sito deberlusconizzato

Morte di un reporter "unembedded" 

 

da: http://www.megachip.info/modules.phpname=Sections&op=viewarticle&artid=143

Gary Webb, coraggioso giornalista investigativo che è stato vittima dei più feroci attacchi da parte del sistema mediatico a danno di un reporter, è stato trovato morto venerdì scorso, sembrerebbe si sia suicidato.

Nell’agosto del 1996, Webb scrisse uno dei primi pezzi giornalistici che arrivavano a raggiungere un’audience di massa attraverso Internet: un articolo esplosivo, di 20,000 parole, in una serie di tre storie che documentavano le connessioni tra i trafficanti di cocaina, l’epidemia del crack degli anni ’80 e i paramilitari Contras nicaguaregni organizzati dalla CIA.  Gli articoli suscitarono grande interesse fra le comunità afro-americane, portando a proteste di piazza, ad un continuo dibattito sulle radio nere e alla richiesta, da parte dei membri del Black Caucus al Congresso, di un’investigazione governativa. Ma alcune settimane più tardi, Webb venne investito da una rabbiosa sferzata da parte dei mass media nazionali, che non erano abituati a vedere sminuito il loro ruolo di gatekeeper per mano di un medium emergente quale era la rete.

La serie al tritolo di Webb, per il San Jose Mercury News, documentava che fra i fondatori dei Contras si annoveravano narcotrafficanti che avevano avuto un ruolo fondamentale nell’epidemia di crack che aveva colpito Los Angeles e altre città. I pezzi di Webb si concentravano su Oscar Danilo Blandon, un trafficante di cocaina ed informatore dell’FBI, che aveva un tempo testimoniato in una corte federale: "qualunque cosa portassimo a Los Angeles, i profitti andavano alla rivoluzione dei Contras".  Blandon testimoniò che il colonnello Enrique Bermudez, un uomo della CIA che aveva condotto i paramilitari contro il governo Sandinista, era al corrente che i finanziamenti arrivavano dalla droga. (Bermudez era colonnello durante la dittatura di Somoza in Nicaragua.)

Webb raccontò che alcuni funzionari governativi lamentavano che la CIA aveva insabbiato delle prove sul legame con la droga di Blandon e del suo partner Norwin Meneses, in nome della sicurezza nazionale. La droga di Blandon scorreva per Los Angeles e in altre città grazie alla leggendaria "Freeway" di Ricky Donnell Ross, che forniva crack alle bande dei Crisp e dei Bloods.
Se gli articoli di Webb hanno forse esagerato un po’ i fatti nel presentare le prove (una controversa immagine sul sito del Mercury News rappresentava un tizio che fuma crack in sovrimpressione sul simbolo della CIA), questa documentazione ha però smosso enormemente quella storia "CIA-Contras-cocaina" che i media nazionali hanno cercato di nascondere per anni. Ogni esagerazione nella versione del Mercury News veniva oscurata da un menzognero attacco a Webb da parte di New York Times, Washington Post e Los Angeles Times.

Il Washington Post e gli altri criticavano Webb per essersi riferito ai Contras come "l’armata della CIA" – un’obiezione assurda, visto che diverse fonti, compresi i leader dei Contras sostenevano che era stata la CIA a costituire il gruppo, sceglierne e stipendiarne i capi e dirigere le strategie di guerriglia quotidiana.

Il Washington Post profuse fiumi d’inchiostro per dire quell che Webb aveva già riconosciuto: che mentre era in grado di documentare l’implicazione dei Contras con l’importazione di cocaine, non era invece riuscito ad identificare specifici funzionari della CIA che fossero a conoscenza del traffico di droga. 
La ferocia dell’attacco a Webb spinse l’ombudsman del Post a notare che I tre quotidiani nazionali "dimostravano maggior passione nello scovare le falle" nella serie di Webb, che nel verificare l’importante questione che egli aveva sollevato: la connivenza del governo americano con il traffico di droga.

Il pacchetto anti-Webb del Los Angeles Times era interessante per come trattava la Freeway di Ricky Ross, il trafficante che Webb aveva autorevolmente connesso al fondatore dei Contras, Blandon.  Due anni prima delle rivelazioni di Webb, il L.A.Times riportò: "se ci fu una mente criminale dietro il regno decennale del crack, se ci fu un capitalista fuorilegge responsabile di aver inondato le strade di Los Angeles con un mercato di massa di cocaina, il suo nome era Freeway Rick." In un profilo di Ross, titolato "Il sovrano deposto del crack" il Times spiegava di questo "primo multimilionario del crack" e di come Ross stesse vendendo più di 550 mila $ di dosi al giorno, un giro sorprendente che metteva la droga alla portata di chiunque avesse qualche soldo.

Ma due mesi dopo che la serie di Webb aveva portato alla luce il legame tra Ricky Ross e la cocaina dei Contras, il L.A. Times raccontò tutta un’altra storia, cercando di minimizzare il ruolo di Ross nella diffusione del crack: Ross non era che uno dei molti "personaggi intercambiabili… sovrastati" da altri trafficanti. Il reporter che aveva scritto il profilo di Ross nel 1994 fu lo stesso al quale venne affidata la prima pagina con la critica a Webb nel 1996: il critico dei media Norman Solomon disse che "pareva un tribunale per l’abiura."

L’iperbolica reazione contro la serie di Webb può essere compresa solo nel contesto di anni di distorsione e animosità verso la storia del legame tra Contras e cocaina da parte dei media mainstream.  Bob Parry e Brian Barger scrissero del link Contras-cocaina per l’Associated Press nel 1985, al tempo il presidente Reagan salutava i Contras come "l’equivalente morale dei Padri Fondatori". La storia non ebbe alcun seguito.

Nel 1987 la House Narcotics Committee, presieduta da Charles Rangel, provò le voci sul legame Contras – droga e sentenziò che occorrevano ulteriori investigazioni. Il Washington Post in seguito distorse i fatti con il titolo: "Hill Panel Finds No Evidence Linking Contras to Drug Smuggling," e rifiutò di pubblicare la lettera di smentita di Rangel.
Quello stesso anno, il corrispondente di Time magazine, Laurence Zuckerman, insieme ad un collega, trovò prove evidenti del legame tra i Contras e il traffico di cocaina, ma la pubblicazione della loro storia fu bloccata dai vertici del giornale. Un caporedattore ammise, in una conversazione privata con Zuckerman: "Il Time è istituzionalmente legato ai Contras. Se la storia fosse stata sui Sandinisti e la droga, non avresti avuto nessun problema a fartela pubblicare". (Sia il New York Times che il Washington Post fornirono aiuti ai Contras, nonostante la copiosa documentazione sulle violazioni dei diritti umani e le violenze praticate sui civili).

Nel 1989, quando il senatore John Kerry rilasciò un rapporto che condannava la complicità del governo statunitense con i Contras legati ai narcotrafficanti, il Washington Post uscì con un breve pezzo, carico di tutte le critiche del partito Repubblicano a Kerry, mentre Newsweek soprannominò Kerry un "fanatico della teroia del complotto".
Negli articoli apparsi in questi giorni sulla morte di Webb sui media mainstream non a caso si glissa su un punto chiave: l’investigazione interna avviata dalla CIA in seguito alla serie di Webb e le sensazionali ammissioni che ne conseguirono. L’ispettore generale della CIA, Frederick Hitz, nell’ottobre del 1988, riportò che la CIA era senz’altro a conoscenza dei presunti legami tra Contras e narcotrafficanti e che il leader dei Contras avevano stabilito questi legami fin dall’inizio e che gli informatori della CIA avevano avvertito l’agenzia di queste attività.

Quando Webb inciampò sulla storia dei Contras e della cocaina, non poteva certo immaginarsi la furia con la quale i giornalisti dei grandi quotidiani nazionali si sarebbero scagliati su di lui - un bombardamento che l’ha tagliato fuori dagli ambienti giornalistici mainstream. Ma Webb rispose con coraggio e dignità, scrivendo un libro (Dark Alliance: The CIA, the Contras, and the Crack Cocaine Explosion) che presentava la sua versione della storia e che insisteva sul punto che i fatti sono più importanti del potere costituito e dell’ideologia. Egli merita di essere ricordato nell’orgogliosa schiera di muckrakers quali Ida Tarbell, George Seldes and I.F. Stone.

In un’era di reporter "embedded", sentiremo particolarmente la mancanza di un "unembedded" come Gary Webb.

Jeff Cohen*

Articoli collegati:

www.fair.org/issues-news/contra-crack.html  
www.consortiumnews.com/2004/121304.html
Chaining The Watch Dog


* Jeff Cohen è il fondatore di FAIR (www.fair.org)

(tratto da www.dissidentvoice.org – traduzione di Anna Marchi)

 

                

home|contatti|curiosità |cerca nel sito| chi siamo | archivio

Il sito non è protetto da copyright (is copyleft), tutto il materiale è disponibile per chiunque ne avesse interesse, si prega solo di citarne la fonte. G.G

 

 

dal 31/8/06: