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Il proibizionismo

da :http://www.fuoriluogo.it/schede/marij1.htm

COSI' FU CREATO IL MOSTRO MARIJUANA
di Claudio Cappuccino (da Fuoriluogo n. 3 - nuova serie - 30 luglio 1996)

La Cannabis, secondo Ernest L. Abel, è stata usata dall'uomo per almeno 12000 anni. I resti più antichi sono stati rinvenuti a Taiwan. In Cina e in India, l'uso della canapa non solo come fonte di ottime fibre o di semi oleosi, ma anche come farmaco e sostanza inebriante è ben documentato già in scritti del secondo o terzo millennio avanti Cristo.

Dall'Estremo Oriente, la coltivazione della canapa si espande velocemente verso l'Asia Minore e l'Europa. Resti di foglie e semi sono stati trovati in un'urna funeraria del 500 a.C. circa, scoperta vicino a Berlino. Infine, verso il 1550, portata dai colonizzatori spagnoli e portoghesi, e forse anche dagli schiavi africani, la canapa arriva nelle Americhe.

La maggior parte dei tessuti e della carta, le vele delle navi, le corde - dallo spago alle gomene - sono in quell'epoca ottenuti dalle lunghe e robuste fibre della canapa.

Per i primi 11000 e rotti anni di convivenza fra esseri umani e Cannabis, nessuno si preoccupò particolarmente del fatto che questa pianta dai mille usi era anche una potente droga psicoattiva. Semmai, questo la rendeva più interessante. In Francia, intorno al 1850, la canapa indiana diventa famosa. Il dottor Moreau, psichiatra di Tours, ne studia gli effetti confrontandoli con le manifestazioni delle malattie mentali. Gli adepti del Club des Hachischins di Parigi, tra i quali Gautier, Dumas padre e Baudelaire, descrivono le loro sensazioni di raffinati e colti mangiatori di hachisch che frequentano i teatri, i concerti, l'opera, e scrivono romanzi e poesie. Anche negli Stati Uniti d'America, nel 1857, il rispettabile signor Fitz Hugh Ludlow di Poughkeepsie, nello stato di New York, cultore delle Mille e una notte e delle Confessioni di De Quincey, descrive le sue straordinarie esperienze con l'estratto di Cannabis indica comprato nella farmacia sotto casa: il suo libro, The Hasheesh Eater, riscoperto vent'anni fa, è diventato uno dei cult?books della letteratura alternativa americana.

Ma un destino avverso era in agguato...
Nel 1892 ad Altoona (Pennsylvania, USA) nacque, ottavo e penultimo figlio di un ex?barbiere immigrato dalla Svizzera, il piccolo Harry J. Anslinger. L'innocente, crescendo, si sarebbe trasformato in un potentissimo burocrate destinato a lasciare un bel segno nella storia poliziesca, non solo americana, del Novecento e avrebbe attivamente contribuito a rovinare la vita di milioni di esseri umani sparsi in tutto il mondo. Qui racconteremo solo una piccola parte delle sue imprese, quelle che riguardano la vera e propria creazione del mostro marijuana e lo scatenamento di una guerra non vittoriosa ma lungamente e tenacemente combattuta.
A inizio '900, negli Stati Uniti, la marijuana era usata da decenni senza clamore. La fumavano abitualmente i musicisti di jazz di New Orleans e i braccianti messicani del Texas e della California. La compravano liberamente in farmacia per il mal di testa, l'insonnia o chissà cos'altro migliaia di rispettabili cittadini americani, dal New England alla Florida, dalla Georgia all'Oregon. Del resto, salvo qualche restrizione locale per l'uso dell'oppio da fumo, la stessa cosa valeva per l'oppio, la morfina e la cocaina. Finalmente, nel 1914 entra in vigore l'Harrison Act che regolamenta l'uso dei 'narcotici' (oppio e derivati, cocaina) assoggettandoli a prescrizione medica. Ma la Cannabis non è presa in considerazione. Nel 1919, arriva il Proibizionismo con la P maiuscola: ormai, senza prescrizione medica, anche l'alcool è fuorilegge. La Cannabis ancora no.

In questo clima, il piccolo Harry cresce e coltiva le sue ambizioni. Come molti giovani intraprendenti, tenta strade diverse. Per un po' ? sono i tempi del muto ? strimpella il piano in un cinema. Ma sul finire degli anni '20, arriva la svolta. Ottenuto l'incarico di vice?console a Nassau nelle isole Bahamas, sotto dominio inglese, Anslinger scopre la sua vera vocazione. A Nassau regnano i contrabbandieri di alcolici che, del tutto ignorati dalle autorità britanniche, fanno fior di dollari inviando liquori negli USA. Anslinger, indignato per la scandalosa indifferenza dei rappresentanti di Sua Maestà verso una legge degli Stati Uniti d'America, riesce a negoziare con gli inglesi un accordo per controllare sistematicamente le rotte delle navi. Questo accordo internazionale complica molto la vita dei contrabbandieri, e il successo porta all'assegnazione del vice?console Anslinger alle dirette dipendenze del Ministero del Tesoro. E' forse solo una malignità osservare che nel frattempo il nostro aveva sposato una nipote del ministro...

Negli Stati Uniti, il controllo dell'alcool e dei narcotici era stato assegnato al Ministero del Tesoro in quanto ogni uso lecito di queste sostanze prevedeva il pagamento di una tassa. Anslinger dapprima si occupa solo della lotta contro l'alcool, ma nel 1930 nessuno è più qualificato di lui per assumere l'incarico di Commissario del neonato Federal Bureau of Narcotics, con pieni poteri per la lotta alla 'droga'.
Il fallimento del Proibizionismo è già più che evidente, tant'è vero che nel 1933 Roosevelt chiude il 'nobile esperimento': birra e liquori possono di nuovo essere liberamente venduti, comprati e consumati. Per buona fortuna di Anslinger che avrebbe potuto vedersi la carriera rovinata, restano proibite le altre droghe. Anslinger da quel momento non si limita al tradizionale gioco a guardie e ladri ? un affare a me, una tangente a te ? contro gli oppiacei e la cocaina. Fa sul serio. Mette in luce grandi qualità di spietato ed efficientissimo burocrate: attacca brutalmente gli avversari più deboli, aggira abilmente le obiezioni dei più autorevoli, letteralmente perseguita qualche medico che continua a prescrivere 'droghe' ai suoi pazienti tossicodipendenti. Ma non è questo che ora ci interessa. Ci interessa come Anslinger lucidamente partecipi alla creazione di un nuovo mostro-droga, il mostro marijuana, per darlo al momento buono in pasto all'opinione pubblica ancora scossa dalla Grande Crisi, con questo contemporaneamente promuovendo se stesso e il Bureau come uniche forze capaci di contrastare il Male. Qui sono le vere basi della 'guerra alla droga' che continua ancora oggi: non si può infatti escludere che senza le capacità tecniche, l'abilità politica, l'ambizione e la sete di potere di Harry J. Anslinger, la proibizione dei narcotici avrebbe fatto l'ingloriosa fine di quella dell'alcool.

Anslinger cerca subito di espandere il suo campo di azione, e inizia a documentarsi sulla marijuana: perché mai era stata esclusa dall'Harrison Act? Ottiene dalla potente American Medical Association un documento in cui 29 su 30 fra farmacisti e medici descrivono perché la Cannabis non va confusa con i 'narcotici': Anslinger seleziona l'unica opinione dissenziente. Come in tutte le storie di successo, il caso (magari leggermente aiutato) ha la sua parte: proprio in quel periodo, lettere di cittadini allarmati per la diffusione di questa 'nuova' droga cominciano a comparire sui giornali (specialmente a New Orleans) o arrivano direttamente al Narcotics Bureau. Qualche articolo preoccupato solleva il caso marijuana su riviste mediche o legali: il consumo di marijuana si espande nelle grandi città del nord?est, soprattutto ? almeno così si dice ? fra i giovani. Anslinger raccoglie (e magari ispira) documenti, infiltra i suoi agenti fra venditori e consumatori di marijuana, segue con trepidazione il crescere di un embrionale movimento anti?marijuana. Ma è prudente. Nel 1934 è sotto attacco e rischia di perdere il posto. In varie lettere dirette ai più stretti collaboratori del presidente Roosevelt viene accusato di costruirsi una carriera a spese di persone malate e infelici. Un senatore lo denuncia come razzista e ne chiede le dimissioni. Anslinger non si espone, ma fa muovere dietro le quinte i suoi potenti amici. Confermato nell'incarico, si rimette in luce con l'attacco finale sulla marijuana, di cui chiede ripetutamente l'inclusione nelle leggi proibizioniste. Nelle parole di Larry Sloman, "alla fine del 1935 la nuova strategia di Anslinger sembrava funzionare - forse anche troppo bene. Focalizzando l'attenzione sulla marijuana ... una specie di Frankenstein era stato mandato libero per il paese". I giornali scandalistici rispondono. La marijuana diventa la 'droga assassina', responsabile di omicidi a catena. Nel 1936, il giornalista Kenneth Clark inizia così un suo articolo pubblicato su una grande catena di giornali: "Sconvolgenti crimini di violenza stanno aumentando. Assassinî, stragi, crudeli mutilazioni, ferimenti compiuti a sangue freddo - come se un orrendo mostro percorresse impazzito la terra. Le allarmate autorità federali e statali attribuiscono molte di queste violenza alla 'droga assassina', come gli esperti chiamano la marijuana". Gli esperti!

Anslinger ha ormai deciso che la gravità del caso marijuana ne richiede l'inclusione nella legge federale sui narcotici. Tuttavia, non è facile abbattere gli ostacoli tecnici e costituzionali, e il nostro prende prudentemente una strada tortuosa che permetta di aggirarli. Già da tempo tiene un ricchissimo archivio di appunti, notizie e soprattutto storie orripilanti sulla killer drug, la 'droga che dà il piacere di uccidere senza motivo'. In una serie innumerevole di interventi pubblici, sono ripetute all'infinito le sue potenzialità maligne: demenza, pazzia, decadimento fisico, fino ad 'accessi di rabbia delirante che spesso sfociano in efferati delitti'...

Anslinger ingigantisce abilmente il problema, pur limitandosi apparentemente a descriverlo ? che è anche il modo migliore per ottenere sempre maggiori finanziamenti per il Narcotics Bureau e quindi, sempre più potere. E il mostro appena nato cresce sano e robusto. Nel gennaio 1937 viene convocata dal Ministero del Tesoro una Conferenza per la valutazione dello status della Cannabis sativa. Il 27 aprile, iniziano al Congresso le sedute sul Marijuana Tax Act. Segue il Senato. Nel luglio, il tocco del maestro: Anslinger - in collaborazione con un certo C.R. Cooper - pubblica sull'American Magazine un articolo rimasto famoso: 'Marijuana, assassino della gioventù'. Il pieno successo non può mancare: il primo settembre 1937, il Marijuana Tax Act - la legge proibizionista che nel giro di pochi anni sarebbe arrivata a proibire definitivamente anche gli usi medici della Cannabis - entra in vigore.

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