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POLVERE DI STALLE

 

In omaggio ai migliori film di Alberto Sordi, va in onda l'ultima puntata delle comiche di Antonio Baldassarre e della sua dolce metà, il professor Ettore Albertoni. I due noti caratteristi di viale Mazzini, a metà strada fra Giani & Pinotto e Ric & Gian, senza nulla togliere a Max & Tux, erano stati scelti ‑ si disse ‑ per la loro competenza e la loro indipendenza. Baldassarre infatti era presidente della Sisal senza aver mai fatto una schedina del Totocalcio, mentre Albertoni era (ed è) assessore regionale della Lombardia dove si era distinto per il varo del capodanno celtico.

Ora il duo, contravvenendo al detto secondo cui sono sempre i migliori che se ne vanno, saluta il suo affezionato pubblico dopo appena un anno di consiglio amministrazione. Un consiglio che al momento della nomina, appena un anno fa (22 febbraio 2002), il cosiddetto ministro Gasparri aveva salutato come cuna scelta epocale», praticamente «l'inizio di una nuova era». E in effetti ai nostri eroi sono bastati dodici mesi per lasciare un segno indelebile sulla Rai, grazie alla straordinaria collaborazione di Agostino Saccà, quello che tiene famiglia, e tutta in Forza Italia. Fuori Biagi, Santoro e Luttazzi, dentro Solenghi e Lopez (muti) e Socci (purtroppo parlante), sotto con la D'Eusanio, con le new entry dell'arbitro Moreno e di Monica Lewinski. Diciamolo: hanno dato il massimo.

Al loro passo di addio (ma speriamo sia solo un arrivederci), ci sia consentito un cenno di saluto adeguato al loro talento comico. Li ricorderemo con le loro battute migliori, ormai scolpite nella pietra della Storia. A futura memoria.

Baldassarre, al primo giorno di scuola: «Sono una persona senza partito e non so da chi sono lottizzato. La mia Rai, per la prima volta nella sua storia, sarà indipendente dai politici. Se hanno scelto me, evidentemente è perché si aspettano una funzione di garanzia e di moderazione, soprattutto di garanzia dell'imparzialità. La mia  Rai sarà una televisione imparziale,pluralista, colta e senza volgarità. Una tv intelligente. Basta con programmi beceri» (22‑2‑2002).

Baldassarre al terzo giorno di scuola: «Sono un paladino fervente del pluralismo. Tutte le opinioni rilevanti che emergono dalla società devono avere uno sbocco sul servizio pubblico. Se il presidente del Consiglio venisse a chiederci un trattamento di favore a suo vantaggio, gli devo dire di no  Berlusconi ha lo stesso diritto che ha il suo eventuale oppositore e la Rai deve essere imparziale tra le varie forze politiche» (25‑2‑2002).

Baldassarre alla «prima» in Commissione di vigilanza: «Voglio trasformare la Rai in una vera impresa indipendente dalla politica e sarò presidente Rai solo in funzione di questo obiettivo. Se vedo che non si realizza, non ho nessun bisogno di restare per continuare a vivere. Il pluralismo è nei miei cromosomi» (12‑3‑2002).

Baldassarre dopo il proclama bulgaro di Berlusconi: «I desideri di Berlusconi su Biagi e Santoro sono i desideri di un politico e resteranno confinati a livello politico. Biagi e Santoro rimangono in Rai, ovviamente. Biagi ci sarà, perché si identifica con la Rai e la Rai si identifica in lui. Ne abbiamo parlato ieri con Del Noce e siamo d'accordo. Santoro è una risorsa di questa azienda» (19‑4‑2002).

E ancora: « Biagi e Santoro sono un patrimonio professionale del servizio pubblico... L'azienda farà di tutto per non privarsi del loro apporto come giornalisti» (23‑4‑2002). «I contatti con Santoro li ho tenuti essenzialmente, io in quanto autore della linea per così dire trattativista, cioè dello sforzo massimo di trattenere Santoro all'interno della Rai» (18‑7‑2002).

Agostino Saccà, sempre sincero: « Biagi è il passato, il presente e il futuro della Rai e di Rai 1...

Il direttore di Rai2 ha detto che Santoro è un grande professionista» (9‑7‑2002). Detto, fatto.

In conclusione, ci sia consentito un estremo appello: passerotti, non andate via.

 

                

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