Gestite per la maggior parte dai preti hanno
quasi sempre una visione "mistico/religiosa" del problema.
La droga è male, il tossicomane è un
peccatore! Come tale lo si deve "salvare " da se stesso insegnandogli a vivere,
visto che lui da solo non lo sa fare e dalla sostanza/demonio.
Quanto sia aberrante questa idea alcuni lo
capiranno da soli. Per gli altri passerò a qualche esempio.
Nessuno di voi ha un vizio? Magari innocente,
banale? Io dico di si! Tutti, ma proprio tutti abbiamo una dipendenza. Il sesso,
l'alcol, i medicinali,la droga,la nutella, la TV, il tabacco, il caffè.
Ora poniamo che siete un tabagista, il
termine corretto è questo, ad un certo punto per una serie di motivi il
tabacco diviene illegale. Cosa succederebbe ? Che un sacco di gente
continuerebbe a fumare al mercato nero e sarebbe costretto a violare la legge.
Per effetto del proibizionismo, i prezzi salirebbero alle stelle. Chi non potrà
permettersi quei prezzi e non avrà comunque la forza di smettere cosa farà ?
Incomincerà a rubare a mentire, finendo in una spirale senza ritorno.
L'unico aiuto che troverà sarà quello di una
comunità per tabagisti che pretenderà di insegnarvi il modo corretto di vivere,
in quanto voi siete un deviante, avete trasgredito la legge, siete un
emarginato...Voi che avete vissuto per 40/ 50 anni nella completa onestà, siete
finiti in una merdosa comunità perchè un politico coglione di turno ha deciso
che il vostro vizio non è permesso. Il suo vizio si, il vostro no!"
Ecco provate a vederla in questo modo e poi
ripensate alla droga, alle comunità e alla pretesa di insegnare a vivere a
qualcuno.
Chi è che può dire che la sua vita è il
modello da seguire e quella degli altri è sbagliata? chi stabilisce i modelli
corretti? Solo chi è fanaticamente religioso può credere una cosa del genere.
Ma vediamo cosa si fa in una comunità.
La maggior parte sono basate
sull'ergoterapia,con regole rigidissime: sigarette contate, orari di lavoro
massacranti, poche visite, niente uscite, libri controllati, posta controllata,
telefonate controllate. Non è un caso che molti ragazzi assegnati dal tribunale
ad una comunità abbiano preferito il carcere!
Il massimo esempio di ciò è la comunità più
famosa: S. Patrignano, dove il fondatore Vincenzo Muccioli, prima santone, mago,
poi guaritore di drogati, esasperando il concetto di insegnare a vivere,
riteneva lecito legare con catene chi intendeva lasciare la comunità e non si
assoggettava alle regole; riteneva lecito esercitare punizioni corporali. Cosi
di punizione in punizione si arrivò all'omicidio di un ragazzo, cosa per la
quale Muccioli fu arrestato!
Altro esempio nefando è la comunità
Saman, dopo la morte di
Rostagno
S. Patrignano è divenuta un impero, con
fatturato miliardario.
Perchè? Lo stato ha delegato alla chiesa e ad
alcuni privati la gestione delle comunità.
Non dettando regole precise a salvaguardia
della dignità delle persone, mantenendo il controllo dei Sert, ma facendoli
funzionare male, ha fatto passare l'idea che il metadone era un palliativo
che non risolveva il problema, e l'unica risposta seria fosse la comunità.
Alcuni in buona fede, altri non tanto si
lanciano nel settore.
Si hanno contributi dallo stato o dagli enti
locali, spesso dai genitori, disposti a tutto per risolvere un problema troppo
grosso per loro. Basandosi quasi sempre sul lavoro che dovrebbe restituire
dignità, hanno la possibilità di ricorrere a manodopera a costo zero!
Sempre S Patrignano è attivissima nell'allevamento, nel settore vinicolo, nella
falegnameria.
In alcune di queste attività è molto
conosciuta. Cacchio quale azienda può contare su manodopera a costo zero? Bell
'esempio di mercato drogato! Alla faccia della dignità del lavoro, che per
essere davvero dignitoso deve avere una paga adeguata!
Cosi si chiude il cerchio della droga.
Lo stato fa una politica proibizionista, cosa
che induce il soggetto eroinomane a tutta una serie di ricatti, a diventare un
delinquente, un emarginato. Qualcuno guadagna dalla sua disperazione. Cosi
quando lo si vuole " salvare " lo si manda in una comunità dove subisce
un 'altra serie di ricatti e qualcun'altro, o
sempre gli stessi ,guadagnano ancora sulla sua disperazione. Anche qui viene da
chiedersi: come mai tutti gli esponenti del mondo delle comunità sono
ferocemente proibizionisti? Chiaro che perderebbero la torta se la droga
divenisse legale. Nessuno più sarebbe costretto a rinchiudersi in una comunità.
Lo si farebbe solo su base volontaria e cesserebbe quindi il loro ricatto e lo
sfruttamento.
Ma poi sono davvero utili le comunità?
In Italia non c'è uno studio serio che sia
uno su questo mondo. Non hanno mai pubblicato relazioni riscontrabili, numeri
che facciano chiarezza sul fenomeno. Se non quelli editi dalle stesse comunità e
che non hanno validi strumenti di controllo della bontà di quei numeri
Leggendoli si rimane sbalorditi.
Migliaia di ragazzi passati per questi
istituti. Ma passati non significa "salvati". Quanti hanno completato il
"trattamento"? Fra questi quale percentuale di ricadute esisteva ? A quanti anni
di distanza vengono ancora monitorati? E fra quelli che l'hanno abbandonato?.
Questi numeri poi si dovrebbero
confrontare con quelli dei Sert e con quelli della Svizzera sulla
somministrazione controllata, con le remissioni spontanee. Allora
incomincerebbero ad avere un valore. Cosi valgono meno di zero.
Tra l'altro l'esperienza ed uno studio fatto
presso un Sert della Campania mi fa dire due cose
con una sicurezza abbastanza alta.
Gli interventi prematuri, cioè quando il
soggetto eroinomane è ancora in fase di " luna di miele" sono quasi sempre
inutili se non controproducenti.
Inutili in quanto nella fase di luna di miele
l'eroina è totalizzante, madre, amante, sorella, amica, la sensazione di
benessere e di onnipotenza dell'eroinomane non è sostituibile e paragonabile con
nient'altro ed egli non vi rinuncerà. Anche costretto con la forza ritornerà
inevitabilmente all'eroina appena potrà . Altrimenti quelli che finiscono in
carcere, magari dopo diversi anni di reclusione, non dovrebbero avere più
problemi. Ed invece la quasi totalità appena esce corre a comprare una dose come
primo gesto da uomo libero!
Controproducenti perchè il fallimento, se non
i ripetuti fallimenti, costituiranno una memoria difficile da cancellare quando
il soggetto arriverà alla fase di rifiuto della sostanza, costruendo l'idea
spesso falsa che dalla droga non si esce.
Invece fra i tossicodipendenti con
un'esperienza di droga alle spalle di svariati anni ( 8/15) la remissione
spontanea, se non sopravviene la morte, è altissima.
L'eroinomane dalla fase di amore totale,
passa alla ripulsa, quindi ad un odio profondo.
In questa fase opportuni interventi possono
essere davvero d'aiuto. sarebbe però importante che i soggetti arrivassero a
questa fase, conseguendo i minori danni possibili. Con una corretta
informazione, la somministrazione gratuita di siringhe, in alcuni casi la
somministrazione diretta di droga, si farebbe si che arrivassero alla fase di
distacco senza avere malattie serie, con la fedina penale pulita, con un a rete
di relazioni ancora possibile.
E' intuitivo che un eroinomane dopo dieci
anni di droga, magari sieropositivo o con un epatite cronica, senza più alcuna
relazione soddisfacente, con la fedina penale molto problematica,
senza uno straccio di lavoro ne la
possibilità di averne uno data la sua situazione ( malattie e carichi penali)
avrà magari poche motivazioni per venirne fuori, probabilmente si lascerà andare
perchè il tornare a vivere comporta sacrifici troppo grossi e risultati
scadenti!
Ma perché c’è
questa convinzione, in base a che cosa la gente crede nel potere salvifico di
queste istituzioni?
Eppure non ci sono
numeri a conforto, né studi seri che dimostrino la bontà di questo
“trattamento”.
Anzi per quello che
ho osservato io, i numeri delle comunità sono fallimentari.
In alcuni studi,
spesso commissionati dalle stesse comunità, leggiamo cifre assolutamente
fantastiche. Con centinaia di casi trattati la maggior parte dei quali risolti.
Però in genere non
vi dicono quanti di quei casi siano costituiti dallo stesso soggetto che è
entrato ed uscito più volte. Non vi dicono quale è il criterio per dire che un
drogato non è più tale. Ad esempio a quanti anni di distanza dall’uscita dalla
comunità viene monitorato? Un anno, due, cinque?.
Sono segnalati
molti casi di recidiva anche a lungo termine, per cui se un tossico finisce il
trattamento e va via, sarà improprio segnarlo come “guarito” ed è improprio
segnare come guariti coloro che restano nelle comunità in qualità di operatori.
La guarigione dovrebbe significare che il soggetto disintossicato è stato
liberato dalla dipendenza e restituito ad una vita piena, non che la
dipendenza dalla droga viene sostituita con quella dalla comunità!
Inoltre sarebbe
necessario, per verificare la bontà dell’intervento comunità, un altro tipo di
studio che io ho fatto e che a parte
riporterò. Seppur piccolo studio, senza grandi pretese lo ritengo certamente
indicativo. Andrebbe approfondito, ma anche questo non si fa perché non c’è un
reale interesse a studiare e a capire il fenomeno.
La maggior parte
dei tossicodipendenti vanno incontro ad una remissione spontanea. Come se ad un
certo punto fossero stanchi della droga e alla prima occasione, sia carcere ,
allontanamento, malattia, infortunio serio,cambio di vita, comunità, smettono da
soli. Si anche comunità intesa non come rimedio curativo, ma come l’occasione
per fermarsi, staccare e superare l’astinenza, cosa non impossibile, manco
difficilissima ma nemmeno derubricabile a passeggiata! Io sostengo che i
soggetti che escono disintossicati dalla comunità, probabilmente ce l’avrebbero
fatta da soli, o con un aiuto diverso che gli avesse consentito di allontanarsi
dai luoghi abituali della droga.
Semplicemente era
venuto il loro momento.
Quindi la comunità
è assolutamente negativa? Non dico questo, anzi, in certi casi è l’unico
rimedio, ma dovrebbe essere una delle risposte possibili, magari da usare in
sinergia con le altre e non in alternativa: cioè con il metadone, il servizio
pubblico, il sostegno psicoterapeutico e tutto il resto.
LA REMISSIONE
SPONTANEA
Non sempre, non
nella totalità dei casi, ma in una percentuale molto elevata il
tossicodipendente arriva alla remissione spontanea.
Questo ovviamente
se non muore!! O se le sue condizioni fisiche e sociali siano talmente
deteriorate da rendere impossibile il reperimento di uno straccio di motivazione
per smettere.
Per questo motivo,
ritengo la politica di riduzione del danno quella più efficace. Aiutare il
"tossico" a non prendere malattie, a non andare in galera, non prostituirsi e non
fare terra bruciata intorno a se, lo accompagnerà, credo, più rapidamente alla
remissione della tossicodipendenza. comunque eviterà che il soggetto, malato,
senza rapporti sociali e affettivi, magari pregiudicato, possa vedere come
inutile lo smettere la droga. Se la sua condizione divine senza speranza, quale
motivazione potrà sorreggerlo all'uscita dalla droga?
Non c’è
controprova, ma se la droga fosse liberalizzata, o almeno legalizzata, la quasi
totalità dei problemi ad essa correlati sarebbero risolti. Senza dimenticare il
colpo severo che si infliggerebbe agli introiti delle varie mafie che
perderebbero molto del loro potere ( che discende dalla mole di denaro
disponibile per corrompere, armarsi, investire).
Del resto la
politica proibizionista che risultati ha prodotto? Ha arricchito le varie mafie,
il consumo di droga è sempre aumentato, la spesa sociale per il fenomeno è
levatissima ed i risultati scadenti.
Perché allora non
sperimentare politiche diverse, antiproibizioniste? Si diminuirebbero i costi
sociali, si colpirebbe la criminalità mafiosa, si concederebbe una vita
dignitosa anche a questi nostri concittadini che, per debolezza, per malattia,
per chissà quale motivo, costringiamo ad una vita di merda! Senza che questo nel
contempo porti benefico ad alcuno se non alle tasche dei soliti mafiosi e di
qualche santone di qualche comunità, che con la scusa di salvare i drogati si è
costruito un impero e gira in Mercedes e con i guardaspalle!
Questa mia teoria
della remissione al momento è, appunto, solo una teoria, ma vi faccio qualche
numero, che per quanto approssimativo da un quadro veritiero.
Si stima che i
Tossicodipendenti in Italia siano intorno ai 200 mila. I posti disponibili in
comunità sono 10 mila. I morti non superano un migliaio ( e negli ultimi anni
sono in calando!).
Mi chiedo e vi
chiedo che fine fanno gli altri 190 mila circa?
A meno che non
supponiamo che man mano muoiano tutti senza essere registrati come morti per
droga, l’unica risposta possibile è che come erano in clandestinità prima, nella
stessa clandestinità risolvono il loro problema.
Trovate il mio
ragionamento campato in aria? Vi rimando allo
studio che ho citato anche sopra.