo di voci e per il momento non c’è niente di concreto.
Ed in più ha invitato Carraro a ripensarci sulle dimissioni..
Sul fronte finanziario, c’è da notare che stanno venendo fuori
numerosi casi di falso in bilancio, che per altro non sono una
novità dato che il fenomeno delle plusvalenze, degli aggiustamenti
dei bilanci, delle fideussioni improbabili, non è certo una novità.
Certo è che la modifica della legge sul falso in bilancio, ha
rallegrato molto Moggi e soci.
Ed anche su questo fronte assistiamo ad una commistione di interessi
da far paura.
Il principale finanziatore del mondo del calcio, quello con cui le
società sono indebitate è
Capitalia, il
cui presidente è Geronzi e nel cui consiglio siede
Franco Carraro,
che era al vertice della FIGC, chiamato a controllare la regolarità
del sistema. Il figlio di Carraio fa parte della società iniziale
che poi diventerà la Gea, di cui fanno parte la figlia di Geronzi,
il figlio di Moggi, prima pure i figli di Tanzi e Cagnotti. Con
queste commistione chi controllava che cosa?
nel calcio si è riprodotto esattamente il conflitto di interessi, la
sovrapposizione degli stessi che sta minando la società italiana, la
sua vita politica ( e non come vediamo) da quando Berlusconi è
comparso sulla scena.
Che il calcio fosse destinato a cambiare con le evoluzioni della TV,
visto gli interessi che muove, era logico. Sarebbe successo
probabilmente anche in Italia, anche senza Berlusconi. L’Unto gli ha
dato però un accelerazione e l’ha portato in una certa direzione. Un
conto se il calcio cambiava seguendo le regole e le logiche del
mercato. Altro che invece sia cambiato seguendo la via degli
interessi di un uomo solo, sviluppandosi ed avviluppandosi in quella
rete di commistioni, soldi poco chiari, conflitti di interessi,
logiche politiche e di potere. Fino creare una sorta di mafia del
calcio, speculare alla mafia politica che sovrintende ai destini
dell’Italia da quando Berlusconi è presente.
Oliviero Beha si pone anche un quesito alla fine dell’articolo: “
Che fine hanno fatto le centinaia di milioni di € che sono girati in
questi anni? Sono finiti nelle tasche dei Moggi e compagnia? Hanno
preso altre strade? Che cosa hanno finanziato”.
Io
un 'idea ce l'ho, ma la tengo per me...ognuno si faccia la sua.
pummarulella
12/5/06