Credo
che la Comunità fosse nata con altre intenti e fosse ben altro
quando il suo conduttore era Mauro
Rostagno, figura di ben altra statura rispetto a Cardella.
pummarulella
Quando l’onorevole Labriola, socialista di
alto staff, girava l’Italia a convincere la gente che la legge
Jervolino-Vassalli era giusta, che sanzionare penalmente il
principio del drogarsi era conveniente ed appropriato e che era
necessario finalmente addivenire ad una riforma della vecchia
685/75, non potevamo immaginare che cosa ci fosse dietro.
Poi apprendemmo che Muccioli andava direttamente
da Martelli a suggerire cosa introdurre nella legge.
Oggi ci si rivela che anche il craxiano Cardella,
sempre tramite Martelli, manovrava nel palazzo per introdurre
nella legge un meccanismo che assicurasse alla sua
organizzazione, e a tutte quelle similari, un mare di risorse.
Era stato sempre difficile per noi capire come,
attraverso convenzioni appositamente previste nella nuova legge,
una grossa fetta della bolletta sanitaria venisse stornata per
pagare le rette di organizzazioni di quel genere e di tutte le
comunita' alle quali anche la Jervolino aveva voluto assicurare
l’accesso ai fondi dello Stato. E cio' nonostante il fatto che
tutte quelle strutture negavano allora, come negano oggi, la
natura medica della tossicodipendenza, senza peraltro eccepire
sulla la natura sanitaria dei fondi da incassare. Cosi' la
consistente catena di opere pie, pur presentandosi come
volontariato, ha sempre beneficiato di miliardi, quasi sempre
senza un riscontro, senza una valutazione del rapporto
costi/benefici e senza, diciamocelo oggi con estrema franchezza,
avere mai prodotto la benche' minima prova di efficacia, prova
che ancora oggi manca a conferma di reiterate volonta' e di
connivenze che non ci sono mai state del tutto chiare.
All’epoca dell’omicidio Maranzano nella comunita'
di Muccioli vennero alla luce i
racconti allucinanti di ciò che avveniva nei reparti
"macelleria" e "manutenzione" di San Patrignano. Noi conoscevamo
gia' molti di quegli episodi dai rapporti dei reduci, che sono
il prodotto principale di tutte le comunita' terapeutiche. Anche
dalle comunita' di Cardella ci giungevano rapporti da prendere
con le molle. Altrettanto succede da quelle di Don Gelmini, di
Don Picchi ed in generale di tutti i cosiddetti "preti
coraggio". Spesso ci siamo chiesti se fosse possibile avanzare
critiche e dubbi su organizzazioni circondate da un consenso
cosi' vasto, sia pure acquisito attraverso messaggi sui media
carichi di suggestioni e di immagini salvifiche, ma del tutto
privi di ogni fondamento. Non vorremmo fare di ogni erba un
fascio, ma il panorama si presenta oggi piu' che mai
preoccupante. I nuovi guru della tossicodipendenza, tutti nemici
della riduzione del danno e proibizionisti incalliti sono ancora
oggi all’attacco e spandono le loro piu' che discutibili
opinioni in modo trasversale in un arco di forze che va dalla
destra alla sinistra, contando soprattutto sull’estrema
disinformazione e sulla reattività emotiva dei più, anche di
coloro che sono inseriti nel nostro parlamento e nel governo.
Tutto il settore risulta influenzato da pulsioni
tutt’altro che sane, da una dilagante retorica, da interessi che
hanno raggiunto una consistenza preoccupante e che ci riportano
alla memoria la frase di Macaccaro quando era direttore della
rivista "Sapere": "Quello della droga e' un grosso problema, ma
ancora piu' grosso e' quello di chi sfrutta questo problema".
Ebbene, siamo oggi piu' che mai convinti che, alla luce di
evidenze emergenti di un preoccupante panorama di soprusi e di
ingiustizie, sia divenuto urgente ridefinire gli ambiti di
influenza dei medici, del mondo scientifico, degli operatori
pubblici e di quelli del cosiddetto "privato sociale", i quali
devono fornire le prove dell’efficacia dei loro interventi e
quelle piu' necessarie sul rispetto della liberta', della
personalita' e della dignita' degli assistiti in ogni fase della
loro permanenza nelle modalità che si definiscono
"terapeutiche". Cio' che è triste nell’attuale situazione è il
fatto che nessuno sembra preoccuparsi di che cosa veramente
hanno subito i residenti della Saman per effetto della svolta
imposta in maniera criminale contro il pensiero originario di
Rostagno e se, nella crescita abnorme di queste strutture,
favorita dal flusso di miliardi pagati a piè di lista da tutte
le USL del paese, non si siano costruiti moduli che hanno fatto
leva sulla debolezza dei soggetti e delle loro famiglie per
diventare repressivi e del tutto distaccati dal rispetto anche
minimo delle norme del vivere civile.
Tossicodipendenti provenienti
da tutta Italia si sono riuniti a Firenze il 15 Giugno 1996 e a
proposito delle comunità terapeutiche dalle quali molti di loro
erano reduci, hanno affermato ed inserito in una "carta dei
diritti", quanto segue: "In alcune di queste strutture, vengono,
spesso, disattesi i fondamentali diritti individuali, quale la
libera scelta del trattamento, a volte con delle vere e proprie
forme di sequestro di persona (ritiro dei passaporti o di
documenti personali e di ogni oggetto proprietà), impedendo i
rapporti sociali e la normale vita sessuale e affettiva tra
coloro che vi risiedono". La frase, certamente ovattata ed
eufemistica, non tiene conto delle buche da scavare e riempire,
dei bagni puliti con lo spazzolino dai denti, del primo e del
secondo saltato per settimane per chi ha perso la messa, dei
cartelli appesi al collo, ed di altre pratiche degradanti tutte
imposte alle povere vittime con la scusa della droga, fra le
quali, anche quella di costringere i residenti che si masturbano
a farlo in un preservativo e a riconsegnare lo sperma
all’operatore. Fa tristezza il fatto che quella riunione, forse
la prima che dava voce ai protagonisti veri delle storie di
tossicodipendenza, di falsa e di vera terapia, è passata quasi
sotto silenzio e non ha suscitato che l’attenzione di pochi. Fa
tristezza che anche i politici che si definiscono "di sinistra"
o soltanto "progressisti" non abbiano una linea che sostenga i
temi dell’antiproibizionismo, della disponibilità e libertaà di
scelta delle cure, e della protezione di questa categoria debole
di ammalati dai soprusi e dalle strumentalizzazioni. E così, le
cure per la tossicodipendenza diventano sempre più difficili da
ottenere e da seguire.......
La replica di SAMAN
di
Achille Saletti
Questo articolo è redatto da R.
Nardini, Presidente del. Gruppo SIMS e Direttore del Progetto
Comunita' Aperta in cooperazione con il DDT (Difesa dei Diritti dei
Tossicodipendenti). |