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I nuovi poveri

Uno dei temi usato da Prodi in campagna elettorale è stata la lotta all'evasione fiscale. Punto essenziale per recuperare risorse per ripianare i guasti di Berlusconi e per poter finanziare le riforme indispensabili per ammodernare il paese.

In Italia le stime dell'evasione si aggirano intorno ai 200 miliardi di €, circa un quarto del PIL, un fardello insopportabile per qualunque paese. Non è possibile mantenere sotto controllo il bilancio, programmare spese ed investimenti se una fetta cosi cospicua della ricchezza sfugge completamente al controllo.

Non vengo dalla luna, so benissimo che parte di quella cifra è inesigibile, che alcuni microsettori possono esistere solo in quanto completamente sommersi. Penso all'insegnante che dà ripetizioni il quale non può fatturare e che con lo stipendio da fame della scuola non ce la fa. Penso al piccolo artigiano con fatturazione forfettaria che se non evadesse non sarebbe in grado di andare avanti. Penso ad aziende del sud che lavorano completamente sommerse, perchè solo abbattendo il costo della manodopera possono esistere, e con l'avvento dei cinesi manco è facile.

Ma leggendo anche i dati sotto non mi si venga a dire che di quella cifra non è recuperabile manco il 30 %!!

Facciamo due conti. Partendo dalla cifra di 200 miliardi, tenendo conto delle imposte che graverebbero sull’imponibile (ovvero Irpef, Iva, Irpeg, …) ogni anno alle casse dello Stato sfuggono circa 100 miliardi di euro.  Se si punta al recupero del solo 30 % fanno 30 miliardi all'anno, cioè sessantamila miliardi delle vecchie lire.

Con un tale "surplus" di gettito avremmo risolto gran parte dei problemi. Sarebbe paragonabile alla scoperta di un grosso giacimento petrolifero. Poi ci si chiede perchè l'Italia è indietro rispetto agli altri paesi europei. Perchè nessuno di essi ha una tale evasione . Se esiste un 'evasione fisiologica, in Italia tale soglia si è superata e da molto, siamo in piena patologia che oramai è cancrena.

L'ottimo articolo sotto fornisce dei dati che per altro sono noti a tutti. Come nei bar si diceva che il campionato fosse truccato, ogni cittadino sa chi sono quelli che evadono le tasse. Se il governo non interviene ora, prima o poi lo farà la magistratura, perchè il sistema non regge più. Cosi come è stato per il sistema politico con tangentopoli, con i furbetti e bancopoli, con il calcio azzerato in questi giorni, sempre la magistratura è stata chiamata ad un lavoro di surroga per l'incapacità degli organi di controllo delle singole categorie di mantenere autonomia risolvendo almeno lo storture macroscopiche. E' intervenuta perchè quei singoli sistemi avevano superato, e di molto, la soglia di tollerabilità.

Sempre i dati sotto ci dicono quali sono le categorie da monitorare con attenzione. categorie ben note ai cittadini. Commercianti, lavoratori autonomi, liberi professionisti. Guarda caso tutte categorie che votano abbastanza compattamente per la destra. Quanti hanno avuto una parcella da un 'avvocato? Quanti la fattura dal dottore? Chi è che non si è sentito proporre dal suo dentista la doppia tariffa con riduzione del 20 % se non si chiedeva la fattura?

C'è anche un altro aspetto. La mancanza di controllo sul cambio dell'euro ha concesso ai commercianti ( categoria che vota compatta il Bellachioma) di fare un cambio1/1. Spesso con merce acquistata ancora in lire e rivenduta in € al doppio del prezzo. Abbiamo tutti visto che in alcuni settori ( calzature, abbigliamento, frutta e verdura) i prezzi sono in pratica raddoppiati. Questi enormi profitti che fine hanno fatto?

Recuperarli tecnicamente è di una semplicità unica. Si parte da un controllo sulle auto di lusso, o dalle bollette telefoniche o elettriche. C'hai una Mercedes o un BMW da 70 mila €, paghi 700 € di telefono e 1000 di luce? Sei un dentista con studio a a via condotti, via Montenapoleone  e dichiari 20 mila € all'anno? O mi spieghi come fai, che lo faccio pure io, o mi paghi le tasse per quanto guadagni davvero. Se non ti metto in galera, perchè questo è un 'altro aspetto della questione.

Se i codici etici sono saltati, se Berlusconi ha portato (con condoni ripetuti in tutti i settori, con la modifica del falso in bilancio ecc ecc) al massimo grado l'inclinazione tipicamente italiana alla furbizia, per cui chi paga le tasse è un coglione, forse ci si arriva con l'inasprimento delle sanzioni. nella nominatissima e liberalissima America, chi non paga le tasse va in galera e punto.

Sei un fruttivendolo con una piccola bottega con dichiarazione forfettaria? Idem come sopra.

Mi sembra chiaro che gli strumenti tecnici ci sono tutti e non sono astruserie. Incrociare i dati con i computer a disposizione è una sciocchezza. Perchè non si è mai fatto e non si fa? Perchè i politici sono convinti che imporre il pagamento delle tasse dovute faccia perdere consensi. Ciò è sicuramente vero, e l'abbiamo visto anche nelle ultime elezioni, dove , probabilmente, il prodigioso recupero di Berlusconi è stato dovuto alla promessa di Prodi di combattere l'evasione. Eh già perchè negli anni, con la DC si è stabilito un tacito patto tra lo stato ed il contribuente. Ti prometto che, in cambio dell'appoggio incondizionato, non cavillerò sulle tasse che mi devi. Per cui si andava avanti aumentando il debito pubblico, tanto poi in qualche modo si faceva. svalutando la lira, andando col cappello in mano dagli americani per sfruttare la nostra posizione geograficamente strategica nella contrapposizione tra i due blocchi. Questo ora non è più possibile. I due blocchi sono venuti meno, la svalutazione non è un  artificio che si può usare visti i controlli europei.

Per cui è necessario assolutamente un nuovo patto fiscale con i cittadini. Faccio notare che nonostante le promesse di Berlusconi di ridurre le imposte, più quella tacita che che si sarebbe andato avanti a colpi di condono senza mai "infierire" una maggioranza, seppur risicata, ha votato per chi prometteva un 'inasprimento della lotta all'evasione e nessuna riduzione. Inoltre se i soldi recuperati dall'evasione finissero davvero in servizi ai cittadini, le iniziali contestazioni finirebbero per rientrare. Ovvio che ci sarà una parte che comunque non vorrà pagare perchè se ne frega dello Stato, della convivenza civile, di qualunque idea di società. In tal caso intervengono le sanzioni che devono essere durissime.

Spero che il governo prodi non receda dai suoi propositi, perchè non si può più andare avanti e la categoria dei lavoratori dipendenti è stufa di sobbarcarsi i continui "risanamenti". Una volta tanta paghino anche , non solo, gli altri. L'attu7ale classe dirigente non mi ispira molta fiducia, in generale, e su questo fronte in particolare. ma mi conforta alquanto l'idea che Prodi sia abbastanza autonomo e che altre strade non sembrano esserci. Si è raschiato tutto il possibile. O si fa cosi o andiamo al collasso.

giuseppe galluccio 16/5/06

 

Il 43 % degli autonomi si dichiara povero

da Repubblica del 16/5/06

ROMA -A guardare i dati ufficiali non sembrerebbe affatto vero che chi fa da sé fa per tre. Non per quanto riguarda il reddito, almeno. Quando si tratta di contare a ciò che resta in cassa dopo un anno di lavoro, dalle di­chiarazioni dei redditi degli italiani, risulta che i la­voratori dipendenti sono «ricchi» e i lavoratori autonomi «poveri».
Una bella fetta delle "partite Iva" (imprenditori, professionisti, commercianti, artigiani, agricoltori) – il 43 per cento circa - giura infatti di noti guadagnare più di 10 mila euro l'anno. Il magnifico  tetto degli oltre 200 mila € - a cui arrivano solo 50 mila italiani - è raggiunto solo da 17 mila autonomi, lo 0,5 per cento appena della categoria. La maggioranza dei "possidenti" vivrebbe dunque di busta paga.
Così risulta dalle statistiche che il dipartimento delle Politiche Fiscali ha elaborato sulle dichiarazioni dei redditi del 2003 (riguardanti il 2002). Se é vero che, in generale, la fascia più ampia dei contribuenti su posizioni tra i 15 ed i 20 mila euro (quasi il 15 per cento dei 39,9 milioni cittadini chiamati a pagare le tasse) - a leggere quanto gli autonomi hanno dichiarato davanti al commercialista - si scopre che una discreta parte della catego­ria vive sulle soglie della povertà.
Il 22,3 per cento, più di 800 mila partite Iva, camperebbe  con un reddito ben inferiore a quello dei pensionati (5 mila euro); il 20,8 metterebbe a segno entrate fra i 5 e i 10 mila euro. Il 34,4 un più dignitoso reddito fra i 10 e i 25 mila euro.
E più "poveri" degli altri risulterebbero gli imprenditori: ai fini dell'Irpef il 23 per cento della categoria dichiara un reddito annuo entro 1° mila curo.  
Non va meglio fra i liberi professionisti:anche qui, entro i 10 mila euro, si colloca il 22 per cento dei contribuenti. Lette­ralmente da fame sarebbero invece i redditi degli agricoltori: ben i133,5 per cento di loro deve cavarsela con 5000 euro l'anno.
Tanta fatica, tanta responsabilità, tanti rischi – sembrerebbe -  per una manciata di soldi: non è neanche questione di deduzioni particolarmente importanti perché i contributi che i lavoratori autonomi si auto­versano ammontano in media a 3/4 mila euro l'anno.
Eppure sulla povertà dei lavoratori autonomi può sorgere qualche dubbio quando si mettono a confronto i dati «confessati» al fisco, con quelli forniti in forma anonima alla Banca d'Italia. Dall'indagine campionaria che l'istituto ha compiuto sui redditi del 2002 emerge infatti un quadro molto diverso e decisamente migliore. Quando i conti non vengono fatti davanti ad un commercialista, insomma, l'ottimismo trionfa, il contribuente si rilassa.
Agli statistici di via Nazionale i lavoratori autonomi hanno fatto capire che sotto i 10 mila euro, per fortuna, vivrebbe solo il 13,7 per cento della categoria e che il 37 per cento delle partite Iva porta invece a casa, a fine anno, un reddito che supera i 40 mila euro. Fra i dati del Fisco e quelli considerati dalla Banca d'Italia c'è, insomma, uno scarto di uno a dieci.
Certo è che autonomi a parte, quello che risulta dalle dichiarazioni dei redditi, è comunque sia un paese dai redditi al ribas­so: le classi oltre i 60 mila euro dì reddito annuo sono tutte compreso entro lo 0,9 per cento. I ricchi davvero, o almeno quelli che si dichiarano tali ammettendo entrate oltre i 200 mila euro, rappresentano lo 0,12 per cento della popolazione appena.

                

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