Quell'affare chiamato guerra nei Balcani
Altro che Telekom, il
rapporto Torkildsen depositato all'Aja svela il giro illecito per pagare i
mercanti d'armi americani e israeliani
SERGIO FINARDI
La
distrazione, chiamiamola così, ha giocato uno strano scherzo a molti
giornalisti che si sono occupati, o hanno sollevato, il caso Telekom-Serbia in
questo ultimo anno in Italia. Nei loro interventi si cita - a presunta riprova
del contributo dei soldi Telekom-Serbia all'intricato schema finanziario messo
in piedi da Milosevic per procurarsi armamenti nonostante l'embargo
internazionale - un rapporto consegnato il 7 luglio del 2002 all'ufficio del
pubblico ministero del Tribunale penale internazionale sulla ex-Repubblica
jugoslava. Tale rapporto era stato preparato, su richiesta del Tribunale, da
un valente esperto norvegese di transazioni finanziarie, Morten Torkildsen.
Articoli al proposito erano usciti il 20 giugno 2002 sul Financial Times
e il 13 settembre 2002 sul magazine della sinistra statunitense In These
Times. Anche per chi non conoscesse il testo del rapporto, tali articoli
non lasciavano dubbi sul reale contenuto dello stesso, che non ha nulla a che
fare con soldi potenzialmente arrivati dall'affare Telekon-Serbia. Le
citazioni di tale rapporto da parte di alcuni giornalisti italiani, inoltre,
si sono fermate stranamente proprio prima del punto più interessante, di cui
diremo dopo aver riferito di alcune vicende connesse. Appena consegnato, il
rapporto di Torkildsen mi era stato inviato da un caro amico perché conteneva
informazioni su alcune compagnie coinvolte nel traffico di armamenti, tra cui
una, la Aviatrend, di particolare interesse. Coinvolta anche in un altro
affaire, su di essa stava indagando il Pm Walter Mapelli del tribunale di
Monza, in connessione al processo ivi istituito contro il trafficante di armi
e diamanti Leonid Minin, ukraino con passaporto israeliano, residente a
Cinisello Balsamo ed ivi arrestato nel 2000. Tra gli effetti sequestrati a
Minin vi erano, infatti, oltre a cocaina e diamanti, documenti relativi a
traffici di armamenti. Tra essi, quelli appunto comprovanti il coinvolgimento
- nel 1999/2000 - di Aviatrend in un complesso giro di spedizioni illegali di
armi, centinaia di tonnellate apparentemente destinate a Costa d'Avorio e
Burkina Faso ma in realtà mandate ai sanguinari ribelli sierraleonesi del Ruf,
sostenuti dalla Liberia. Aviatrend - intermediazione, tra l'altro, di servizi
aerei - era registrata a Gibilterra (n. 53112 del 1994), con sede principale a
Mosca, ed era posseduta da Valery Tchernyi (o Cherny, anche conosciuto dall'Interpol
come Viktor Dudenkov) e Lalexandre Chtchegole. Di Cherny si avevano buone
ragioni per pensare che fosse un uomo di Minin. Sui conti della Aviatrend
presso la Alpha Bank di Cipro e la Chase Manhattan Bank di New York era stato
versato nel sunnominato periodo un complesso di circa un milione di dollari
provenienti dai conti luganesi (Banco di Lugano e Banca del Gottardo) facenti
capo a Minin. Secondo il rapporto di Torkildsen, l'Aviatrend era anche legata
agli affari di Milosevic.
Un poderoso giro di conti
Il rapporto diceva, comunque, molto altro. Innanzitutto esaminava movimenti
finanziari e attività di un apparato di otto compagnie-ombra (Antexol Trade;
Browncourt Enterprises; Cabcom Marketing; Hillsay Marketing; Lamoral Trading;
Southmed Holdings; Vericon Management e Vantervest Overseas) e della Abridge
Trading, registrate o ri-registrate nella piazza finanziaria di Nicosia, a
Cipro, tra il 1992 e il 1993 ad opera degli jugoslavi ed attive sino al 2000.
Torkildsen, basandosi su documenti forniti dalle autorità di Austria,
Bulgaria, Cipro, Grecia e Svizzera, aveva ricostruito minutamente i pagamenti
fatti dalle società-ombra a varie entità, tra cui aziende fornitrici di
equipaggiamento militare e di servizi. Tali pagamenti avevano al loro centro
banche cipriote, o con filiali a Cipro, quali la Beogradska Banka Cyprus
Offshore Banking Unit, filiale di una delle maggiori banche jugoslave, la
European Popular Bank, la Cyprus Popular Bank, e le filiali di Limassol della
Hellenic Bank e della Federal Bank of the Middle East.
Secondo quanto accertato dall'esperto norvegese, per accordi intercorsi tra il
1994 e il 1995 tra le massime autorità serbo-jugoslave parte dei proventi
della raccolta fiscale delle dogane federali sarebbero stati accantonati per
finanziare le attività connesse alla produzione militare interna serba e
all'acquisto all'estero di materiale bellico tramite quelle società-ombra (il
direttore delle dogane, Mihalj Kertes, riceverà nel 1997, per l'opera fornita
negli anni precedenti, anche un premio da parte della Jednice Specijalne
Operacije, le forze speciali del ministero dell'interno). I conti delle
società cipriote erano gestiti da rappresentanti della Beogradska Banka e vi
transitavano fondi provenenti dai cespiti delle dogane. Altri fondi, ancora
dai proventi delle dogane, venivano portati direttamente a Cipro, in contanti,
da vari funzionari e dallo stesso Kertes. Secondo le testimonianze raccolte da
Torkildsen, saranno proprio questi fondi, svariati milioni di marchi e dollari
(e anche escudo portoghesi, corone norvegesi e svedesi, franchi svizzeri e
sterline), a finanziare in vari periodi gli acquisti di materiale militare,
tra cui elicotteri, loro armamento, veicoli speciali e sistemi di puntamento e
controllo del fuoco.
Secondo Torkildsen, nei conti ciprioti delle società-ombra vennero versati,
tra il luglio 1992 e il giugno 2000: 1 miliardo di marchi; circa 80 milioni di
dollari; 64 milioni di franchi svizzeri; 23 milioni di franchi francesi; 390
milioni di scellini austriaci; 1,9 milioni di corone svedesi; 589 milioni di
lire italiane; 547 mila dollari australiani; 313 mila sterline; 224 mila
franchi belgi.
A chi andò poi parte di tali cifre? Tra le transazioni documentate, tra cui in
aggiunta quelle da fondi della Jugoimport Sdpr di Belgrado, ve ne sono alcune
diciamo prevedibili, altre assai poco prevedibili e di cui non c'è traccia
negli articoli di cui si diceva all'inizio di queste note.
Tra le transazioni prevedibili vi sono circa 3,5 milioni di dollari alla
Aviatrend (transitati dal 1997 al marzo 1999 sui suoi conti bancari in
Bulgaria, Gibilterra, Nauru ed Ungheria) e 1,6 milioni di dollari versati nel
1998 alle ukraine Ukrspetsexport e sussidiaria Ukrinmash (commercializzazione
di armamenti ukraini).
Money for army
Tra le transazioni assai poco prevedibili vi sono, invece: 1,98 milioni di
dollari pagati alla Elop (dicembre 1996-gennaio 1999); 183 mila dollari dati
alla Noga Lite (giugno-settembre 1998; 156 mila dollari alla Afid Spe
(gennaio-ottobre 1998); 83 mila dollari alla M.d.t. Protective Industries
(gennaio-marzo 1999); indi alla Radom Aviation Systems e alla International
Technologies Lasers. Inoltre, 795 mila dollari vennero pagati alla Aerodromos
Aviation; 1,23 milioni di dollari alla Am General Corp. (marzo 1997) e 155
mila alla Bell Helicopters Holland (giugno 1998).
Cosa hanno di strano queste compagnie? Nulla, se non che sei di esse sono
israeliane, due sono statunitensi e una, la Aerodromos, cipriota.
La ELOP (Electro Optics Industries, sussidiaria della Elbit Systems),
israeliana, produce sistemi che, secondo quanto da lei stessa pubblicizzato,
«servono ad aumentare la capacità di combattimento delle forze armate,
dall'ammodernamento di veicoli corazzati, ai sistemi laser e di puntamento, a
sistemi per aerei da combattimento». La Noga Lite, israeliana e sussidiaria
della Orlil, produce sistemi di visione notturna di alta tecnologia. La Afid
Spe, israeliana, produce occhiali di alta protezione. La M.D.T., israeliana, è
«uno dei leader di veicoli corazzati e produttrice del Landrover Defender». La
Radom Aviation, israeliana, opera modifiche agli elicotteri per l'uso
militare. La International Technologies, israeliana, produce sistemi ottici
militari per le forze armate israeliane, i Marines statunitensi e la Nato! La
Am General Corp. (South Bend, Indiana) è ora una sussidiaria del Renco Group
di New York, fondato nel 1980 dal miliardario Ira Rennert (interessi
nell'acciaio e nel carbone), ed è una storica produttrice di veicoli militari,
tra cui la famosa Jeep e oggi degli Hmmwv (High Mobility Multipurpose Wheeled
Vehicle). La Am General Corp. è apprezzata fornitrice di questi veicoli
speciali all'esercito statunitense, nonché fornitrice di 20 di loro (siamo nel
1997!) alla sunnominata Abridge Trading «cipriota». Infine, la Bell
Helicopters Holland, sussidiaria della Bell Helicopters Textron (Fort Worth,
Texas), è fornitrice della Difesa statunitense, associata con la italiana
Agusta e produttrice di noti elicotteri militari: agli jugoslavi, però, darà
solo pezzi di ricambio, essenziali, nel 1998!
Compagnie ukraine e russe a parte, appare assai improbabile che i maggiori
destinatari delle «commesse» jugoslave - società immerse fino al collo nelle
attività della Difesa statunitense ed israeliana e controllate da vicino dai
servizi segreti militari dei due paesi - non si fossero accorte del giochino
cipriota, tra i più usati e banali del mondo. Le «americane» si sono difese
dicendo che avevano venduto materiale civile (pezzi di ricambio per elicotteri
non meglio precisati; Hmmwv che in fondo sono dei gipponi corazzati se non
hanno in cima una mitragliatrice). Forse erano distratte, come molti
giornalisti italiani quando ci sono in ballo Israele e Stati Uniti. Forse,
anche, giocavano il solito gioco: «molte guerre, molti affari», «molti nemici,
molto onore». Dunque, se Telekom-Serbia c'entra con il rapporto Torkildsen è
semmai per dimostrare il contrario di quanto sostenuto su tanti media.
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