L'intervista
che segue è condensata; il testo completo è stato pubblicato
il 19 di agosto nella mia rubrica su:
www.workingforchange.com
di Geov
Parrish
GP. Tre anni fa
durante gli incontri ministeriali del WTO a Seattle tu sei
stata una delle voci critiche più chiare e stimolanti. Oggi
sei ritornata a parlare in maniera più specifica delle
questioni dell'acqua e del cibo. E' questo alternativo alla
questione della globalizzazione, o è anche un approccio a
problemi più generali?
VS. E' un
approccio ai problemi più generali. Acqua e cibo sono
problemi generali. Ciò che intendo fare è rivisitare cosa
significhi la globalizzazione in termini di problemi (cibo e
acqua, che sono problemi vitali, bisogni fondamentali) e
come la globalizzazione minacci la democrazia e neghi la
sicurezza. Da questa hanno avuto origine tutti gli eventi
che in tutte le società, in tutti i paesi, sono diventati la
globalizzazione: il terrorismo, la guerra, il
fondamentalismo, la violenza.
Il fenomeno
della violenza oggi è il fatto dominante. Questa poi è il
connettivo del circolo vizioso: un circolo vizioso di
violenza, nel quale hai una violenza della globalizzazione,
una negazione dei bisogni fondamentali, l'usurpazione delle
risorse, la sovversione della democrazia. Provoca il
fondamentalismo, l'esclusione, lo sciovinismo, il
nazionalismo d'ogni tipo, alimentando una politica di
diversione, in cui l'agenda della globalizzazione, che mai
sarebbe potuta andare avanti attraverso forme democratiche,
si autoaffonda, per così dire, di nascosto.
GP. Come sabato
scorso, quando la corsia veloce è stata approvata dalla
Camera dei Rappresentanti, di nascosto e senza dibattito,
alle tre del mattino.
Come in India:
la politica dell'acqua, la legge sui brevetti, la
liberalizzazione del commercio, tutte queste cose sono state
fatte nell'oscurità, dietro le spalle del popolo, in periodi
in cui il pubblico è preoccupato con: "Mio Dio, siamo in
guerra! Mio Dio, abbiamo una guerra nucleare! Dio, i
mussulmani!" La regola della paura sta diventando un modo
molto, molto conveniente per proseguire l'agenda fallita di
Seattle.
GP. Tanta gente
guarda preoccupata questi grandissimi problemi, le
potentissime multinazionali globali, anche le istituzioni
democratiche che non agiscono più come responsabili nei
confronti del pubblico nella sua generalità, e le persone
alzano le mani, dicono, "Cosa possiamo fare?" Cosa possiamo
fare?
VS. La
straordinaria risposta che la gente ha dato al tempo degli
incontri del WTO a Seattle è stata una risposta che è venuta
dalla consapevolezza elementare che "Oh mio Dio, ci sono le
gigantesche multinazionali, stanno cominciando a governare
su di noi, queste sono le cose che hanno in agenda". Poi
abbiamo avuto l'11 settembre, abbiamo avuto la ripresa del
controllo da parte delle imprese e l'irresponsabilità delle
imprese si è mostrata in maniera flagrante unita in connubio
con un governo irresponsabile.
GP. Non solo in
questo paese. In tutto il mondo.
VS. E' un
fenomeno mondiale. E' certamente un fenomeno mondiale.
Questo paese sfortunatamente finisce molto spesso con
l'essere leader delle cattive mode. Cattive mode
nell'assecondare gli interessi delle imprese, cattive mode
nella militarizzazione. Sarebbe meraviglioso averlo come
leader nelle mode della pace, dell'equità, della
distribuzione, della giustizia.
Penso che
l'attacco combinato alle libertà dei popoli e ai diritti,
che chiamo fondamentalismo del mercato e fascismo -il
fascismo dei governi come li abbiamo visti adesso- ci
obbliga a inventare nuovamente la democrazia.
GP. Come la
inventiamo?
VS. La
inventiamo rovesciando a nostro vantaggio la scarsità di
spazi lasciatici per agire. Penso che quando c'è la
democrazia formale, quando c'è la pace, quando c'è il
benessere, una buona economia, tutto sommato la gente la
lascia ad altre strutture. La gente dice: "Bene, OK, va
tutto bene, vi occupate dell'educazione, vi occupate del
nostro cibo, bello, bene, potete avere il potere". Ma ora è
diventato chiaro che il sistema -così com'è adesso- non
permetterà che il cibo raggiunga la maggioranza degli esseri
umani del pianeta, sta per portar via l'acqua.
GP. E lo sta
già facendo.
VS. Lo sta già
facendo e la logica di ciò sarà la totale negazione proprio
del diritto a vivere. Non solo per gli esseri umani -l'80%
dell'umanità che non ha il potere d'acquisto da spendersi
nel mercato, da lavorare nell'economia- ma per i milioni di
specie animali di cui sono in ballo i diritti al cibo e
all'acqua.
GP. Ogni essere
vivente che non contribuisce a ciò che conta è fuori luogo.
VS.
Certamente. Certamente. Ed è per questo che le principali
cose che le persone possono fare adesso sono le cose più
grandi che le persone possono fare e sono le più piccole
cose che le persone possono fare. Rendendo sicuro il modo in
cui produciamo il nostro cibo e consumiamo il nostro cibo,
apriamo e ricuperiamo gli spazi, i sistemi cibo che servono
alla terra, che servono ai contadini e che servono i
consumatori. Non dobbiamo vivere e tollerare il tipo di
revoca dalla circolazione del cibo contaminato che c'è ora,
dove per tutto il tempo le persone vivono con la paura di
mangiare cibo cattivo e di non saperlo, oppure di mangiare
cibo cattivo, saperlo e non poterci far nulla.
GP. Ci sono
tante tecnologie che ci dicono che sono il progresso, che
sono inevitabili. E non sono inevitabili. Sono decisioni
precise che portano beneficio ad alcuni e non ad altri. Come
diventa più democratico questo processo?
VS. La
conoscenza e l'innovazione è un'altra dimensione della
democrazia vitale. A cominciare dalla rivoluzione cartesiana
abbiamo avuto questa idea che la tecnologia era qualcosa che
qualche persona produceva e a cui dava una vita sua propria.
Pure la democrazia è stata fatta per sembrare così: una vita
sua propria in un'amministrazione che dipende dal popolo che
la mette al potere, ma dimentica fra un'elezione e l'altra
che il popolo le ha delegato diritti e autorità.
In maniera
simile le cifre e le strutture tecnologiche, che si sono
sviluppate, sono state fatte per sembrare come se ci fosse
un'anonima creazione della tecnologia, così è inevitabile,
così non c'è nessuno a delegare. E non c'è nessuna
responsabilità, non c'è nessun controllo. Per una democrazia
vitale il popolo ha il controllo sulle decisioni in base
alle quali le tecnologie vengono prodotte. Ora su di esse
non c'è alcuna sorveglianza, perché la mancanza di questa
sorveglianza è prodotta nella tecnologia stessa. Ho dedicato
quindici anni della mia vita per difendere il diritto
contadini al loro sostentamento e alla biodiversità, e
quello delle persone al cibo. E l'unica strada che si è
scelta è quella della biotecnologia -una tecnologia molto
ripugnante che non produce più cibo, distrugge la
sopravvivenza dei contadini, distrugge la fiducia dei
consumatori-. Malgrado tutto questo, la sola ragione per cui
tiene ancora nel cibo e nell'agricoltura è perché, così come
Arthur Andersen falsifica le sue cifre e i suoi conti,
Monsanto falsifica costantemente le cifre su ciò che che
distribuisce. E ciò accade a causa di questo mantenere la
tecnologia fuori dalla portata delle persone, anche quando
la tecnologia va a danneggiare le persone ed è sulle nostre
vite.
GP. La
specializzazione incoraggia pure questo. E' troppo
complicato per la maggior parte di noi capire.
VS. Ed è
fatto in questa maniera deliberatamente.
GP. Anche
quando non è complicato.
VS. Per
esempio, un monopolio sulla semenza è un monopolio sulla
semenza. Ora, puoi chiamarlo diritti sulla proprietà
intellettuale e attraverso questo ricavare un gran bel
discorso sul diritto ad avere un ritorno sull'investimento,
per consentire che l'innovazione vada avanti nella società,
e tutta l'attrezzatura che è stata usata per dieci anni per
giustificare i monopoli sulla vita e sulla proprietà della
vita e la falsa pretesa che le imprese creano la vita,
creano la semenza, inventano le piante.
GP. Sembra che
ci siano modi reali, strutturali, con i quali le istituzioni
della globalizzazione hanno incoraggiato la
militarizzazione, hanno incoraggiato le guerre: attraverso
il commercio delle armi, attraverso alcune politiche
economiche. Dimmi la logica di questo.
VS. E' più
profonda ancora del commercio delle armi. La globalizzazione
del commercio delle armi è la parte alla luce del sole che
noi vediamo, ma ci sono due altri livelli per i quali la
globalizzazione e il militarismo sono due facce della stessa
medaglia. Non sono due monete fatte dello stesso metallo.
Sono la stessa moneta.
Il primo
collegamento viene dal fatto che, quando gli stati
espropriano risorse alla gente -cibo, acqua, biodiversità-,
quando negano i bisogni fondamentali della gente, si
distruggono posti di lavoro, si distruggono i mezzi di
sussistenza, la risposta democratica di qualsiasi comunità
dovunque è il diritto democratico a protestare e dire:
"Vogliamo un cambiamento". La globalizzazione, attraverso
l'esproprio dei diritti della gente e la definizione del
controllo proprietario su queste risorse vitali (sul cibo e
sull'acqua) come diritti delle imprese, che gli stati allora
devono difendere, la globalizzazione ha effettivamente
creato le condizioni perché gli stati dessero via libera al
terrorismo al loro interno. Ricordo sia le strade di Seattle
che la violenza della polizia contro chi protestava, e ogni
protesta.
GP. Seattle è
stata quasi nulla a confronto della grande quantità di
eventi in tutto il mondo.
VS. Da
quelli. Certamente. Guarda Genova. Guarda l'India e le tribù
che difendevano i loro diritti costituzionali alla terra.
Secondo la nostra costituzione la terra delle tribù non può
essere alienata. Le tribù che lavoravano la loro terra
l'hanno difesa per decenni. Oggi, quando le tribù vengono
fuori gli si spara addosso. Vengono uccisi perché il diritto
dell'investitore che vuole le loro terre, il diritto
dell'impresa che vuole la loro acqua, è considerato un
diritto superiore, che gli stati devono difendere.
Thomas Friedman
lo ha sostenuto meglio di ciascuno di noi quando ha detto:
"Dietro la mano invisibile del mercato c'è prima di tutto la
pistola del militare. Dietro McDonald's c'è McDonnell
Douglas. Abbiamo visto quello che dipana.
GP. Dipana in
che senso?
VS, Quando
viene fatto riferimento alla guerra globale contro il
terrorismo dove tu non conosci il nemico e non conosci
limite temporale e sta diventando senza limiti, non è
proprio Al Qaeda a essere in trappola. E' la gente comune.
La gente comune che difende i propri diritti costituzionali
e democratici diventa il bersaglio della violenza
militarizzata.
GP. E "la gente
che difende i propri diritti" diventa la funzionale
definizione di "terroristi".
VS. Certamente.
E non sorprende che, dopo l'11 settembre, tutti gli stati
abbiano varato immediatamente leggi antiterrorismo, e
sappiamo bene quanto tempo ci vuole per un normale
legislatore per produrre una nuova legge, specialmente per
le leggi che vanno bene alla gente. Così hai veramente lo
stato che protegge la gente. Hai lo stato che criminalizza
la sua popolazione.
GP. O una parte
della sua popolazione.
VS. Parti
abbondanti. Le piccole parti che non criminalizzano non
risiedono abitualmente specialmente nella nostra parte del
mondo: non è la nostra popolazione ad essere protetta, lo
sai. Molto spesso ad essere protetto è il capitale
straniero.
Il terzo
livello del legame fra la militarizzazione e la
globalizzazione, che è poi il legame più inafferrabile, è il
legame fra la globalizzazione, la distruzione della
sicurezza, dei mezzi di sostentamento e a causa di questa
insicurezza le persone vengono aggredite dai programmi
xenofobi, fondamentalisti, razzisti, della destra. E'
successo nel nostro paese, è successo in Francia con Le Pen,
sta accadendo in India proprio adesso con la destra che sta
diventando di momento in momento sempre più fascista,
uccidendo 2.000 mussulmani nel Gujarat. Tutto questo ha
contemporaneamente due propositi. Il primo proposito è
fondamentalmente far sopravvivere un periodo di malcontento
e produrre un cambiamento dell'agenda democratica. L'agenda
democratica per le persone è il nostro cibo e la nostra
acqua, i diritti delle persone. Le questioni politiche
elettorali dell'agenda democratica nell'agenda cambiata
finiscono con l'essere chi si può ammazzare, chi si può
escludere, chi è il tuo nemico: i migranti, un'altra
religione, un'altra etnia. Il secondo proposito che tutto
questo soddisfa è che diventa un eccellente paravento.
Diventa un paravento in cui il fascismo politico si combina
con quello economico per continuare l'agenda della
globalizzazione, ora militarizzata.
GP. Dietro la
praticità del "perché non li attaccate?" c'è un vero e
proprio sfogo, nel senso che le persone, si sentono
impotenti di fronte alle istituzioni, che pensano di non
poter controllare, e quindi cercano di identificare una
minoranza di qualsiasi tipo, solitamente meno forte di loro,
sulla quale esercitare una qualche forma di potere
attaccandola.
Sono tendenze
xenofobe e fondamentaliste: di solito vengono denominati
nazionalisti culturali. E' molto interessante: si incontrano
proprio perché la globalizzazione distrugge il nazionalismo
economico e distrugge le certezze della gente ad avere i
propri posti di lavoro, ad andare incontro ai propri bisogni
e ad avere la democrazia economica. La morte della
democrazia economica e il nazionalismo economico conducono
alla crescita del nazionalismo culturale e la mancanza di
sicurezza della gente viene amministrata attraverso la cieca
fiducia di questi meschini nazionalismi.
Leggevo proprio
questa mattina dei soldati di ritorno dall'Afganistan che
ora ammazzano le loro mogli. Questo è il modello. Sei andato
là ad uccidere gente innocente, non puoi convivere più con
questo, sei tornato indietro e, invece di rivolgerti a dire
in giro e diventare un obiettore di coscienza e dire "Perché
mai uccidiamo gente innocente negli altri paesi?", te la
prendi con tua moglie e l'ammazzi.
GP. In un modo
o nell'altro siamo stati abituati a considerare la violenza
come una soluzione, come una maniera di risolvere il
conflitto.
VS.
Certamente. Questa è la vera malattia. E' una malattia che
ha la sua naturale fase successiva e la sua evoluzione in se
stessa, perché è stata nutrita da tutta la mitologia che
abbiamo prodotto sulla tecnologia. Quando diciamo che la
violenza risolverà il conflitto, diciamo anche che lo
risolverà la moderna tecnologia. Lo risolverà la bomba più
grande.
GP. Vediamo
anche che è l'unico modo che oggi il FMI, per esempio, e la
Banca Mondiale permettono ai governi per rifornire la pompa.
Non possono spendere in spese sociali, ma possono spendere
nel settore della difesa. Vale per tutto il mondo,
soprattutto per i paesi del Primo Mondo.
VS. E infatti i
paesi del Primo Mondo sono i nostri mercanti di armi. Quando
abbiamo avuto questa crescita delle tensioni fra India e
Pakistan, abbiamo voluto avere missioni di pace USA e alla
fine di ciascuna di queste missioni di pace c'è stata una
vendita di armi.
GP. Per me,
guardando indietro a molti scritti di trent'anni fa, era
molto chiaro - c'era questa aspettativa, genuina o meno -
che il Sud si sarebbe sviluppato. Il "sottosviluppato" alla
fine sarebbe cresciuto. Questa aspettativa è venuta meno. A
questo punto non è neanche un obiettivo auspicabile. Allo
stesso modo è venuta meno l'etica del Nord de "i nostri
figli avranno un futuro migliore di quello dei nostri
genitori". Come possono essere recuperate alcune di queste
più positive aspettative? Possono essere recuperate?
Dovrebbero esserlo?
VS. Era proprio
travisare ciò che era l'agenda dello sviluppo, ciò che era
il "sottosviluppo", ciò che era lo "sviluppo", perché fu
definito "sviluppo" il raggiungimento dei livelli di
produzione inquinante e di superconsumismo dell'Occidente,
che non è stato mai possibile conseguire per tutto il mondo
dal punto di vista economico e ambientale: il 20% aveva già
bisogno dell'80%. Non si sarebbe potuto concepire questo
modello senza avere cinque pianeti -che non si potevano
avere-: così quello che si è fatto e rendere inabitabile il
nostro pianeta.
Ma oltre a ciò
le aspirazioni lasciate nella testa delle persone, che non
avrebbero potuto realizzarle, sono anche un elemento
attraverso il quale si porta alla crescita del terrorismo
fondamentalista. Lo scontento dei popoli, quando scoprono di
non essere in grado di ottenere qualcosa, e si arrabbiano.
In primo luogo il progetto era un progetto sbagliato. Era
stato alterato per introdurre sistemi di disuguaglianza,
sistemi non sostenibili. Ricordo che un sacco di scritti
degli anni '60 e '70 erano soliti sostenere che l'India era
sottosviluppata in relazione alla scarsa quantità di
plastica che producevamo. Questo era un indicatore. E anche
se tutti noi vogliamo che le generazioni future vivano
meglio di noi, il punto è: cosa s'intende per vita? Cosa
implica la definizione di "una vita migliore"? Il fallimento
del progetto dello sviluppo e la sua chiara
irraggiungibilità -in termini economici ed ambientali- e il
fallimento della promessa di un domani migliore per i nostri
figli (dove un futuro migliore per la tua vita sta svanendo
davanti ai tuoi occhi nella parte opulenta del mondo), ci
danno in un certo senso la possibilità di dire
fondamentalmente che "una vita migliore" deve essere
definita in un'altra maniera. Non nel consumismo, non nella
produzione di ricchezza fittizia, ma nella creazione di
ricchezza sostenibile, nell'equa ripartizione della
ricchezza. Questo è il vero futuro di cui abbiamo bisogno
per i nostri figli. La prospettiva che questo totale
disastro globale sta creando si riflette sulla vita. Il
problema era che, quando dicevamo "una vita migliore",
quello che intendevamo era "un frigo più costoso".
GP. Un mucchio
più grande di cianfrusaglie.
O un mucchio
più grande di cianfrusaglie. Non abbiamo mai inteso una vita
migliore, in quanto la vita era sempre tenuta in disparte.
Quelle erano le cose fondamentali. La vita veniva erosa al
fine di adattarsi meglio al meccanismo. A questo punto,
anche questa (vita migliore) non è più a disposizione, non
del ricco disonesto, ma del nuovo ricco che ha dato fiducia
a Wall Street, alle imprese e a contabili che innanzitutto
non erano affidabili.
GP. Molti tipi
di cambiamenti, di cui tu parli, sono essenzialmente
rivoluzionari, non nel senso della lotta armata, ma nel
senso che vanno alla radice di come i nostri sistemi
economici, culturali e politici lavorano e si ridefiniscono,
ridefinendo gli obiettivi e ridefinendo chi controlla e chi
prende le decisioni. Che possibilità abbiamo di cambiare la
situazione?
VS. Penso
che siamo in un momento di profonda speranza, perché le
imprese hanno fatto il più bel lavoro -umanamente possibile-
di distruzione di se stesse.
Un'altra
sorgente di speranza viene da una nuova solidarietà, alla
quale mentre la globalizzazione (nel senso di
globalizzazione economica delle imprese) è stata un fenomeno
violento di divisione, di creazione di ingiustizia, di
distruzione della vita, di distruzione della democrazia- il
nuovo internazionalismo ha dato vita: non perché ci ha uniti
nella divisione dell'utile, ma perché ci ha uniti nella
privazione di questo.
GP. E nei
comuni oppressori.
E nei comuni
oppressori: oggi siamo in un momento differente, in cui
posso realmente vedere la gente cinque anni dopo riandare al
sogno delle imprese di possedere come per gioco tutta
l'acqua del mondo. OK, hanno conquistato alcuni comuni, ma
(ride) ci sono molti più comuni da conquistare. Hanno
conquistato alcune falde acquifere, ma ne hanno molte di più
da conquistare.
GP. E ci sono
molte più Bolivie che conquistatori vincenti.
VS.
Certamente. Intendo dire che ogni giorno c'è una Bolivia.
Sta accadendo una Bolivia proprio adesso in India. Questa è
un'altra sorgente di speranza: che ci siano più Bolivie. E
stanno accadendo e la gente si auto-organizza. Non c'è
nessun cervellone in un posto che dice: "Questo è il modo in
cui ti devi organizzare". Quando viene rubata la tua acqua,
ogni comunità sa cosa fare. Nessuno ha bisogno che gli si
parli, gli si dica, e lo si guidi. Non deve avere "Il
Capitale" sulla scrivania, né deve avere un teorico di
scienze della politica che la consigli. L'acqua finisce, sai
cosa fare. I livelli di sopravvivenza vitali vengono meno,
sai cosa fare.
GP. Una delle
cose che maggiormente mi ha dato un po' di speranza è
l'incapacità dei governi di resistere all'indignazione
popolare: Bolivia, Argentina, Venezuela. Le reazioni
popolari negli USA sono molto indietro rispetto a quelle che
già ci sono nel resto del mondo. C'è un sacco di cose da
imparare e alcuni di questi collegamenti si stanno facendo
adesso.
VS. Penso
che i governanti sono rimasti molto indietro. Sono ancora
con la mentalità della Guerra Fredda e la Guerra Fredda è
finita. Hanno ancora abitudini tecnocratiche e la gente non
crede alla tecnologia. Pretendono che noi crediamo ancora ai
loro contabili e loro stessi riconoscono che i loro
contabili sono degli incapaci.
Stanno
esercitando il potere e l'hanno già perso.
Documento originale
A moment of deep hope
Traduzione di Giancarlo Giovine |
|
Vandana Shiva è conosciuta in tutto il mondo come
un'ambientalista militante. Personalità di
spicco nel campo della fisica, nel 1993 come leader
del Forum on Globalization ha vinto insieme a
Ralph Nader e Jeremy Rifkin l'Alternative Nobel Peace |