Diario di Enrico De Aglio, pubblica un articolo
su possibili brogli nel voto elettronico. La lettura
dell'articolo che vi propongo mi ha creato un grave
senso di angoscia. Il cavaliere prepara l'ultimo
imbroglio? Certo siamo in Europa, certo le regioni
sono amministrate quasi tutte dalla sinistra,
certo c'è il Presidente della Repubblica. Certo c'è
il riconteggio cartaceo. Ma sappiamo anche che
questa destra al governo non ha rispetto per le
istituzioni, aldilà delle ipocrite dichiarazioni di
facciata; che il loro capo non ha alcun senso
della democrazia che, anzi, disprezza;
sappiamo che Berlusconi è ossessionato dal potere e
dalla perdita della "roba" per cui è disposto a
tutto. Inoltre ci sarà un periodo particolare in
quanto il Presidente della Repubblica sarà limitato
nelle funzioni, dato che sarà il nuovo parlamento ad
eleggerne il successore (posto che poi Ciampi abbia
il coraggio di assumere decisioni drastiche, cosa
non fatta finora).
Immaginiamo lo scenario: Il 12 aprile si
annuncia una vittoria risicata di Berlusconi al
Senato, grazie al voto elettronico nelle quattro
regioni scelte per il test. La sinistra fa
ricorso ma ci vorranno mesi per riconteggiare le
schede e per seguire le vie legali del ricorso. Nel
frattempo è in carica il vecchio governo e Ciampi è
dimezzato nel potere in quanto il settennato è
scaduto. Nel frattempo la gente è scesa in piazza
fin da subito . Incominciano scontri e tafferugli..
Il governo per mano di Pisanu manda le forze dell'ordine a reprimere.
Le TV faranno passare l'idea che la sinistra
non sa perdere e ricorre alla violenza.
Fantapolitca? Io spero seriamente di sbagliare, ma
l'inchiesta di Diario non lascia dubbi.
Perchè mai si doveva imbastire sta roba se non c'era
l'obbiettivo di tentare il colpaccio? Credete sia un
caso?
E chi dice che i controlli ci sono e che
il sistema elettronico è inviolabile non sa di
quello che parla. Non esiste sistema , programma, pc,
mail inviolabile. Guardate
il filmato sul voto elettronico in America e poi
sappiatemi dire.
di giuseppe galluccio
L'Articolo di Diario
Qual è il
Paese che affida il conteggio elettronico dei voti
alla società americana protagonista dello scandalo
in Florida?
Qual è il Paese in cui il figlio del
ministro dell'Interno è un dirigente
di quella società?
Qual’ è il
Paese in cui tutto ciò avviene nel silenzio e a
trattativa privata?
Qual è il
Paese che sostituisce i prefetti con le miracolose
«chiavette» elettroniche in mano a 18 mila
neoassunti?
Qual è il
Paese in cui il premier accusa preventivamente
l'opposizione di brogli e schiera ai seggi 121 mila
«Legionari azzurri»?
E’
l'Italia, paese in cui c'è da scommettere che il
voto del 9 aprile non sarà tranquillo.
I brogli rientrano nella professionalità e nella
storia della sinistra. Qualcuno di loro si vantò,
nel 1996, di aver sottratto a Forza Italia un
milione e 705 mila voti...». Così Silvio Berlusconi
ha iniziato l'intervista a Lucia Annunziata del 14
marzo, quella poi finita con la fuga dallo studio
televisivo. I brogli elettorali sono la sua
ossessione. Li teme, li evoca, li denuncia da quando
si è buttato in politica. Da quando ha cominciato a
perdere, poi, l'ossessione è diventata
incontenibile. «Loro», quelli della sinistra, «hanno
un esercito di professionisti, a danno dei nostri
dilettanti, che vengono puntualmente fatti fessi»,
aveva gridato nel giugno 2004 dal palco di una
manifestazione elettorale perle regionali nella
rossa Sesto San Giovanni.Ora, per arginare i «professionisti» della sinistra, Berlusconi lancia alla carica i suoi «dilettanti»:
si chiamano «Legionari azzurri», si definiscono
«difensori del voto» e sono coordinati nientemeno
che da Cesare Previti. «Sì, noi pensiamo di mandare
persone per bene che cerchino di far sì che la
sinistra non possa cancellare la volontà degli
elettori», ha spiegato Berlusconi ad Annunziata. I
«Legionari» sono una schiera di attivisti di Forza
Italia che in tutto il Paese si stanno apprestando a
presidiare i seggi, come rappresentanti di lista,
per vigilare sulle operazioni elettorali.
Arriveranno al 9 aprile istruiti politicamente e
preparati tecnicamente, per evitare che «i rossi
continuino con i brogli». È già pronto un libretto
di otto pagine, tascabile per poterlo portare sempre
con sé, intitolato proprio I difensori del voto:
sarà il manuale per i 121 mila militanti di Forza
Italia chiamati a controllare i seggi. Sveglia
all'alba già il sabato 8 aprile, arrivo nelle
sezioni elettorali prima di tutti, contare e
ricontare le schede, non perdere di vista le urne.
uscire per ultimi, la sera, e non abbandonare mai,
ma proprio mai il proprio posto: questi i consigli «per non farsi
fregare». E in molte regioni sono già partiti i
corsi di formazione per i «Legionari». «In Lazio,
per esempio» spiega a Diario la coordinatrice
regionale di Forza Italia Beatrice Lorenzin,
«abbiamo già iniziato la preparazione dei 5.136
rappresentanti di lista che difenderanno il voto in
questa regione».I Legionari di Previti. Ma Forza Italia non ha
pensato solo ai rappresentanti di lista, da sempre
arruolati dai diversi partiti tra i loro militanti.
Nelle pieghe della nuova legge elettorale c'è
infatti anche una novità, passata finora
inosservata, che riguarda gli scrutatori e i
presidenti di seggio, cioè coloro che, regolarmente
remunerati, devono gestire i seggi, sovrintendere
alle operazioni di voto e infine scrutinare le
schede: non saranno più estratti a sorte, ma saranno
scelti e nominati dalle commissioni elettorali dei
Comuni, che dovranno attingere da elenchi di
volontari chiusi il 30 novembre 2005.
A quella data
la nuova legge elettorale era stata approvata
soltanto dalla Camera e doveva ancora essere votata
al Senato, dove sarebbe passata il 21 dicembre; ma
Forza Italia si era già portata avanti e aveva
mandato i suoi militanti a iscriversi in massa nelle
liste dei Comuni.
Così ad aprile una valanga di «Legionari azzurri»
s'installerà nei seggi non solo con il ruolo,
volontario e di controllo, di rappresentanti di
lista, ma con quello, operativo, ufficiale e
remunerato, di scrutatori. La coordinatrice
emiliano-romagnola Isabella Bertolini, per esempio,
già il 18 novembre aveva diffuso un appello ai
militanti: «Chiedete ai soci, ai simpatizzanti, agli
amici e ai conoscenti di Forza Italia di presentare
la domanda di iscrizione all'albo degli scrutatori
del loro Comune di residenza... Non lasciamo che
anche questa volta i seggi elettorali restino in
mano alle sinistre... Con le modifiche introdotte
dalla nuova legge elettorale ora possiamo davvero
cambiare le cose».
Il campo avverso non è stato invece così pronto ad
annusare il cambiamento legislativo prima che
diventasse realtà. «Ma non siamo preoccupati»,
spiega Nora Radice, responsabile organizzativa
provinciale dei Ds milanesi. «Secondo le nostre
informazioni, non ci sono state corse all'iscrizione
negli albi. E i nostri rappresentanti di lista
vigileranno in ogni seggio». La dirigente svela un
altro retroscena della spericolata legge approvata
dal centrodestra.
«La commissione elettorale del
Comune di Milano ha estratto a sorte gli scrutatori,
come prevedeva la vecchia normativa, e poi li ha
nominati in blocco, come stabilisce la nuova». Ve
l'immaginate la povera commissione, se avesse dovuto
votare uno a uno, nome per nome, gli scrutatori di
un migliaio di seggi? E ve li immaginate cinque
giudici in tutto chiamati a dirimere le
controversie che possono sorgere in un parco di
circa 5 milioni di schede lombarde? È un'altra
novità della legge, che per il Senato ha soppresso
gli uffici circoscrizionali presenti in ogni
capoluogo di provincia e ha accollato l'ultima fase
di controllo del voto a un ufficio regionale unico.
Non per niente il presidente della commissione
elettorale lombarda, Domenico Urbano, ha reclamato
altri 60 giudici da aggiungere ai suoi quattro
commissari.
«Berlusconi continua a parlare di brogli. Chi parla
troppo di una cosa, la pensa e la evoca», commenta
Beatrice Magnolfi, parlamentare dei Ds. Che possa
scattare un meccanismo simile a quello che in
psicoanalisi si chiama proiezione, quando si
attribuisce agli altri un proprio desiderio? Proprio
Magnolfi, che in passato è stata assessore all'Innovazione a
Prato, in questa legislatura ha scelto di essere,
come si definisce, «il cane da guardia del ministro
dell'Innovazione Lucio Stanca» e il 10 febbraio, per
chiudere in bellezza, gli ha presentato
un'interrogazione sullo scrutinio elettronico che
sarà sperimentato al prossimo appuntamento
elettorale.
Sì, perché il 9 e io aprile non
proveremo soltanto una nuova legge bislaccamente
proporzionale, definita «una porcata» da uno dei
suoi inventori, con incerti premi di maggioranza,
con candidati tutti imposti dai vertici dei partiti
e con una scheda grande come un manifesto. Ci sarà
anche un'altra grossa novità: nelle 12.680 sezioni
di quattro regioni, oltre m milioni di persone (più
di un quinto degli elettori italiani) saranno
chiamati a votare con la tradizionale matita sulla
tradizionale (benché ben più ampia) scheda, ma poi i
loro voti saranno scrutinati al computer: grande
modernizzazione, inevitabile aggiornamento
tecnologico, prezioso risparmio di tempo. Ma anche
complessa storia di rischi e commistioni che vale
la pena di raccontare. Votare Stanca.
Tutto comincia il 13 gennaio 2006,
quando il governo vara il primo decreto legge
dell'anno, con il numero 1. Come capita spesso al
gabinetto Berlusconi, nel provvedimento c'è dentro
un po' di tutto: disposizioni urgenti per il voto da
casa di elettori che non possono spostarsi;
ammissione ai seggi di osservatori dell’Osce (l’organizzazione
per la sicurezza e la cooperazione in Europa); ma
soprattutto disposizioni per lo scrutinio
elettronico. Sperimentazioni erano già state
compiute alle europee del 2004 e alle regionali del
2005, questa volta però è una bella fetta di
elettori a essere interessata alla sperimentazione:
il 20 % delle sezioni. E per la prima volta
allo scrutinio informatizzato è stato assegnato
valore giuridico. Le schede di carta resteranno in
archivio, ma saranno estratte dagli scatoloni
soltanto in caso di contestazioni. Le regioni coinvolte sono state scelte, secondo il
ministro Stanca, «con il criterio del bilanciamento
territoriale»: una al Nord, la Liguria; una al
Centro, il Lazio; una al Sud, la Puglia; un'isola,
la Sardegna. Guarda caso, però, sono tutte regioni
in cui gli esiti elettorali sono incerti e che
peseranno in maniera determinante per l'assegnazione
dei premi di maggioranza (regionali, appunto) per il
Senato.In ognuna delle 12.680 sezioni coinvolte ci sarà un
computer, due schermi video e un operatore
informatico. Mentre gli scrutatori procederanno allo
scrutinio tradizionale, contando i voti e impilando
le schede, l'operatore digiterà i voti sulla
tastiera e li controllerà su uno degli schermi,
mentre il secondo sarà a disposizione degli
scrutatori. Finita la conta, i dati di ogni sezione
saranno inseriti in una «chiavetta» Usb. Le diverse
«chiavette» Usb di tutte le sezioni presenti in un
unico plesso (edificio) saranno portate a mano e
inserite nel computer di plesso. Da qui una linea
dedicata trasmetterà i dati direttamente e
rapidissimamente al Viminale. Bello? Sì. Ma anche sicuro? Al riparo da brogli
informatici? Chi ricorda le feroci polemiche seguite
al voto del 2000 per le presidenziali americane in
Florida non può non porsi almeno il problema. Ma al
ministero dell'Innovazione il portavoce di Stanca,
Dario de Marchi, risponde che non c'è alcun rischio:
«Le memorie Usb assegnate alle sezioni saranno
inizializzate, dunque non potranno essere sostituite
con altre. E la trasmissione dati a Roma sarà
effettuata con una rete dedicata, assolutamente
sicura». I tecnici del ministero possono
intrattenere a lungo gli interlocutori su chiavi di
sicurezza, codici identificativi, doppie password,
trasmissioni Dmz...
Dopo le prime sperimentazioni di questo sistema,
alle europee del 2004, il ministero ha costituito
una commissione sul voto elettronico. Con quali
risultati? «Avevamo segnalato diversi punti
critici», ricorda Maurizio Migliavacca, coordinatore
della segreteria Ds, che ne ha fatto parte. «Il
punto fondamentale riguarda la formazione di
presidenti e scrutatori dei seggi, ma soprattutto
degli operatori tecnici: chi li sceglie? come? che
formazione ricevono? Visto che si tratta di
personale di aziende private, chi li controlla e chi
garantisce per loro? E dato che i risultati delle
regioni coinvolte nella sperimentazione saranno
definitivi prima degli altri, chi garantirà una
corretta comunicazione al pubblico? Non so se tutti
questi punti critici siano stati presi in
considerazione per il 9 e 10 aprile». Lunedì io aprile, dopo le ore 15, 2
mila chiavette Usb con il voto dei cittadini italiani cominceranno
a girare per l'Italia in tasca a soggetti privati.
C'è da stare tranquilli? «Lo scrutinio elettronico è
un vantaggio perché è veloce, ma per stare
tranquilli ci vorrebbe il controllo finale di una
commissione presso il ministero dell'Interno,
composta anche da rappresentanti dei diversi
schieramenti politici», conclude Migliavacca. «E
vorrei che i dati arrivassero anche ai singoli
Comuni, come già avviene per lo spoglio cartaceo». Trattativa privata. Per niente tranquilla Beatrice
Magnolfi, la deputata «cane da guardia del ministro
dell'Innovazione»: «Il 10 febbraio 2006 ho
presentato
un' interrogazione a Stanca, ponendo una
serie di domande.
Come saranno garantite
l'attendibilità e la correttezza delle procedure di
rilevazione informatizzata dello scrutinio?
Come
possiamo essere davvero sicuri che le memorie Usb
non possano essere manomesse?
Perché non è prevista
alcuna protezione per il trasporto di queste
chiavette dalle sezioni al computer di plesso?
Che
tipo di linea sarà quella utilizzata per la
trasmissione dei dati al Viminale?
Ma non basta. C'è un altro ordine di problemi:
come
mai un'operazione che verrà a costare oltre 34
milioni di euro è stata affidata a trattativa
privata?
E chi sceglierà gli operatori informatici
(saranno circa 18 mila) che faranno lo scrutinio
informatico?
E con quali criteri saranno scelti?
Sono tre le aziende coinvolte nell'operazione:
Telecom Italia, Eds *
e Accenture**.
Telecom gestisce la
fetta maggiore del budget, fa da capocommessa e
fornisce le linee per la trasmissione, ma anche
tutto l'hardware. Eds, multinazionale Usa, ha
sviluppato il software e coordina gli operatori.
Accenture, la più grande azienda di consulenza al
mondo, ha ottenuto un subappalto e in questo gioco
fa il suo mestiere, cioè la consulenza. Le tre
aziende sono state riconfermate nel gennaio di
quest'anno, dopo aver svolto insieme le
sperimentazioni precedenti, alle europee del 2004 e
alle regionali del 2005. Ma i 18 mila operatori
informatici saranno forniti da un'altra azienda, la
Ajilon, che fa parte della multinazionale del lavoro
interinale Adecco. L'appalto è stato assegnato a trattativa privata
per ragioni d'urgenza, perché non c'erano i tempi
per fare la gara», spiega Dario de Marchi. Il
ministro Stanca lo ha ribadito nella sua risposta
del 23 febbraio all'interrogazione di Beatrice
Magnolfi: «Il decreto legge numero 1 del 2006 ha
espressamente previsto che tale affidamento avvenga
in deroga alle norme di contabilità generale dello
Stato, stante il brevissimo lasso di tempo
disponibile prima della consultazione elettorale; lo
svolgimento delle procedure ordinarie sarebbe stato
impossibile in tempi tanto ristretti».>Elezioni: imprevedibili? Così un appalto
delicatissimo e di valore consistente, per
l'avvenimento più prevedibile e programmabile che
esista in democrazia, cioè le elezioni, è stato
assegnato a trattativa privata al maggiore operatore
telefonico italiano e a due multinazionali di
origine statunitense. Eds è il colosso di gestione
dati fondato da Ros Perot, il miliardario americano
che in passato tento dì conquistare la Casa Bianca
come candidato indipendente. Accenture è il nuovo
nome assunto dalla Andersen Consulting dopo essere
stata coinvolta nello scandalo Enron. Fattura 14
miliardi di dollari con le commesse del governo
americano di George W. Bush. Ha sede fiscale nelle
isole Bermuda ed e notoriamente legata al Partito
repubblicano, di cui è grande finanziatrice.
I democratici americani e numerose inchieste della
stampa l'accusano di aver fornito un database per le
liste elettorali delle ultime presidenziali in
Florida da cui erano stati espunti, in base alla
loro fedina penale, neri e ispanici (solitamente
orientati verso i democratici). Lo scorso anno ha
ricevuto dal governo una nuova commessa da 10
miliardi di dollari per un sistema di controllo per
gli stranieri che entrano ed escono dagli Usa. Ne
gli Stati Uniti Accenture è oggi subcontractor di
una società che si chiama Election.com per il
trattamento generale dei dati elettorali. Una parte
di questa società è stata acquistata da uomini
d'affari sauditi che vogliono rimanere anonimi. In Italia Accenture entra di forza nelle commesse
governative a partire dal 2001, quando l'ingegner
Mario Pelosi, uno dei grandi manager mondiali di
Accenture, diventa prima consigliere tecnico del
ministro Stanca e poi capo dipartimento del
ministero dell'innovazione. Il progetto di scrutinio
elettronico oggi è seguito da due manager Accenture,
Carlo Loglio e Angelo Italiano, ma il nome più noto
nell’azienda è un altro: Gianmario Pisanu, partner
di Accenture e figlio del ministro dell'interno
Giuseppe Pisanu.
Già nel 2002, Accenture Italia del sardo Gianmario
Pisanu era stata coinvolta nel megaprogetto (poi
bloccato) di digitalizzazione della Sardegna: una
torta da 48 milioni di euro da dividere con altri
compagni di cordata. Ma nel Paese dei conflitti
d'interesse, oggi nessuno sembra essersi
scandalizzato per il fatto che l'appalto per lo
scrutinio elettronico di un quinto degli elettori
italiani sia stato concesso a trattativa privata
all'azienda di cui è partner il figlio di un
ministro: sarà l'azienda di Gianmario Pisani a
inviare i dati elettorali al Viminale, dove li
accoglierà, paterno, Giuseppe Pisanu (candidato di
Forza Italia in Puglia).
L'altro ministro coinvolto nella partita, Lucio
Stanca, è ministro «tecnico» dell'Innovazione e
della tecnologia: dovrebbe essere dunque una
garanzia d'imparzialità. Peccato che sia candidato
di Forza Italia in Calabria, Umbria e Piemonte. Più
in generale, duello che sconcerta è che - in
sordina, senza adeguata informazione e senza alcun
dibattito nel Paese - sia stata di fatto
privatizzata una parte dello Stato, un pezzo di
ministero dell' lnterno, e proprio nel cuore del
gioco democratico: saltate le Prefetture e il
Viminale, la correttezza delle elezioni è affidata
in quattro regioni italiane ai computer, alle
«chiavette» Usb, alla trasmissione dati e al
personale tecnico di Telecom, Eds, Accenture, Adecco. Questo proprio nel momento in cui il Paese è
scosso dallo scandalo degli spioni di Francesco
Storace che tentavano ai falsare il voto in Lazio.
In cui Telecom compra pagine di quotidiani per
spiegare che l'azienda non è coinvolta nelle
intercettazioni abusive. E in quattro regioni
considerate «in bilico», cruciali per la vittoria di
uno dei due schieramenti in gara.
Guarda il video
*
Pare che su EDS ci sia stata confusione . Esiste una EDS (Election
Data Service) che sarebbe quella che ha operato per le lezioni
americane ed una EDS ( Electronic Data System) che con la sua
divisone Italia SpA ha vinto l'appalto italiano .
Questo è quanto da me trovato.
Leggi
**
C'è questa precisazione sul sito di
Jacopo FO la riporto, ma non sono in grado di dire come stanno
realmente le cose.
Comunicato di
rettifica: Accenture non e' la Arthur Andersen ne' c'entra con i
sospettati brogli elettorali!
Grazie alle critiche di alcuni lettori abbiamo scoperto che
nell'edizione straordinaria di Cacao c'e' una inesattezza grave: si
e' confusa la Accenture con la Arthur Andersen. La storia e'
complessa. Inizialmente esisteva la Arthur Andersen. Nel 1989 la
Andersen Consulting diventa una societa' separata. Nel 1998 Andersen
Consulting impugna il contratto con Arthur Andersen (riguardava la
compensazione degli utili tra le due aziende
http://en.wikipedia.org/wiki/Andersen_Consulting ). Nel 2000 la
Andersen Consulting a seguito di una causa contro la Arthur Andersen,
paga e cambia nome diventando Accenture. Quindi e' un errore
imputare a Accenture i peccati di Arthur Andersen. Ma l'errore e'
doppio perche' a sua volta Arthur Andersen, non e' implicata nei
sospetti di brogli nelle elezioni in Usa ma solo nello scandalo
Enron. E' la Eds, collegata a Eds Italia, terza azienda che gestira'
i conteggi elettronici nelle prossime elezioni in quattro regioni
italiane, ad aver partecipato tecnicamente alla realizzazione del
voto elettronico Usa, contestato da molti. Mi scuso per l'errore con
i lettori e con la Accenture. Tutta la discussione collegata a
questo sbaglio e' pubblicata su
http://www.jacopofo.com/?q=node/1158#comment Jacopo Fo
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