Se vinceranno i no “ci potranno essere
vie non democratiche” , questo il concetto espresso da Bossi un paio
di giorni fa. Le solite esagerazioni del senatore in chiave
propagandistica per il prossimo referendum, o un segnale da prendere
sul serio?
Difficile dire quello che cova nella
testa dei barbari discendenti dai celti, ma vale quello che ha detto
Bertinotti: “ Certe parole non si possono usare, nemmeno a scopo
propagandistico”.
Intanto l’UDC prende le distanze, Fini
nicchia, Berlusconi difende Bossi
fino in fondo.
Come fa notare Maltese su Repubblica
di oggi, immaginate cosa sarebbe successo se quella stesse frase
l’avesse pronunciata uno di sinistra, magari Bertinotti, Diliberto o
qualche leoncavallino! Interrogazioni parlamentari, televisioni che
sparano ad alzo zero sulla sinistra e sul governo, lo stesso
accusato di coprire il terrorismo di sinistra, accostamento con Bin
Laden ecc ecc.
Invece le sparate eversive di Bossi,
quelle razziste di Borghezio e Calderoli, le difese del fascismo di
Berlusconi, vengono derubricate a mattane.
Perché? Perché in questo paese il
fattore K, l’odio per il comunismo, alimentato e sostenuto dalle
gerarchie vaticane, ha falsato completamente la dialettica politica
.
In Italia la dittatura recente è stata
quella della destra fascista, eppure AN sembra completamente
legittimata, mentre ai “comunisti” si fa l’esame del sangue un
giorno si ed un giorno no. Nonostante la storia del comunismo
italiano sia stata e sia una storia completamente democratica: hanno
partecipato alla stesura della Costituzione, hanno difeso il paese
contro le brigate rosse, hanno accettato il ruolo sacrificale di
opposizione perenne, nonostante negli anni 70, sfiorarono il 40 %.
Il fattore K,
l’idea che in nome dell’anticomunismo tutto fosse legittimo (la
strategia della tensione, gladio, le strag di statoi), ha
incancrenito il vero problema del paese: l’assenza di una destra
liberale o conservatrice, comunque autenticamente democratica ed
antifascista. La destra italiana affonda le sue radici nel fascismo,
ed è sempre una destra antisistema come quella berlusconiana o
leghista, che soffre le regole democratiche.
Nonostante questo innegabile quadro,
la sinistra, continua ad intestardirsi nella “ricerca del dialogo”
giudicato non solo necessario, ma auspicabile.
Ma cosa c’è da dialogare con piduisti,
leghisti, faccendieri, difensori della mafia?
Addirittura si propone di sedersi ad
un tavolo in funzione costituente, subito dopo il referendum. Ma
quali intese, compromessi, regole possono essere scritti insieme a
questa destra? Mi gratto i pensieri e mi chiedo quali possano essere
i valori ed i principi condivisi.
Berlusconi ha sempre dimostrato
insofferenza per le regole parlamentari, fino al punto di scrivere
una riforma che gli assegna poteri assoluti, in aggiunta a quelli in
campo economico ed informativo che già detiene. E’ stato iscritto
alla P2, un ‘associazione eversiva, sospettato di collusione con la
mafia, plurindagato è rimasto fuori dal carcere grazie alle leggi ad
persona.
Bossi l’abbiamo sentito parlare di via
non democratica, conosciamo le idee di Borghezio e Calderoli, la
lega è stata cacciata per razzismo dal gruppo della destra europea
che non è esattamente un gruppo di ferventi moderati.
Fini, ma soprattutto il corpaccione di
AN, è sostanzialmente ancora fascista, come dimostrano gli assalti
omofobici a Luxuria durante la campagna, le dichiarazioni di Fini su
Mussolini “il più grande statista del secolo”, le uscite di
Tremaglia, i metodi politici di storace.
Tutti questi non hanno mai partecipato
al 25 aprile, non hanno mai accettato l’idea di una Repubblica nata
dalla Resistenza e dai valori dell’antifascismo.
Dunque di cosa si vuole dialogare con
questi qui? Se non si intende negare l’antifascismo, il ripudio del
razzismo, come si fa a trovare valori condivisi con questa destra?
Qui non si parla di trovare un
compromesso su una legge, che avendo degli sviluppi e degli effetti
pratici, può essere sempre trovato.
Qui si parla di sedersi assieme e
trovare valori e principi condivisi per riscrivere delle regole che
siano alla base della convivenza civile e democratica.
Mi pare che sui principi e sui valori
non ci dovrebbero essere compromessi. Certo si possono adattare alla
realtà storica, ma mi spiegate come si trova un compromesso sul
principio che tutti gli uomini sono uguali? Per accontentare la lega
diremo che tutti gli uomini bianchi sono uguali? O tutti gli
occidentali?
Quando Bossi parlerà di federalismo
intendendo secessione, su quale punto a metà strada si trova
l’accordo. Gli si concede la secessione chiamandolo federalismo?
Oppure si lascia alle regioni la potestà legislativa esclusiva in
alcune materie, svuotando e paralizzando lo Stato?
E con Berlusconi che in materia di
giustizia vorrebbe in galera le guardie e liberi i ladri che
compromesso si trova? Si assumono tutti i ladri nell’amministrazione
dello Stato cosi da legittimarli tutti?
Davvero ho fatica a capire le idee di
questa sinistra che da troppo tempo ha dimenticato qualunque
idealità, convinta che la governance sia un valore assoluto, è non
uno strumento per attuare delle idee.
E sono anche convinto che la ricerca
di un presunto moderatismo , i continui tentennamenti disorientano
ed allontano l’elettorato. Senza capire che il paese chiede un netto
cambio di rotta, con l’assunzione di responsabilità e dei
cambiamenti veri. Soprattutto una netta discontinuità del
berlusconismo.
Che non significa fare scelte di
sinistra estrema, ma fare soprattutto scelte chiare.
Se si dice no alla guerra e che si
ritirano le truppe, si fa senza cercare distinguo, sapendo che
questa posizione infastidirà gli americani, ma portandola fino in
fondo, come chiede oltre il 60 % della popolazione (e non della sola
sinistra).
Se il nostro paese è uno stato Laico,
non si cerca legittimazione in vaticano. Massimo rispetto per
l’autonomia della chiesa, ma nell’ambito religioso, non in quello
legislativo o esecutivo. Insomma dire con chiarezza che la chiesa
non deve fare politica, e che se pretende di farla, verrà trattata
come tutti gli altri interlocutori politici e deve rinunciare alla
sua autonomia.
Queste sarebbero scelte coraggiose,
che darebbero il senso del cambiamento vero del paese.
L’obiezione è che cosi si perde per
strada l’elettorato moderato? Ma chi I Rutelli, le Binetti, i
Lusetti i Fioroni? Non sono convinto. Ricordo che in Puglia si
diceva che Ventola avrebbe portato alla catastrofe. Invece ha
stravinto, contro un candidato forte, governatore uscente. Insomma
al sud, dove ci sono ancora tanti pregiudizi ha vinto un comunista,
omosessuale, perché ha parlato chiaro alla gente, toccando i
problemi reali.
ma anche se si perdesse qualcosa per strada, sarebbe davvero un gran
male, se questo aiutasse a fare finalmente chiarezza negli
schieramenti in campo e sui loro contenuti.
Le posizioni di Rutelli e degli altri
citati, che hanno a che vedere con la sinistra, o con il CS? Rutelli
nel campo dei diritti è oscurantista come Ruini (a cui si ispira) e
in campo economico è più liberista di Fini che senso ha discutere di
un moderno partito progressista, con uno che ha queste posizioni? Ci
vedo le stesse contraddizioni che vede nel tentativo di compromesso
con la destra.
Il compromesso, l’intesa, il partito
democratico è possibile farlo con Rosi Bindi che , da fervente
cattolica, dichiara comunque che le scelte di un parlamentare devono
essere laiche, essendo in quel ruolo il rappresentante di tutti i
cittadini e non solo di quelli cattolici. Rosi Bindi che va a votare
no al referendum a differenza di Rutelli che lo boicotta invitando
al non voto.
Ecco credo che su queste questioni la
sinistra, tutto il CS, debbano riflettere approfonditamente e
seriamente, facendo scelte coraggiose, magari dolorose, ma
finalmente chiare. Perché se no il partito democratico, posto che
sia un bene, nascerà già morto.
giuseppe galluccio
16/5/06 |